In Italia il Cerro è presente in quasi tutta la penisola da 0 a 1400 m sul livello del mare. Per essere precisi è sporadico nella Pianura Padana, dove forse è stato introdotto dall’uomo, naturale nel Friuli orientale e sul Carso, molto abbondante sulla dorsale appenninica, soprattutto dalla Maremma in giù e manca dalla Sardegna. E’ specie più xerofila (cioè resistente alla siccità). Vegeta su terreni argillosi e compatti, anche calcarei, ma l’optimum è un tyerreno di origine vulcanica, a PH sub acido, profondo e fresco. E’ una specie eliofila anche se non come la Roverella, gradisce un’ombra non eccessiva nelle fasi iniziali di accrescimento.
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La propagazione avviene di solito per seme su un terreno preparato allo scopo. La germinazione è immediata. Se si trapianta bisogna tagliare il fittone e non addossare troppo le piante tra loro (non si dovrebbero superare le 2.000 piante per ettaro). L’accrescimento è veloce e il governo eventuale può essere a fustaia o ceduo senza problemi. Data la bellezza e maestosità della pianta la si ritrova spesso come elemento isolato di spicco in parchi e grandi giardini.
Viene attaccata da Tortrix viridana, Malacosoma neustriae e Lymantria dispar con defogliazione in caso di infestazioni massicce, Thaumetopoea processionaea che riduce la produzione di ghiande, Cerambix cerdo che si nutre dela linfa e allo stadio larvale scava gallerie nel fusto. Tra le virosi segnaliamo quella del mosaico che chiazza le foglie. Tra i funghi l’oidio attacca soprattutto le piante capitozzate e i polloni giovani nei cedui.
Il legno del Cerro è molto duro e pesante, ma non contiene tannini quindi non è durevole se esposto alle intemperie, o soprattutto all'acqua, come quello di altre querce dal legname pregiato. La lavorazione non è facile e tende a spaccarsi lungo le fibre. Comunque lo si può utilizzare per mobili da interno, e quando il legno viene da alberi di boschi ben strutturati dal sud della penisola, specialmente su suoli vulcanici, tende ad avere una qualità superiore. Un tempo lo si usava per traversine ferroviarie, per produrre le doghe delle botti e raggi di ruote. Oggi si usa come combustibile (tra le querce è il migliore in questo senso) e per la produzione di carbone.
Ne sono state descritte quattro varietà
“Tournefortii” detta anche “Ciliata” con foglie pinnatifide giallo-verdi tomentose nella pagina inferiore, spesso con due seni ampi e profondi fino alla nervatura centrale nella parte centrale della lamina. La si trova in Sicilia.“Pseudocerris” polimorfa a foglie profondamente incise e lobi interi o leggermente sublobati. Non è spontanea in Italia.“Austriaca” molto diffusa, con foglie a profilo ovato e margine dentato con lobi ridotti o assenti.“Haliphloeos”con foglie molto grandi, fino a 14 cm e molto larghe nella parte apicale.Si può ibridare con Quercus suber, Quercus libani e Quercus wislizenii.
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