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Il Ginkgo è coltivato nella nostra Penisola come probabilmente in tutto il resto del mondo solo a scopo ornamentale. Non è infatti chiaro se l’albero senza l’aiuto dell’uomo (in questo caso dei monaci cinesi) sarebbe riuscito a giungere fino a noi. Non sono note a tutt’oggi stazioni spontanee di Ginkgo riconosciute da tutti i botanici. La pianta è rustica, poco esigente in fatto di terreno, anche se prospera al meglio su suoli leggermene acidi, areati e ben drenati. Richiede pieno sole e riparo dai venti forti che la danneggiano. Quando è attecchita resiste molto bene all’aridità, è completamente rustica, sopporta le esposizioni marittime, e tollera l’inquinamento atmosferico.
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La propagazione del Gikgo boloba avviene per seme in un letto riparato e ombreggiato, all’aperto, subito dopo la raccolta oppure in primavera (ma i semi non devono aver perso troppa umidità). La percentuale di germinazione è buona e una volta che sia possibile maneggiarli i semenzali vanno ripicchettati in vasetti singoli che trascorreranno, al riparo e in ombra leggera in una serra fredda, tutta la loro prima stagione vegetativa e l’inverno seguente. In seguito possono essere messi a dimora in primavera, ma protetti comunque per il loro primo inverno all’aperto. In alternativa è possibile procedere con la riproduzione vegetativa tramite talea non legnosa in primavera, semilegnosa in luglio-agosto, legnosa a dicembre, il che permette di sapere in anticipo il sesso della pianta ma ha lo svantaggio che per tutto il primo anno la talea non cresce. E’ inoltre possibile innestare rami maschili su individui femminili per ottenere fruttificazione. Per le sue caratteristiche il Gikgo è uno di quegli alberi che si possono considerare dei must have in climi miti e aree ampie, perché non solo è una pianta di una bellezza incredibile tutto l’anno, soprattutto in autunno quando le foglie dorate contrastano con la corteccia scura, ma è anche unica al mondo per la forma particolare delle sue foglie che tremando con grazia al vento hanno ispirato poeti e artisti per millenni. Dato l’odore sgradevole dei suoi frutti è meglio piantare la pianta maschile (ma attenzione: i giovani ginkgo non fruttificano quindi non sempre è possibile sapere di che sesso è l’esemplare che si ha davanti finché la pianta non arriva a 30 anni circa e comincia a fiorire. In questi casi è forse meglio affidarsi a vivai di fiducia o a riproduzioni vegetative). L’albero più invecchia e più diventa bello, mentre da giovane può apparire un poco disordinato e asimmetrico, Ma anche se in effetti la pianta può essere potata alcuni segnalano che tende a risentirne molto, quindi è bene non rischiare. Può essere coltivato in contenitori di ampie dimensioni e associato a perenni come Alchemilla mollis, le cui fronde leggere creano una bellissima sintonia con le foglie di Ginkgo, e Heuchera in varietà.
Tra le numerosissime varietà di Ginkgo biloba segnaliamo “Autumn gold” clone maschile a chioma simmetrica arrotondata che raggiunge 15 metri al massimo, “Fastigiata”, “Variegata” a foglie striate di giallo, “Mariken” varietà nana a crescita così compatta da formare una sfera di foglie, ideale per contenitori, “Saratoga” habitus eretto e stretto arriva a 12 metri, “Troll” varietà compatta e cespugliosa, ideale per contenitori o piccoli spazi, “Tubifolia” varietà cespugliosa con foglie del legno maturo che assomigliano a trombette, “Tit”, “Compacta”, “Pixie”, “Horizontalis” con chioma appiattita a ombrello, più larga che alta, “Jade butterfly” forma nana.
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