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Il Ciavardello è presente da 0 a 1000 m sul livello del mare (più frequentemente però lo si ritrova a partire dai 300 metri di quota fino agli 800, mentre a altitudini maggiori viene sostituito da altri sorbi) in tutta Italia tranne la Valle d’Aosta, in boschi decidui di Rovere e Carpino bianco e in boschi di transizione con la foresta mediterranea sempreverde. Vegeta bene su terreni acidi o sub-acidi, profondi e argillosi, e in esposizione soleggiate. Si adatta anche a terreni calcarei e sassosi, ma non sopporta l’ombra. In mancanza di luce mantiene un portamento arbustivo. E’ considerata specie pioniera per aree degradate e vive bene anche su rupi o pendici detritiche. E’ una pianta termofila che necessita di estati calde, sopporta bene il freddo.
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Attualmente il Ciavardello è utilizzato soprattutto a scopo ornamentale, data l’estrema bellezza della pianta durante la fioritura primaverile e i colori accesi che assume il fogliame in autunno. La propagazione può avvenire per seme o con trapianti di 2-3 anni al massimo, dato l’apparato radicale fittonante che se tagliato per spostare la pianta causerebbe un rallentamento della veloce crescita giovanile. Se viene coltivato a scopo commerciale la turnazione prevista è di 40-50 anni circa. In giardini di medie dimensioni può essere coltivato in piccoli gruppi, tenendo conto che probabilmente la limitazione di spazio ne mantiene più contenute le dimensioni. Come esemplare isolato è pianta di grande effetto in tutte le stagioni, compreso l’inverno per buona parte del quale le bacche si mantengono sull’albero in assenza di uccelli che ne facciano scorpacciate. E’ adatto a formare siepi informali, soprattutto in giardini biologici affiancato da biancospino, nocciolo, carpino nero o azzeruolo. Non necessita di potature.
Il ciavardello in alcune zone d’Italia presenta una malattia fogliare con pustole circolari color arancio che rendono rugosa la foglia al tatto, e in caso di infestazione massiccia la pianta appare punteggiata di giallo in contrasto sul verde luminoso delle foglie. La malattia è causata da funghi basidiomiceti del genere Gymnosporangium che provocano la ruggine fogliare e in casi più gravi, defogliazione. Nel caso specifico del Ciavardello l’aspetto positivo della malattia è che questi funghi non prosperano in presenza di inquinamento atmosferico, fungendo quindi come bio-indicatori per la purezza dell’aria. Altre malattie da segnalare sono le solite che colpiscono le Rosaceae: cancri, carie del legno, oidio, ticchiolatura, mal del piombo.
Il legno del Ciavardello è molto omogeneo e compatto, paragonabile a quello del Noce. Veniva usato in ebanisteria e falegnameria fine per la produzione tra le altre cose di viti, denti di ruote, righe (dato che ha caratteristiche di indeformabilità), utensili vari. Oggi si usa per torniture e intagli, e per produrre strumenti musicali (flauti). E’ difficile da essiccare, e all’aria aperta non si stagiona correttamente diventando troppo duro. Non è facile da incollare,ma si lucida con facilità.
In natura il Ciavardello si ibridizza con Sorbus aria producendo il Sorbus latifolia e il Sorbus bristoliensis.
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