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Il cotogno preferisce i climi temperati, ha una buona resistenza ai freddi invernali ed alle alte temperature estive, è sensibile alla siccità a causa delle radici superficiali; non teme le gelate primaverili in quanto ha una fioritura tardiva. In fatto di terreno è adattabile, anche se predilige suoli sciolti, freschi ed a pH neutro, mentre teme la presenza di calcare attivo.
La specie è originaria dell’Asia minore e del Caucaso, mentre in Italia cresce spontanea in molte regioni, dove è presente in siepi o come esemplare isolato. HorTera - Pattumiera per Raccolta Mele, con Contenitore in plastica e Accessori Prezzo: in offerta su Amazon a: 79,95€ |
Le cultivar di cotogno si distinguono tra loro principalmente in base alla forma del frutto, che può essere maliforme tondeggiante o piriforme oblunga. Le varietà a pomo maliforme si adattano alle lavorazioni meccaniche, per cui sono destinate all’industria, le più importanti sono: Del Portogallo, Mollesca, Ronda e Maliforme Tencara. Tra le cotogne piriformi si ricordano Di Bazine, Gigante di Vranja, Lescovatz, Di Smirne, De Berecski. Le cultivar si differenziano anche in base alla forma della foglia ed alla dimensione del fiore, variabile da 3 a 7 cm di diametro.
In frutticoltura il cotogno viene prevalentemente impiegato come portinnesto del pero ed è utilizzato per le varietà del cotogno stesso. I più importanti sono EMA e BA 29, più vigoroso ma tollera il calcare e la siccità rispetto al precedente; altri portainnesti utilizzabili sono il biancospino e l’azzeruolo.Le forme di allevamento adottate per il cotogno sono il vaso e la palmetta. Nel primo caso i sesti d’impianto sono 4 X 5 m con una densità pari a 500 piante/ha, mentre col sistema a palmetta le distanze sono di 4 X 2-3 m, con un investimento compreso tra 800 e 1250 piante/ha. Il cotogno fruttifica sui rami misti di un anno, le operazioni di potatura non sono energiche e consistono nell’asportazione dei rami a frutto esauriti, dei polloni e dei rami misti con un vigore eccessivo. Vengono eseguiti anche gli interventi di potatura verde per raccorciare i germogli lunghi 30-50 cm.
Per ottenere produzioni intorno a 350-400 q/ha mediante la concimazione si devono apportare azoto, fosforo e potassio secondo i rispettivi dosaggi: 80 kg/ha, 20-30 Kg/ha e 80 kg/ha.La somministrazione di azoto va frazionata in almeno due interventi: a fine estate, dopo la raccolta ed in prossimità dello stadio della fioritura. Il fosforo ed il potassio invece si distribuiscono in autunno o a fine inverno. Sui terreni calcarei si verifica il fenomeno della clorosi ferrica, con ingiallimenti fogliari, in questo caso bisogna somministrare dei chelati a base di ferro. La raccolta, effettuata durante i mesi di settembre ed ottobre, è più rapida rispetto al melo ed al pero, perché la polpa ha una consistenza maggiore e le cotogne sono destinate all’industria.Gli insetti più pericolosi per il cotogno sono la carpocapsa, le cui larve scavano gallerie nella polpa delle cotogne, e gli afidi. Per contrastare il primo si può ricorrere al metodo della confusione sessuale, nel caso di superamento delle soglie d’intervento si interviene con gli insetticidi, tenendo conto dell’eventuale presenza di insetti utili. I parassiti vegetali più frequenti sono il colpo di fuoco batterico e la malattia fungina della monilliosi, che si instaura sui fiori e va controllata eseguendo dei trattamenti fungicidi prima della fioritura.
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