Ficodindia - Opuntia ficus indica

Generalità

Il fico d’India appartiene alla famiglia delle Cactacee, al genere Opuntia ed alla specie ficus indica.

La pianta, alta 2-3 m, ha un tronco verde, costituito da cladodi, o pale, succulenti in grado di effettuare la fotosintesi. Le radici sono superficiali e robuste. Le foglie sono caduche, verdi, di piccole dimensioni ed emergono da delle areole spinescenti. I fiori sono gialli, a coppa, si sviluppano all’apice dei cladodi, lungo il loro bordo e compaiono a primavera inoltrata, a maggio-giugno. I frutti sono bacche turgide contenenti parecchi semi all’interno della polpa, l’epidermide ha una consistenza coriacea e presenta anch’essa delle piccole spine; la parte edule è rappresentata dalla polpa.

Pianta di Fico indiano

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Clima e terreno

Il fico d’India è originario dei climi tropicali e subtropicali, però attualmente è largamente coltivato nelle zone a clima temperato caldo, è una coltura resistente alla carenza d’acqua che predilige temperature superiori ai 6 °C per uno sviluppo ottimale, mentre temperature invernali sotto lo zero possono condurre a deperimenti delle piante. Le esposizioni migliori sono quelle in pieno sole ed in aree riparate dal vento; può essere coltivato fino ad un’altitudine di 750 m. Il fico d’India preferisce terreni sciolti o grossolani, profondi da 20 a 40 cm, subacidi o neutri e ben drenati, vegeta bene anche sui terreni vulcanici nella zona dell’Etna, però rifugge i suoli troppo compatti in quanto sensibile all’asfissia radicale. È una specie originaria del Messico, poi si è diffusa in sud America, nel bacino del Mediterraneo, nelle Canarie, negli habitat semidesertici asiatici ed australiani e in Madagascar; in Italia è coltivata maggiormente in Sicilia (90 % della superficie nazionale), Calabria, Puglia e Sardegna.

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Varietà

Le cultivar di fico d’India si distinguono tra loro in base al colore della polpa e della buccia, nel nostro Paese le più importanti sono: gialla (Sulfarina), bianca (Muscaredda) e rossa (Sanguigna). La varietà Sulfarina è la più diffusa per la maggiore capacità produttiva e la buona adattabilità a metodi di coltivazione intensiva; generalmente si tende ad integrare la coltivazione delle tre cultivar, in modo da fornire al mercato confezioni contenenti le tre varietà, in quanto più attraenti per la diversa colorazione. Un’altra cultivar è la cosiddetta apirena, dotata di pochi semi e di un frutto di dimensioni ridotte, per cui è poco diffusa.


Tecniche di coltivazione

Il fico d’India si moltiplica per talea, formata da un cladodio di due anni provvisto di 2-3 pale di un anno, la radicazione è rapida; l’impianto solitamente si effettua durante la stagione primaverile. Le forme di allevamento adottate sono il vaso ed il cespuglio, le distanze d’impianto sono di 5-7 X 4-5 m, altrimenti si ricorre a sesti dinamici di 2-3 X 4-5 m diradando la metà delle piante sulla fila al 5-6° anno per diminuire la competizione per l’elevata illuminazione che le piante richiedono. L’entrata in produzione avviene al 3-4° anno e l’impianto ha una durata di 30-35 anni. Nei primi tre anni lo scopo della potatura è favorire lo sviluppo della forma, mentre in fase di produzione vengono eliminati i cladodi in eccesso, malformati e che disturbano le operazioni colturali. Relativamente alla concimazione è importante intervenire con concimi fosfo-potassici durante l’inverno, il potassio agisce positivamente sulla qualità dei frutti. Il fico d’India è una specie aridoresistente, nel caso di produzioni nel mese di agosto non sono necessarie irrigazioni, mentre per la produzione autunnale dei bastardoni, in assenza di precipitazioni, si effettua qualche irrigazione.


Scozzolatura

È una pratica di potatura verde, eseguita a maggio-giugno, che consiste nella completa asportazione di cladodi e fiori emessi durante la stagione di crescita stessa. Dopo 15 giorni la pianta emette nuovamente pale e fiori che matureranno in ottobre-novembre; questi frutti, detti bastardoni, presentano una maggior pezzatura e caratteristiche organolettiche migliori rispetto a quelli di agosto. Ritardando l’epoca di scozzolatura è possibile avere un’epoca di raccolta più tardiva.

Nel caso della produzione di bastardoni generalmente gli impianti di fico d’India sono irrigui, il primo intervento viene eseguito un mese dopo la scozzolatura, mentre i turni seguenti vengono intervallati di un mese.


Ficodindia - Opuntia ficus indica: Raccolta e parassiti

La raccolta viene effettuata più volte ad inizio invaiatura, gli operatori devono essere dotati di guanti ed occhiali a causa delle piccole spine. I frutti possono essere frigoconservati per 2-3 mesi a 6 °C e ad un’umidità relativa del 90 %. Gli impianti irrigui destinati alla produzione di bastardoni possono raggiungere quantità intorno a 200-250 q/ha. I parassiti più pericolosi, tra gli insetti, sono la mosca della frutta e la tignola che depositano le loro uova nei frutti in fase di maturazione, specialmente a settembre-ottobre, perché fa molto caldo, rovinandoli completamente. Tra i parassiti vegetali si ricorda la ruggine scabbiosa, che provoca grossi danni ai cladodi.



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