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Il mandarino, come tutti gli agrumi, preferisce i climi temperati caldi, l’ambiente ideale è il bacino del Mediterraneo; in termini di resistenza al freddo è inferiore soltanto agli aranci amaro e trifogliato. Le temperature inferiori allo zero possono danneggiare gli alberi; la pianta vegeta senza problemi con valori termici compresi tra 13 e 30 °C, mentre al di sopra dei 40 °C si verificano danni da alte temperature. L’albero preferisce gli ambienti in pieno sole, però riparati dai venti che possono provocare rottura dei rami e disseccamento delle foglie dei giovani germogli, altrimenti bisogna costituire delle barriere frangivento. Il mandarino predilige i terreni sciolti, di medio impasto, profondi, fertili, ben drenati, con pH vicino alla neutralità e con un buon contenuto di sostanza organica cosicchè il suolo sia ben areato; mentre rifugge quelli compatti, calcarei e salini.
È una specie originaria della Cina meridionale, in Italia è coltivato prevalentemente in Sicilia e Calabria. ![]() | Albero Di Mandarino Cinese, Altezza 140cm Prezzo: in offerta su Amazon a: 25€ |
Le cultivar di mandarino presenti in Italia sono Avana, che occupa il 70 % della produzione nazionale e matura a dicembre-gennaio, tardivo di Ciaculli, a maturazione tardiva nel mese di marzo, e Palazzelli, che si raccoglie da marzo a maggio. In Spagna è molto diffusa la coltivazione del gruppo varietale giapponese Satsuma, caratterizzato da una buona resistenza al freddo, da una minor vigoria rispetto al mandarino comune e da frutti sferici o piriformi, leggermente rugosi, apireni e di colore arancione-salmone a maturità ma dal sapore insipido e privi di acidità, per cui vanno raccolti ancora verdi nei mesi di ottobre e novembre. In florida è presente la cultivar Tangerino, caratterizzata da frutti piccoli, tondeggianti, rosso-arancioni, con 5-6 piccoli semi e che maturano a febbraio-marzo. In Sicilia, precisamente ad Acireale, è stato ottenuto, incrociando le varietà Avana e Fortune, un ibrido chiamato Mandalate, pianta dal portamento espanso con foglie ellittiche ed appuntite, resistente ai venti, con buona permanenza dell’esperidio maturo, fruttificazione abbondante e costante, con fiori privi di polline e frutti apireni; la messa a frutto è precoce e matura dopo il tardivo di Ciaculli.
La propagazione del mandarino avviene principalmente per innesto; i portainnesti maggiormente impiegati sono l’arancio amaro, il citrange, l’arancio trifogliato e il mandarino Cleopatra.
Il primo si adatta a molti tipi di terreno, ma non a quelli compatti, imprime un vigore medio ed una buona longevità agli alberi; resiste alle basse temperature e tollera alcuni parassiti come la gommosi del colletto ed i marciumi radicali, mentre risulta sensibile al mal secco ed al virus della tristezza.Il citrange è dotato di radici abbastanza profonde, rifugge i terreni troppo compatti, viene impiegato nel reimpianto degli agrumeti perché resiste ai nematodi, induce una media vigoria alla pianta, buona produttività ed ottima qualità. L’arancio trifogliato è molto impiegato sulle cultivar Satsuma, rifugge i terreni calcarei, però vegeta bene su quelli compatti, ha una resistenza al freddo molto buona, così come ai parassiti, tranne al virus dell’Exocortite, induce una bassa vigoria alla pianta, buona produttività ed ottima qualità. Il mandarino Cleopatra è utilizzato negli Stati Uniti, in Messico, in Sud-Africa e Spagna, ha una buona resistenza al freddo; viene impiegato anche a scopo ornamentale per la lunga persistenza dei frutti.Le distanze d’impianto variano in base alla vigoria del portainnesto, nel caso dell’arancio amaro e del citrange i sesti sono di 5-6 X 4-5 m, mentre col ponciro sono di 4,5-5 X 3-3,5 m, con una densità compresa tra 300 e 740 piante/ha. La forma di allevamento adottata è il globo a chioma piena, con le branche inserite sul fusto a 40-50 cm da terra. Questo sistema facilita le cure colturali come potatura e raccolta, protegge la pianta dall’elevata insolazione e dai venti forti, ostacola la crescita delle erbe infestanti intorno all’albero grazie all’ombreggiamento e favorisce una rapida entrata in produzione in quanto necessita di poche operazioni di potatura in fase d’allevamento.
Gli interventi di potatura, effettuati manualmente ed annualmente prima dopo la raccolta, consistono nel diradare i succhioni, i rami secchi o deperiti, di sfoltire le branchette all’interno della pianta per evitare l’affastellamento dei rami, per consentire il passaggio dell’aria e dei raggi solari. La concimazione con fosforo e potassio può essere effettuata in qualsiasi momento dell’anno mentre l’azoto va somministrato 30-60 giorni prima della fioritura ed eventualmente a luglio; nel caso di carenze di microelementi si può ricorrere alla concimazione fogliare. Durante l’estate le precipitazioni sono scarse per cui bisogna intervenire con l’irrigazione; va fatta molta attenzione alla qualità delle acque d’irrigazione perché se saline possono provocare fenomeni di fitotossicità. Gli indici di maturazione più applicati per l’epoca ottimale di raccolta sono il colore di buccia e polpa, il contenuto in succo (33 %), il contenuto di zuccheri ed acidi ed il rapporto solidi solubili/acidi, pari a 6.Il mandarino è soggetto ad attacchi di parassiti, tra i funghi i più pericolosi sono i marciumi radicali, che si instaurano in condizioni di ristagni idrici. Gli insetti maggiormente dannosi sono la mosca della frutta, la cocciniglia cotonosa, la tignola della zagara, gli afidi e l’oziorrinco; per contrastare gli insetti vengono fatti monitoraggi e campionamenti, al superamento delle soglie di intervento si possono effettuare trattamenti chimici, tenendo conto della presenza degli insetti utili.
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