Il fiordaliso è un esempio di una pianta che avremo visto chissà quante volte, che molti di noi conoscono “di nome” ma che ad esso non riescono ad associare né una caratteristica morfologica della pianta e né addirittura il colore o la forma del suo fiore, che ne è poi la parte più significativa. Proprio per questo vogliamo presentarla in un articolo un po’ più lungo del solito, in modo da riuscire a farla conoscere a fondo in varie sue sfaccettature. La prima è che essa è una pianta “da campo”, dove questa denominazione si riferisce al fatto che essa sia molto comune in campi di cereali, di cui il nostro Paese è molto ricco per via delle positive e favorevoli condizioni climatiche in relazione a queste specie. Una cosa che certamente se ne ricava riguardo al fiordaliso considerando questa informazione è che il suo clima ideale è circa quello dei cereali, ovvero un clima generalmente mite, senza eccessive gelate ma capace di sopportarne alcune, tipico delle zone temperate e dei climi mediterranei. Il fiordaliso è tra l’altro una pianta erbacea, cioè capace di confondersi tra le altre erbe che crescono nei pressi di un campo di grano eccetera, ma la sua maggiore qualità sta nel bellissimo fiore che viene prodotto, di un colore blu intenso che è caratteristica dominante nei nomi con cui viene definito in altre lingue. In italiano invece “fiordaliso” deriva dal francese “fleur de lys”, che sta a significare fiore di giglio ed indica una qualche parentela che eprò almeno dal punto di vista della classificazione non è così diretta. A tal proposito si può introdurre una curiosità che ben spiega molte cose di questo fiore e di come esso è visto in giro per il mondo: in Inghilterra ed in tutti gli altri paesi anglosassoni il fiordaliso è chiamato “cornflower” che è molto semplicemente la traduzione inglese di “fiore del grano” o simili, tanto per sottolineare come sia a tutti evidente quanto il fiordaliso si leghi alla sua presenza nei campi di cereali.
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In realtà il nome scientifico con cui si classifica il fiordaliso, al di là delle denominazioni delle singole lingue, è “Cyanus segetis”, un nome composto dalla prima parola di origine greca e dal significato traducibile con “materia di colore blu” (in chiaro riferimento al colore dominante di questa specie, un bel blu intenso), mentre la seconda parola ha origine latina e vuol dire “del campo di grano”, anche questa un chiaro riferimento all’altra principale caratteristica del fiordaliso. Bisogna dire che esso viene ancora chiamato “ciano”, traducendo maccheronicamente dal greco, ma solo in ambito classicheggiante o poetico. La pianta si caratterizza per essere a carattere erbaceo, dal ridotto sviluppo in altezza (può arrivare anche a novanta centimetri, ma la media è intorno ai trenta centimetri ed è difficile che vada molto oltre questa misura) con un fusto abbastanza corto e ramificato in rametti verdi e sottili, anche se dal portamento eretto, che hanno la funzione di sostenere i fiori. Il fiordaliso è una pianta annuale perché raramente riesce a superare l’inverno, ma nel caso ci riesca la sua durata diventa biennale e mai oltre; tra le altre cose, caratteristica del fiordaliso, è che esso nella stagione fredda sopravvive come ammasso di semi e poco più, rigenerandosi con una certa rapidità appena finita la stagione più fredda, quindi verso la fine di febbraio-inizio marzo. Il fusto piccolino è spesso privo di foglie, mentre ce ne sono di varie dimensioni sui rametti steli dei fiori; le radici del fiordaliso sono a sviluppo assolutamente non abbondante (del resto, alla ripresa vegetativa, le forze vengono vincolate soprattutto alla parte aerea della pianta, quindi le radici non avranno energia a loro disposizione) e caratterizzato dall’estensione da uno spesso fittone centrale.
Prima di parlare delle parti più visibili della pianta di fiordaliso e dopo aver descritto la sua struttura portante, ovvero quella che vede il fusto e le radici, precisiamo che il fiordaliso può venire riconosciuto per la sua caratteristica cosiddetta “aracnoide”; per coloro che masticano un po’ di latino oppure che sono semplicemente appassionati del supereroe che lancia ragnatele sarà possibile intuire quale caratteristica peculiare presenta la Cyanus segetis: la superficie del suo “corpo” (inteso come fusto e ramoscelli) è ricoperta di una sottile peluria bianca, somigliante però per consistenza e forma alle ragnatele che spesso i ragni tessono su alcune piante in modo da catturarli quando vi si appoggiano incautamente. I fiori del fiordaliso presentano tante caratteristiche che indicano un grande adattamento di questa specie ai luoghi in cui cresce, frutto di un’evoluzione come sempre mirata alla sopravvivenza; ecco quindi che i sepali si sono trasformati in squame in modo da poter proteggere meglio il fiore prima della sua fioritura, soprattutto dagli animali o dall’uomo che col solo passaggio potrebbe rovinarlo (data la bassa altezza). Non solo, ancora il fiore presenta dei petali che sono staccati dal centro in modo da ampliare il raggio di azione e da attirare così il maggior numero possibile di insetti, favorendo la riproduzione e la prolificazione della specie. A tal proposito si può notare anche un apparato riproduttivo molto ampio e ben funzionante, sia nella parte maschile che in quella femminile, con anche una sorta di “sensore” capace di avvertire la presenza di un insetto e di conseguenza rilasciare del polline dalle antere. La riproduzione della pianta del fiordaliso avviene da maggio ad ottobre nelle zone pianeggianti e dal clima classico, mentre va da maggio ad agosto per quelle zone, tipo quelle montuose, dove il clima riceve un abbassamento delle temperature molto repentino dopo l’estate. Ecco quindi che si nota come comunque il clima influenzi il comportamento delle piante, accorciandone o prolungandone la fase attiva. La fase attiva, se portata correttamente a termine (ed in questo interviene molto il clima come appena detto), porta il fiordaliso a produrre anche dei frutti: essi sono degli acheni provvisti di pappo. detto così potrebbe sembrare difficile da capire, ma in realtà non si tratta di altro se non di quei “batuffoli” morbidi che vediamo svolazzare nelle giornate ventose di primavera. praticamente il frutto del fiordaliso non è altro che un contenitore di semi, che vengono liberati quando sono pronti per distribuirsi grazie al vento che fa azione sul pappo. Questo è uno dei metodi di riproduzione del fiordaliso (per distribuzione), a cui si affianca la riproduzione per impollinazione, facilmente intuibile perché molto classica tra le piante (semplice scambio di polline attraverso gli insetti).
Il fiordaliso è una pianta di chiara origine europea ed in modo particolare dei Paesi europei del mar Mediterraneo, quindi l’Italia, la Francia, la Spagna, la Grecia e qualche altro ancora. Nonostante ciò nel secolo scorso ha avuto una enorme diffusione anche nel resto dell’Europa perché è una specie molto utilizzata come pianta ornamentale; tutt’oggi la situazione non è comunque così rosea, dato che il fiordaliso è in alcuni Paesi come la Gran Bretagna considerato anche a rischio di estinzione. La causa di questo allarme in alcune zone è il forte utilizzo di diserbanti chimici che si opera nelle colture dei cereali, che essendo studiati per queste specie possono invece avere azione negative su specie dello stesso habitat proprio come i fiordalisi. prima abbiamo citato il fatto che in climi freddi il periodo di fecondazione sia più limitato; ciò ci lascia dedurre che il fiordaliso si “arrampica” anche su qualche montagna, nello specifico su quelle degli Appennini, delle Alpi e di altre catene europee come Pirenei ed altri. In effetti esso sopravvive fino a millecinquecento metri sul livello del mare, senza molti problemi. Dal punto di vista della classificazione il fiordaliso fa parte del gruppo delle Asteraceae, una famiglia di pianta talmente numerosa da arrivare sino a ventitremila specie diverse, con ampie suddivisione interne. Detto ciò, si può facilmente capire come esso sia stata nel corso degli anni un po’ “sballottato” tra vari gruppi di specie e che automaticamente abbia cambiato più di una denominazione, mentre oggi, grazie anche allo sviluppo dei profili genetici, al sua classificazione è abbastanza certa ed univoca. Per fortuna si sta diffondendo anche in regioni come l’America del nord ed anche l’Asia, sopperendo alla sparizione in alcune aree europee.
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