E l’argomento di questo nostro articolo sono proprio le piante grasse, o meglio una specie importante di questo raggruppamento: l’opuntia. Le piante grasse sono una branca del mondo vegetale che raggruppa sotto questo nome tutte quelle specie vegetali che attraverso un’evoluzione molto spinta si sono adattate a vivere in un clima arido e (la maggior parte delle volte) anche molto caldo. Questo caso estremo ha condotto, come dice il noto proverbio, ad “estremi rimedi”, ovvero ad adattamenti straordinari per evitare di perdere ciò che per una pianta è assolutamente prezioso: l’acqua. Anche se effettivamente per le piante grasse non si parla di acqua, perché nel deserto di acqua non c’è e c’è poco da discutere; il discorso è così estremo che infatti si parla di “umidità”, ovvero le piante grasse sfruttano il massimo per assorbire l’umidità notturna e con quella piccolissima quantità sopravvivere, stando attentissime a non sprecarne nemmeno un po’: a questo scopo servono le foglie ridotte a spine (poca superficie di dispersione), il tronco verde (assorbe luce per la fotosintesi invece delle foglie), le radici ridotte (per evitare di disperdere risorse anche qui, ma anche perché nell’arido suolo desertico c’è poco da assorbire).
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L’opuntia è una pianta grassa appartenente alla nota famiglia delle Cactaceae, ovvero volgarmente dei “cactus”, che per tutti indica le piante da ambiente desertico. Essa non è una singola specie, ma è un genere che comprende tantissime specie diverse, anche abbastanza simili nell’aspetto tra loro ma con differenze ben determinate nello sviluppo fogliare e nei fiori e frutti. L’opuntia è una pianta che presenta vari fusti, i quali a seconda della specie possono essere piatti o globulari, e che in entrambi i casi vengono chiamati clatodi. Ebbene, su di essi sono presenti delle spine, le quali sono accompagnate da piccole foglie cilindriche in casi però piuttosto rari; molto più spesso l’opuntia presenta dei fiori, i quali sono solitari ed infatti se ne trova uno per fusto, esattamente al suo apice. I generi di fiori hanno varie conformazioni, passando dalla normale forma con sepali ovali a quella con petali rastremati e lunghi, ma tutti si caratterizzano per i colori molto vivaci. L’opuntia produce anche frutti, i quali nascono quando il fiore secca e sono caratterizzati da una particolare dolcezza (vengono utilizzati per marmellate e dolci), perché contengono tanti semi molto piccoli e perché sono ricoperti da simmetriche spine che rendono molto ostico maneggiarli.
Al genere dell’opuntia appartiene anche una pianta a noi molto nota, ovvero il fico d’India, che cresce nativamente ed autonomamente nel bacino del Mediterraneo ed i cui frutti (gergalmente detti “figurine” ma ufficialmente “fichi d’India” come la pianta madre stessa) sono molto apprezzati sulle nostre tavole. Questa pianta può raggiungere anche grandi dimensioni, crescendo fino a tre o quattro metri di altezza, e con caratteristiche radici che si stendono orizzontalmente più che in profondità (l’umidità desertica magari si poggia sulla superficie, ma non giungerà mai in profondità nel terreno arido). L’opuntia ha un nome che deriva dal greco antico, ed infatti ne parla Plinio il Vecchio, ma in realtà studi scientifici hanno ufficializzato che non si tratta della stessa pianta, anche perché questa diffusa attualmente e di cui parliamo è originaria dell’America Meridionale. In queste zone è davvero molto diffusa e curiosamente le sue foglie ed i suoi fusti carnosi vengono utilizzati per cibare mucche, porci ed altri animali da allevamento, mentre i frutti sono diffusi ed apprezzati come da noi, anche perché contengono vitamina C in quantità notevole. La sua sopravvivenza è garantita anche a temperature invernali rigide, purchè si sospenda del tutto la fornitura di acqua, mentre in estate deve essere molto regolare anche se non frequente.
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