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Il maggiociondolo è diffuso in tutta Italia isole escluse, con l’unica eccezione della Val d’Aosta nella quale la sua presenza è incerta. In Veneto viene considerato specie protetta. E’ presente nei boschi di latifoglie, specialmente a roverella, rovere, farnia e cerro, fino a 800 m sul livello del mare. Predilige ambienti umidi e temperati e esposizioni soleggiate, essendo specie eliofila, ma laddove il clima risulti molto caldo è bene coltivarlo in mezzombra. Vegeta bene sui terreni calcarei.
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La moltiplicazione del Maggiociondolo avviene per semina in campo aperto sia in autunno che in primavera. Le varietà invece si ottengono per innesto o per talea. E’ inoltre possibile innestare il Cytisus purpureus sul Maggiociondolo come fece Adam a Vitry nel 1825, per ottenere un ibrido chiamato Laburnocystus adami, che presenta sullo stesso esemplare fiori sia gialli, che porpora, che gialli soffusi di color porpora. L’uso del Maggiociondolo come portainnesto per altre Leguminose è largamente diffuso.
Il Maggiociondolo è particolarmente adatto ai giardini informali. Essendo una pianta che fiorisce anche giovanissima, si presta molto bene alla coltivazione in vaso e alla forzatura in serra, per ottenere piante da interno che già alla fine dell’inverno presentano i racemi fioriti. In giardini privati di piccole e medie dimensioni si può ottenere un effetto spettacolare facendo arrampicare sulla pianta un Glicine di varietà compatibile, sia per vigore di crescita che per l’epoca di fioritura che deve essere contemporanea a quella del Maggiociondolo. La pianta non richiede potature né particolari attenzioni colturali.
E’ una pianta piuttosto resistente, ma può venire attaccato dalla ruggine a opera del fungo Uromyces geniste-tinctorie, con conseguente comparsa sulla pagina inferiore delle foglie di pustole e successiva defogliazione. Alla comparsa dei primi sintomi si interviene con prodotti contenente derivati triazolici (esaconazolo, propiconazole, ecc.) e si ripete il trattamento due settimane dopo, per un massimo di 3-4 interventi in totale. Può presentare anche la necrosi fogliare a opera di varie specie di Cercospora. Tra i parassiti ricordiamo poi l’afide nero, la cocciniglia e la Leucoptera laburnella, ovvero il lepidottero minatore.
Il legno del Maggiociondolo è resistente, duro, pesante e somiglia all’ebano (ragion per cui la pianta viene soprannominata falso-ebano). Ottimo per lavori al tornio e come combustibile, un tempo veniva usato nella costruzione degli archi.
A parte le sottospecie alschingeri e anagyroides anagyroides presenti in Italia, esistono numerose varietà e ibridi di Maggiociondolo, tra cui:
Laburnum anagyroides Aureum a fogliame doratoLaburnum anagyroides Autumnalis che fiorisce una seconda volta in autunnoLaburnum anagyroides Pendulum ad habitus piangente, molto graziosa, con accrescimento lentoLaburnum anagyroides Pyramidalis con chioma piramidale eretta, ordinataE infine l’ibrido molto popolare tra il Maggiociondolo e il Maggiociondolo alpino, Laburnum anagyroides vossii, con racemi molto lunghi (come nel Maggiociondolo alpino) e molto densi (come nel Maggiociondolo), davvero spettacolari.
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