Mesembriantemo

Evoluzione delle piante

Le piante sono degli straordinari organismi viventi che, ad ogni studio che si pratica su di esse, dimostrano di valere tutti questi aggettivi entusiastici; in effetti, soprattutto dal punto di vista evoluzionistico, esse possono essere prese come chiari esempi delle teorie intuite da Sir Charles Darwin in quanto, partendo come si sa da un unico organismo-pianta di tipo primordiale (qualche milione di anni fa), esse si sono sviluppate nei modi più stravaganti, impensabili, diversi ed incredibili: basti pensare che il baobab, pianta fossile vivente dalla circonferenza incredibile, è una pianta esattamente come la piantina acquatica che abbiamo nel nostro acquario, allo stesso modo di come il grandissimo pino e la sequoia secolare sono parenti al cactus del deserto. Tutto ciò quasi fa dubitare sul fatto che abbiano una “radice” comune in quell’organismo vegetale primordiale. Ma ciò che più impressiona, o quanto meno che più ha impressionato noi, è il fatto che le piante si sono adattate a condizioni diversissime e a tratti opposte: ci sono piante che, trovatesi per via dei cambiamenti della crosta terrestre a vivere in una zona molto sulfurea, hanno imparato a prendere le sostanze corrette non dalle radici (di cui si sono disfatte), bensì dall’umidità condensata dell’aria, attraverso foglie di forma particolare atte a questo.
mesembriantemo rosa

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Le piante grasse

in deserto Esistono tantissime famiglie di piante, le quali – vi assicuriamo – sono tutte interessanti e ad ognuna può essere associato un interessante spunto di riflessione. Se però vogliamo meravigliarci con semplicità della magica evoluzione delle piante allora dobbiamo considerare le piante grasse: noi crediamo di non commettere un grave errore se diciamo che le piante grasse hanno fatto un passo che nessun animale, nemmeno l’uomo, potrà mai fare. In effetti dall’asilo ci insegnano che per far sopravvivere le piante bisogna annaffiarle, ovvero bisogna dare loro l’acqua, con cui esse assorbono le sostanze dal terreno attraverso le radici e quindi riescono a sopravvivere facendo svolgere i loro normali meccanismi. Purtroppo però ci sono luoghi della Terra diventati progressivamente desertici, ovvero poveri di vita e di acqua, in cui alcune piante si sono ritrovate a vivere, come fare? Straordinario: le piante che oggi noi chiamiamo “grasse” (ma che in realtà si definiscono “succulente”) hanno trasformato le loro foglie in aghi in modo da ridurre la superficie di scambio con l’esterno attraverso cui poteva “evadere” la poca acqua presa, hanno trasformato l’interno in tessuti serbatoio dove conservare preziose gocce di acqua per mesi e mesi ed hanno imparato a massimizzare l’efficienza di utilizzo dell’acqua che potevano raccogliere dalla piccolissima umidità notturna oppure dalle piogge che una volta l’anno visitavano la zona.

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Mesembriantemo

Quando descriviamo tutte le straordinarie trasformazioni evoluzionistiche delle piante grasse subito ci viene in mente il classico enorme cactus dei deserti americani che è così popolare nei film western ed in tantissimi cartoni animati per bambini. In realtà esistono tante specie di piante succulente (a proposito, questo nome sta ad indicare che esse posseggono tessuti molli i quali trattengono e conservano l’acqua) con tante forme e tante particolarità, ed infatti in questo articolo parliamo del mesembriantemo: questa pianta grassa ha un nome ufficiale abbastanza articolato e che non sarà per nulla comune alla maggior parte dei lettori, ma possiamo tranquillizzarvi che si tratta di una pianta diffusissima e che ognuno di voi avrà visto almeno una molta nella sua vita finora, ci mettiamo la mano sul fuoco senza dubbi. Essa si presenta come una pianta dalle dimensioni ridotte (quasi mai oltre i trenta centimetri, anche perché ci sono tante specie “striscianti”), con foglie molto spesse ma comunque aghiformi ed anche dei coloratissimi fiori che crescono quando la pianta è in piena terra ed in pieno sole.


Caratteristiche

Il mesembriantemo è una pianta grassa vera e propria, una di quelle che nonostante l’apparenza degli abbondanti fiorellini colorati è in grado di resistere per lunghissime settimane senza un goccio d’acqua e che dall’altro lato soffre le temperature gelide dell’inverno. In realtà questa pianta non soffre le basse temperature (perché, sembrerà strano, ma nel deserto di notte la temperatura scende vertiginosamente anche di trenta e più gadi rispetto alle massime della giornata, cosa non di poco conto), bensì soffre le gelate, perché i suoi tessuti non sono adatti a sopportare ciò e quindi se viviamo in una zona in cui questi fenomeni atmosferici sono comuni è bene provvedere a salvaguardare la pianta riparandola anche in modo leggero, ma basta che non sia esposta direttamente all’umidità notturna che “cade” imperterrita. Ovviamente, una pianta grassa che si rispetti si fa riconoscere per il ridottissimo bisogno d’acqua; in estate, anche per garantirle un buono sviluppo, va annaffiata due o tre volte alla settimana (non abbondantemente, nel deserto non c’è mai troppa acqua!) mentre in inverno va annaffiata solo se non piove per un mese intero, quindi la maggior parte delle volte non va proprio annaffiata. Unica caratteristica richiesta è un terreno fertile il giusto, drenante ma anche sabbioso, proprio come quello die deserti aridi del nostro pianeta.




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