L’innesto a marza è una tecnica colturale che vede la pianta ospitante (chiamata tecnicamente “portainnesto”) subire uno spacco deciso e trasversale, cioè netto, o su un grosso ramo o addirittura sul tronco, quasi come la si volesse recidere; ovviamente, sia nel caso del ramo che del tronco, il taglio non deve essere effettuato alla base ma ad un metro d’altezza o più per il tronco, e ad almeno 30 centimetri dall’attaccatura al tronco per il grosso ramo. Dopo aver fatto ciò si pratica un altro spacco nel portainnesto, come una ferita diametrale; in questa andranno posizionate una o più marze (essenzialmente a seconda delle dimensioni del ramo/tronco e delle marze stesse), ovvero dei rami da innestare tagliati a coltello, sagomandoli sapientemente con dei coltelli o delle seghe. E’ chiaramente questa la parte del lavoro più difficile, quella della sagomatura dell’innesto, perché si devono sia raggiungere le dimensioni e proporzioni giuste per entrare nel portainnesto e sia si deve stare attenti a non farsi male, ed è qui che quindi occorre tecnica ed esperienza. Dopo aver posizionato le marze esse vanno fissate con del nastro stretto a chiudere lo spacco del ramo/tronco, unendo anche della pasta per innesti.
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Una parte molto importante della procedura dell’innesto a marza e che risulta fondamentale per la buona riuscita del tutto è la legatura finale: stringere con dei nastri o con delle corde la spaccatura del portainnesto intorno agli innesti (marze) è un modo per aiutare le due parti ad entrare in intimo contatto, ad unirsi per poi diventare una sola pianta come dovrà succedere; il contatto stretto e protetto è necessario anche per evitare che agenti patogeni esterni possano attaccare la pianta direttamente all’interno, dato che con le spaccature necessarie all’innesto si crea una corsia preferenziale (involontariamente) all’ingresso di patogeni. Ebbene, ad evitare tutto questo contribuisce la pasta per innesti, una sorta di composto che viene spalmato negli interstizi tra le parti dell’innesto per aiutare sia a velocizzare la procedura di assemblamento e sia per garantire una protezione batterica e funginea. Proprio per questo motivo esistono paste per vari tipi di innesto e soprattutto per le varie specie di piante più comunemente innestate, dato che ogni pianta ha i suoi particolari nemici ed è bene proteggerla da questi nello specifico. A ciò contribuisce anche l’utilizzo di attrezzi da taglio puliti ed igienizzati, magari alla fiamma.
Lo scopo dell’innesto è quello di utilizzare come base una pianta che non porta frutti e/o fiori come li desideriamo noi, unendola poi ad un ramo di una pianta che ha le caratteristiche che desideriamo, in modo da “trasformare” la nostra pianta in una a noi gradita o utile. Ciò accade soprattutto per le piante da frutto, dove l’innesto a marza è molto comune; ad esempio abbiamo una pianta di pesche che però, essendo nata da un seme, è selvatica, ovvero non produce frutti mangiabili o non ne produce affatto. A ciò si rimedia innestandola con uno o più rami di una pianta produttiva, e da essi, se l’innesto ha successo, uscirà di certo tutto ciò che desideriamo. L’innesto è però anche utilizzato in via curativa: ci sono alcune malattie che per eliminarle e salvare la pianta richiedono che essa venga recisa quasi totalmente, quindi l’unico modo per riaverla come prima è innestarla, dandole nuova vita ed un futuro prospero come il passato. Abbiamo già detto che le piante da innesto sono soprattutto quelle da frutto (per via della produttività), ma ci sono anche innesti di piante da fiore o anche innesti scientifici, veri e propri esperimenti di ricerca per trovare specie nuove ed interessanti dal punto di vista botanico o addirittura farmaceutico.
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