Il Pino di Monterey viene coltivato in Italia solo a scopo ornamentale, tra 0 e 1200 metri sul livello del mare. Preferisce terreni leggeri o di medio impasto, ben drenati, di derivazione silicatica e profondi, in climi caldi, temperati. Non sopporta né il gelo intenso né l’eccessiva aridità quando è giovane, ideale quindi è un ambiente collinare e riparato dai venti forti, in siti umidi. Tollera molto bene esposizioni marittime e venti salmastri. Richiede il piano sole.
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Il Pino di Monterey si propaga per seme subito dopo la raccolta oppure nel tardo inverno, in vasetti individuali per non rischiare di danneggiare le giovani piante con il ripicchettamento. Una stratificazione fredda a 4°C per sei settimane aiuta la germinazione avvenuta la quale si attendono una o due stagioni prima di procedere all’impianto nella posizione definitiva. Trapianti successivi vanno possibilmente evitati, soprattutto a pini più alti di 90 cm. In alternativa si può cercare di procedere per propagazione vegetativa, anche se considerata la velocità di crescita del Pino di Monterey paragonata alla relativa lentezza di sviluppo degli individui propagati per talea, la fatica potrebbe non valere il risultato. Per le sue caratteristiche il Pinus radiata è ideale in giardini medio grandi, dove sia importante una crescita veloce degli alberi. Ideale accanto ad altre conifere che contrastino con esso per colore, habitus e tessitura. Molto bello in giardini invernali, sullo sfondo di tappeti di erica, accanto a latifoglie da ramo o con cortecce interessanti, come Cornus e betulle. Può essere usato nei rimboschimenti anche in zone costiere, ma in questo senso è bene impiegarlo con criterio pena risultati insoddisfacenti (infatti in questo senso si è stabilito con successo solo in sardegna, dove il clima gli è più congeniale che in altre zone marittime italiane). Come per altri pini anche nel caso del Pino di Monterey la pioggia dilava dagli aghi sostanze che inibiscono la germinazione dei semi, quindi far crescere altre piante, soprattutto un prato, sotto la sua chioma non è immediato. Meglio ripiegare su piante acidofile e ombrofile come ortensie, azalee, hosta.
Tra parassiti del Pino di Monterey ricordiamo Sirex noctilio, una vespa appartenente ai Siricidae che vive in simbiosi con il fungo Amylostereum areolatum, alcuni afidi e insetti minatori tra cui xilofagi appartenenti alla famiglia dei curculionidi. Tra le malattie segnaliamo vari tipi di ruggine, attacchi radicali a opera di Armillaria e Heterobasidion, e attacchi fogliari ad opera di Scirrhia pini.
Il legno del Pino di Monterey viene largamente utilizzato in quanto rapidamente disponibile e di buona qualità, sia per la produzione di polpa per l’industria cartiera che per fabbricare truciolati.
Tra le varietà di Pino di Monterey disponibili sul mercato segnaliamo “Aurea” ad aghi dalla brillante sfumatura gialla, adatta a siti un po’ scuri, che hanno bisogno di maggiore luminosità, vicino a tassi e cipressi, “Marshwood” con i nuovi aghi color bianco crema che scuriscono nel corso della stagione, e “Bodnant”e “Isca”.
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