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Si è naturalizzata in Campania, Basilicata e in tutto il Nord Italia. Soffre i climi troppo aridi e caldi, preferendo estati fresche e inverni piovosi. Tollera bene temperature fino a -25°C. Preferisce suoli drenati, profondi e fertili. Non prospera altrettanto su quelli più calcarei dando problemi di clorosi, differenziandosi quindi dalle altre querce che invece richiedono una reazione leggermente alcalina dal terreno di impianto. Il terreno ideale deriva da rocce acide come i graniti. Non ama la vicinanza di altre piante e preferisce potersi espandere liberamente. Non tollera l’ombra come altre querce.
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La propagazione avviene per seme. La messa a dimora avviene a novembre su terreno ben lavorato, con un buon drenaggio ma ancora sufficiente umidità. La buca d’impianto sarà profonda 160 cm e larga altrettanto, con 10 cm di ciottoli sul fondo e una miscela di riempimento data da terra di scavo, terriccio universale o di foglie e sabbia (per il 20%). Il tutore va eliminato dopo tre o quattro anni. La concimazione serve solo in caso di terreni molto poveri e per le piante giovani, e va effettuata in primavera (prodotto a lenta cessione) e autunno (letame maturo o compost).
Date le sue caratteristiche di veloce accrescimento e rusticità viene usata in parchi, giardini, alberature. Ideale come grande esemplare isolato. Potature di formazione a anni alterni si rendono necessarie per quelle piante che non possono beneficiare di un’esposizione in pieno sole e che quindi tendono a piegarsi verso la luce diventando asimmetriche. Viene usata anche in selvicoltura dove si sfruttano la velocità dell’accrescimento e la sua resistenza nei confronti dell’Oidio.
Come altre querce è soggetta a marciumi radicali, carie del legno e attacchi di afidi, cerambicidi o processionarie. Una posizione ventilata ne favorisce la salute. Segnaliamo inoltre che anche Q. rubra è soggetta alla sindrome da deperimento della quercia (“Oak Decline” o “Oak Puzzle Disease”) ormai presente in tutta Italia, ma ancora non del tutto compresa. Si manifesta con rarefazioni della chioma, avvizzimento fogliare, disseccamento dei rami, mucillagine che cola dal fusto e soprattutto con la forte diminuzione delle micorrize vitali a livello radicale. I fattori scatenanti la sindrome sembrano essere inquinamento, siccità, sbalzi termici, infestazioni di insetti defogliatori, danni a seguito di forti venti, alterazioni dell’apparato radicale, insufficienti riserve di amido nella pianta e forse anche l’età. Tra i fattori contribuenti ricordiamo invece i patogeni fungini, in particolare Diplodia mutila, Fusarium eumartii e i basidiomiceti del genere Armillaria. Per contrastare questa sindrome è bene considerare i fattori ambientali predisponenti, evitando alla pianta insufficiente drenaggio, stress idrici, suoli tropo poveri e ambienti troppo inquinati, oltre a spazi limitati per lo sviluppo della chioma.
Il legno non è pregiato come quello delle querce europee, però è durevole e facile da lavorare. Viene utilizzato per pavimenti, serramenti, paleria e come combustibile.
Esiste un ibrido ornamentale di Q. rubra x Q. phellos, di medio-grandi dimensioni, molto aggraziato e con rami flessuosi, resistente alle basse temperature e con foglie persistenti fino a gennaio-febbraio di forma molto variabile, che in autunno sono o rosse come in Q.rubra o gialle come in Q. phellos.
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