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In Italia è presente in tutta la penisola con l’eccezione di Puglia, Sicilia. In Campania e Calabria è presente la sottospecie brutia. Anche se adesso la Farnia è stata soppiantata dalle coltivazioni agricole, e i querceti si sono notevolmente ridotti, questa quercia sarebbe il componente principale delle grandi foreste planiziali (la “Silva lupanica” degli antichi romani). Il clima ideale prevede estati caldi ma non secche e inverni rigidi, una buona disponibilità di acqua durante tutto l’arco dell’anno (pena il disseccamento di ramificazioni e formazione di rami epicormici da tronco e branche principali), e un’esposizione molto luminosa tranne che nei primissimi anni di sviluppo. Predilige terreni profondi con falda superficiale, freschi e ricchi in humus, né troppo acidi né troppo alcalini. D’inverno quando è in riposo vegetativo può rimanere anche 2-3 mesi con le radici sommerse senza problemi.
Laddove sia possibile servirsene, la semina è da preferirsi poiché il fittone della pianta giovane è abbastanza lungo. La ghianda germina subito, quindi va seminata a 4-5 cm di profondità su terreno ben lavorato in profondità appena raggiunge la maturazione (settembre-ottobre). I semenzali vengono messi a dimora a 1 o 2 anni di età. I trapianti invece non attecchiscono bene se sono già molto sviluppati. La coltivazione a scopo commerciale prevede un turno di 80-100 anni, dato l’accrescimento lento della pianta. Potature di allevamento vengono effettuate solo per ottenere tronchi più utili dal punto di vista commerciale, altrimenti la pianta va lasciata indisturbata.
Tra i parassiti delle querce in generale e quindi anche della Farnia ricordiamo vari lepidotteri tra cui Lymantria dispar e Thaumetopoea processionaea che provocano gravi defoliazioni e possono essere contrastata con la lotta biologica tramite specie antagoniste o predatori (cince). Ricordiamo inoltre Cerambix cerdo che scava gallerie nel legno, il virus del mosaico fogliare, l’oidio causato dall’ascomicete Microsphaera alphitoides e varie altre patologie fungine. Anche la Farnia è vittima della “sindrome da deperimento delle querce” disturbo diffuso ormai in tutto il mondo e ancora non ben compreso, che si manifesta con ingiallimento della chioma, microfillia, rami epicormici, calo delle micorrize vitali alle radici, essudazioni dalle fessure della corteccia.
Il legno della Farnia è molto pregiato, dio lunga durata, di facile lavorazione. Viene usato per costruire mobili, travature, botti, nei cantieri navali, per pavimenti. E’ anche un ottimo combustibile che produce carbone di qualità.
Tra le varietà di Farnia ricordiamo Q. robur “fastigiata” che ha portamento colonnare, la più diffusa nei giardini e nei parchi, e gli ibridi, naturali e non, di Farnia con Rovere, Roverella, Leccio e con Quercus pontica e Quercus prinus.
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