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L’Olmo montano in Italia è presente su tutto il territorio con le uniche eccezioni di Basilicata e Sardegna, da 0 a 1200-1600 m sul livello del mare. E’ una specie eliofila che comunque non soffre troppo nella mezzombra, che predilige terreni non troppo compatti, fertili e areati, e a reazione neutra oppure sub-alcalina. Non è socievole e quindi lo si trova isolato o al massimo a piccoli gruppi, spesso accompagnato dal Tiglio nostrano. Il suo habitat in natura è rappresentato da boschi misti di latifoglie, forre, a volte in boschi planiziali, in pianure anticamente originate da depositi fluviali.
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L’olmo montano viene riprodotto per seme subito dopo la raccolta, in primavera. Si possono anche raccogliere i semi ancora verdi, quando sono già maturi ma ancora non si sono ancora seccati sulla pianta. Il primo inverno dei semenzali va trascorso in serra e si può procede all’impianto subito dopo l’ultima gelata, nella tarda primavere o a inizio estate. Non si aspettano più di due anni prima di mettere a dimora la pianta, dato lo sviluppo veloce della stessa e il tipo di apparato radicale. La cultivar “Camperdownii” viene propagata per innesto sulla specie tipica. L’olmo montano non produce spontaneamente polloni radicali come l’olmo campestre. L’olmo montano è un albero grande e maestoso, di aspetto nobile, ideale come esemplare isolato in spazi molto ampi, come focal point in giardini o parchi. Richiede un’area circostante che non ne limiti in alcun modo l’espandersi.
Come altri olmi, anche l’Olmo montano è soggetto alla grafiosi, malattia che provoca il disseccamento improvviso dell’albero con i rametti piegati a uncino, causata da un fungo portato sulla piata da insetti del genere Scolytus che scavano gallerie all’interno dei rami e portano il fungo a contatto con i vasi linfatici. Qui il fungo causa tracheomicosi, arrivando poi alle radici dove si può trasmettere anche a piante vicine a causa delle anastomosi radicali. Dato però che l’Olmo montano non produce anastomosi risulta essere più resistente alla malattia che nel suo caso parte sempre dai rami apicali e scende verso il basso, contrastata dall’albero che se non guarisce riesce comunque a sopravvivere per anni dopo essersi ammalato.
Il legno di Olmo montano, per ragioni cromatiche, è meno pregiato di quello di Olmo campestre, ma gli utilizzi sono gli stessi (produzione di mobili, parquet, oggetti in ebanisteria o destinati a forti sollecitazioni, rivestimenti di un certo pregio e parti sommerse di navi) dato che è comunque un legno elastico, pesante e compatto, oltre che resistente e quasi impossibile da rompere.
Tra le cultivar di Olmo montano segnaliamo:
“Lutescens” alto 10-15 m e largo 12-20, a chioma ampia e foglie dorate tanto più appariscenti quanto più l’albero è esposto in pieno sole, molto appariscente, ideale per dare luce e colore, bellissimo come sfondo per mixed borders o isolato. Resistente all’inquinamento. Un vero e proprio must have tra gli alberi.“Camperdownii” non si riproduce per seme, e in realtà non è nemmeno un vero Olmo montano dato che l’Olmo montano è solo il suo portainnesto. Infatti l’origine di questa cultivar si deve a una mutazione scoperta casualmente in Scozia e innestata su un Ulmus glabra, dalla quale provengono tutti gli Olmi Camperdown del mondo. Un Olmo Camperdown ha una chioma piangente molto caratteristica, piatta, coi rami contorti, ed è bello e affascinante in qualunque stagione compreso l’inverno, durante il quale si può ammirare il disegno complessivo delle sue ramificazioni senza l’ostacolo delle foglie. Bellissimo.“Horizontalis” con branche orizzontali e rametti piangenti. Spesso più bello in inverno che durante la stagione vegetativa, conta comunque un certo numero di estimatori, soprattutto quando la pianta raggiunge una certa età.
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