Cerro

Generalità

Il Cerro (Quercus cerris) è un grande albero che può arrivare a 35 m di altezza con un diemetro del tronco che di conseguenza supera il metro. Non è longevo come altre querce (Rovere e Farnia per esempio). Il tronco è dritto e slanciato da cui partono branche robuste, le più basse sono a andamento orizzontale e corte, poi diventano sempre più ascendenti e sinuose. La chioma dapprima è ovale, poi diventa globosa e mediamente densa. La corteccia inizialmente è grigia e liscia, poi nel giro di un decennio inizia a formarsi un ritidoma con scanalature verticali via via sempre più profonde, interrotte da solchi trasversali e stretti, da cui risulta uno strato suberoso, rugoso e spesso, di colore grigio scuro, con la zona di crescita color salmone ben evidente durante la stagione vegetativa a differenza di tutte le altre querce. I rami giovani sono grigio scuri, quelli dell’anno color ruggine e tormentosi. Le gemme sono piccole, pubescenti. Le foglie sono di forme variabili, di solito a profilo oblungo obovato e arrotondate alla base. Possono essere profondamente lobate fin quasi a toccare la nervatura centrale con 4-7 seni per lato, oppure presentare sulla stessa pianta lobi poco profondi con una lamina ineguale e appuntita terminante con un mucrone. Di solito le loro dimensioni si aggirano sui 6-11 cm per 4-6 cm di larghezza. Inizialmente sono tormentose e biancastre, poi diventano coriacee e scabre sopra, restando pubescenti sotto. I fiori compaiono tra aprile e maggio, quelli maschili sono riuniti in amenti pauciflori lunghi 5-8 cm e hanno 4 stami. Quelli femminili hanno 4 stili e sono riuniti in spighe di 2-5 elementi tormentosi. I frutti ci mettono due cicli per maturare, quindi dopo l’impollinazione passano circa 18 mesi per arrivare alla maturazione della ghianda che infine si dissemina, nell’ottobre del suo secondo autunno di vita per essere precisi. Le ghiande sono portate quindi dai rami dell’anno precedente e sono allungate, di 3-4 cm, con apice troncato e mucronato, color bruno rossastre glabre tranne che all’apice dove sono tormentose. La cupola le copre fino alla metà. Non avendo un buon sapore dato l’elevato contenuto di tannini le animali non se ne cibano volentieri. L’apparato radicale è molto sviluppato e permette al Cerro di affrontare bene la siccità, il fittone è molto profondo fin da subito e resta attivo per tutta la vita della pianta.
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Clima e terreno

ghiande cerro In Italia il Cerro è presente in quasi tutta la penisola da 0 a 1400 m sul livello del mare. Per essere precisi è sporadico nella Pianura Padana, dove forse è stato introdotto dall’uomo, naturale nel Friuli orientale e sul Carso, molto abbondante sulla dorsale appenninica, soprattutto dalla Maremma in giù e manca dalla Sardegna. E’ specie più xerofila (cioè resistente alla siccità). Vegeta su terreni argillosi e compatti, anche calcarei, ma l’optimum è un tyerreno di origine vulcanica, a PH sub acido, profondo e fresco. E’ una specie eliofila anche se non come la Roverella, gradisce un’ombra non eccessiva nelle fasi iniziali di accrescimento.

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Impianto e tecniche di coltivazione

La propagazione avviene di solito per seme su un terreno preparato allo scopo. La germinazione è immediata. Se si trapianta bisogna tagliare il fittone e non addossare troppo le piante tra loro (non si dovrebbero superare le 2.000 piante per ettaro). L’accrescimento è veloce e il governo eventuale può essere a fustaia o ceduo senza problemi. Data la bellezza e maestosità della pianta la si ritrova spesso come elemento isolato di spicco in parchi e grandi giardini.


Parassiti e malattie

Viene attaccata da Tortrix viridana, Malacosoma neustriae e Lymantria dispar con defogliazione in caso di infestazioni massicce, Thaumetopoea processionaea che riduce la produzione di ghiande, Cerambix cerdo che si nutre dela linfa e allo stadio larvale scava gallerie nel fusto. Tra le virosi segnaliamo quella del mosaico che chiazza le foglie. Tra i funghi l’oidio attacca soprattutto le piante capitozzate e i polloni giovani nei cedui.


Caratteristiche del legno

Il legno del Cerro è molto duro e pesante, ma non contiene tannini quindi non è durevole se esposto alle intemperie, o soprattutto all'acqua, come quello di altre querce dal legname pregiato. La lavorazione non è facile e tende a spaccarsi lungo le fibre. Comunque lo si può utilizzare per mobili da interno, e quando il legno viene da alberi di boschi ben strutturati dal sud della penisola, specialmente su suoli vulcanici, tende ad avere una qualità superiore. Un tempo lo si usava per traversine ferroviarie, per produrre le doghe delle botti e raggi di ruote. Oggi si usa come combustibile (tra le querce è il migliore in questo senso) e per la produzione di carbone.


Cerro: Varietà

Ne sono state descritte quattro varietà

“Tournefortii” detta anche “Ciliata” con foglie pinnatifide giallo-verdi tomentose nella pagina inferiore, spesso con due seni ampi e profondi fino alla nervatura centrale nella parte centrale della lamina. La si trova in Sicilia.

“Pseudocerris” polimorfa a foglie profondamente incise e lobi interi o leggermente sublobati. Non è spontanea in Italia.

“Austriaca” molto diffusa, con foglie a profilo ovato e margine dentato con lobi ridotti o assenti.

“Haliphloeos”con foglie molto grandi, fino a 14 cm e molto larghe nella parte apicale.

Si può ibridare con Quercus suber, Quercus libani e Quercus wislizenii.



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