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Il Maggiociondolo alpino è presente in tutte le regioni tranne Puglia, Sicilia e Sardegna. In Lazio la sua presenza è incerta. E’ una pianta rara sugli Appennini, che vegeta su qualunque substrato da 500 a 1800-2000 m sul livello del mare. Resiste a temperature più basse del comune Maggiociondolo, predilige boschi freschi e umidi della zona montana, e si accompagna sovente al Faggio. E’ una specie eliofila, che però in climi molto caldi è bene esporre in mezzombra. La media annua di precipitazioni richieste dalla pianta non deve essere inferiore a 800/900 mm.
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Il Maggiociondolo alpino è una pianta frugale, che vegeta con successo anche lungo canaloni percorsi da valanghe. In questo è aiutato dalla sua forte capacità pollonifera, e di conseguenza viene utilizzato per rinsaldare scarpate e pendici franose. La sua presenza arricchisce d’azoto i terreni poveri. Predilige i terreni umidi e freschi, se possibile leggermente calcarei, ma si adatta moltissimo in questo senso. La propagazione avviene per seme in primavera o autunno, le cultivar o gli ibridi invece vengono propagati per talea o innesto (l’innesto viene effettuato nel tardo inverno). Viene a sua volta utilizzato come portainnesto per altre specie di Leguminose. La messa a dimora avviene con semenzali o trapianti indifferentemente, dato che l’apparato radicale non è fittonante. La coltivazione è di norma molto facile. Non è necessaria nemmeno la potatura, salvo in presenza di rami danneggiati o incrociati e quindi antiestetici. I fioristi lo allevano in serra per forzarlo a fiorire alla fine dell’inverno. In giardini di medie o piccole dimensioni risalta bene su uno sfondo scuro e sempreverde di conifere, fatto crescere a ridosso di una parete, oppure usato come tutore vivo per un glicine che fiorisca nello stesso periodo. Può essere allevato ad arco per creare pergolati o viali coperti, oppure in contenitore, soprattutto nella varietà “Pendula” di dimensioni più contenute.
Tra le malattie del Maggiociondolo, che resta una pianta comunque molto resistente, segnaliamo la virosi del mosaico, con le foglie che presentano macchie clorotiche, seguite dalla comparsa di bande giallastre sulle nervature, e la muffa bianca. Alcuni esemplari vengono colpiti da marciume radicale soprattutto in terreni troppo umidi. Nonostante sia una pianta velenosa può essere attaccata dai parassiti tra cui gli afidi, e ci sono larve di lepidotteri, tra cui la Phalera bucephala, che possono cibarsi delle sue foglie.
Il legno, che ha un odore di legume molto spiccato, è duro, resistente. Viene usato per creare palizzate in montagna, o per lavori al tornio o in ebanisteria, e per l’intarsio. Il legno delle piante vecchie è il più pregiato e viene detto “falso ebano” a causa del colore scuro e delle sue caratteristiche.
Segnaliamo Laburnum alpinum “Pendulum” a portamento piangente, alto solo 2 m e largo altrettanto, adatto a piccoli giardini, e il popolare Laburnum anagyroides vossii, l’ibrido tra il Maggiociondolo alpino e il Maggiociondolo, che ha i racemi lunghi quanto quelli di L. alpinum ma con la densità di fiori del L. anagyroides, molto ornamentali.
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