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I frutti sono dei pomi di forma ovale, ottenuti dall’ingrossamento del ricettacolo, aventi il diametro di 1 cm, riuniti in gruppi di 2-3, di colore verde che a maturazione (verso la fine dell’autunno) vira al rosso scuro; il frutto internamente contiene soltanto un seme. I pomi del biancospino costituiscono un importante fonte alimentare per gli uccelli che diffondono i semi nell’ambiente tramite i loro escrementi. I frutti sono commestibili, però, più che per il consumo fresco, vengono impiegati per la preparazione di confetture, gelatine, sciroppi e succhi.
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Il biancospino preferisce i climi temperati, però si adatta anche a quelli caldi e freddi in quanto sopporta le alte temperature estive e gli inverni rigidi. Le esposizioni migliori sono gli ambienti completamente soleggiati, però vegeta bene anche nelle aree parzialmente ombreggiate. In fatto di terreno è una specie adattabile, infatti si adatta ai suoli sassosi, poveri ed argillosi ben drenati, però predilige i terreni sciolti, calcarei e profondi, mentre non gradisce quelli troppo compatti, soggetti ai ristagni idrici. Questa specie è originaria dell’Europa, dell’Africa settentrionale e dell’Asia occidentale, attualmente è diffusa anche nel nord America; nel nostro Paese si sviluppa allo stato spontaneo nelle zone boschive e cespugliose fino a 1400-1500 m di altitudine.
Le cultivar di biancospino sono ottenute principalmente mediante l’incrocio tra la specie comune e quella selvatica, si distinguono tra loro soprattutto in base al colore dei fiori; la varietà più importante è Paul’s Scarlet, caratterizzata da fiori doppi aventi un colore rosa scuro. Il biancospino si moltiplica per seme e per talea, la semina è poco praticata a causa dello sviluppo molto lento della pianta. La propagazione per talea consiste nel prelevare delle piccole porzioni di rametti in primavera, successivamente si mettono a radicare in un substrato costituito da sabbia e torba in parti uguali. Una volta avvenuta la radicazione le piantine sono pronte ad essere trapiantate in autunno o nella primavera seguente.
Il biancospino viene coltivato per la formazione di siepi, per il consolidamento di versanti aridi e sassosi, a scopo ornamentale nei giardini come arbusto isolato ed anche per la formazione di alberature stradali in quanto sopporta bene l’inquinamento atmosferico. La potatura è molto energica se si vuole costituire una siepe particolarmente densa, nel caso delle alberature stradali va mantenuto un solo tronco in modo da assumere il portamento di un albero. La concimazione si esegue durante all’impianto apportando del letame maturo, negli anni seguenti, qualora fosse necessario, si distribuisce del concime complesso a lenta cessione alla ripresa vegetativa. Nei primi anni successivi all’impianto è meglio ricorrere all’irrigazione durante l’estate, avendo cura di lasciare asciugare il terreno tra un intervento e l’altro; una volta che la pianta è adulta si interviene nel caso si verificassero condizioni di siccità prolungata. Il biancospino è una pianta poco soggetta ad attacchi di parassiti, tra i funghi si ricordano l’oidio, la ruggine, che colpiscono le foglie, ed i marciumi radicali, che si instaurano in condizioni di asfissia radicale.
Il biancospino è dotato di parecchie proprietà terapeutiche, le parti di pianta utilizzate sono i fiori, le foglie, i frutti e la corteccia. I fiori svolgono un’azione antispasmodica, cardiotonica, ipotensiva e sedativa del sistema nervoso simpatico. Le foglie e i frutti contrastano la diarrea, lo scorbuto e sono astringenti, mentre la corteccia si impiega per curare la febbre. Inoltre possiede proprietà calmanti che contribuiscono a contrastare l’angoscia, l’insonnia e le vertigini. Il legno del biancospino è particolarmente duro e pesante, viene utilizzato come legna da ardere.
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