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Se non vogliamo considerare tutto il regno animale ma vogliamo limitarci alle piante “normali” (dove con questo termine indichiamo le piante con radici interrate che vivono sul suolo medio comune), anche tra esse troviamo molte differenze strutturali. Ad esempio, si può operare una classificazione in base proprio all’apparato radicale da cui si sviluppano le piante; per grandi linee questa classificazione contiene tre gruppi: il primo è quello delle radici classiche, con diramazioni primarie e secondarie da un unico corpo centrale, mentre il secondo tipo è quello con fittone centrale e poche diramazioni secondarie da esso (stile carota) ed il terzo tipo si può riassumere come tipologia “a bulbo”, ovvero con un corpo centrale sferico da cui si dirama verso l’alto la pianta e verso il basso un numero non alto di radici. In questo articolo parliamo di una pianta che è famosa proprio per essere una pianta a bulbo, ma di cui ne esistono varie specie e con varie destinazioni d’uso; in breve parliamo del “crocus”, conosciuto più volgarmente come “croco”, anche se in teoria questa italianizzazione del suo nome scientifico non esiste ufficialmente. Nei prossimi due paragrafi analizzeremo le due tipologia più comuni di croco e ne faremo degli esempi.
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Questa è probabilmente l’utilizzazione più comune della pianta di croco, ovvero quella per creare delle piante da fiore: il crocus è una pianta molto diffusa soprattutto nel Nord Europa dove è coltivata da tantissimo tempo per ricavarne dei fiori dalla forma semplice ma molto decorativi e profumati; il loro colore principale è un blu tendente al violetto, con delle screziature centrali gialle. Si tratta di fiori dalla forma a campana, composti da quattro o cinque petali che nella parte alta del fiore si incurvano leggermente verso fuori. La pianta di croco da fiore non è molto grande, anzi si può dire che si riduce solamente ad uno stelo centrale molto sottile e verde, che nella parte alta si divide in due o tre parti in modo da creare due tre mazzetti di fiori. La pianta è abbastanza adatta ad essere coltivata in casa, soprattutto per via delle dimensioni contenute e di una certa resistenza all’ambiente non così areato dei nostri appartamenti. E’ chiaro che si tratta di una specie vegetale annuale, ovvero completa il suo ciclo di vita in un paio di stagioni e nello specifico la sua semina (ovvero l’apposizione dei bulbi nel terreno) avviene in primavera, la fioritura si ha durante l’estate e la pianta va a morire intorno al mese di ottobre.
Vista la prima utilizzazione di una specie del Crocus, quella per fiori, vediamo un altro raggruppamento di specie di Crocus che hanno un’altra destinazione: quella alimentare. Il Crocus sativus è una specie della famiglia crocus che viene coltivata per potervi estrarre una spezia di origine orientale ma molto utilizzata anche nell’arte culinaria italiana, ovvero lo zafferano. Questa spezia si ottiene sminuzzando ed essiccando alcune parti della pianta di Crocus, dopo averla coltivata in un luogo sicuro in modo che non assorba sostanze negative per il corpo umano. Questa avvertenza è di pubblica utilità per due motivi: la pianta di croco si trova spesso come spontanea in campi aperti, ma la sua crescita su terreni non controllati potrebbe comportare dei danni alla genetica della pianta che andrebbero ad inficiare la sua qualità di spezia. Non solo, le altre specie di croco, non adatte alla produzione di spezie, possono anche risultare velenose, quindi se proprio ci si vuole cimentare nella coltivazione della pianta dello zafferano è bene sapere cosa si fa, a cosa si va incontro e cosa si coltiva. Il clima delle nostre zone è buono per la coltivazione del croco, ma non perfetto: le serre che rendono meno calda l’estate e meno freddo l’inverno sarebbero ideali.
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