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La guava preferisce i climi tropicali, subtropicali e temperati caldi, rispetto ad altre specie tropicali tollera abbastanza bene il freddo, se la temperatura scende sotto lo zero la pianta è danneggiata però le radici sopravvivono e ricostituiscono la chioma che nel giro di 2-3 anni riprenderà la fruttificazione. Durante la fioritura temperature di 7 °C provocano un aborto fiorale, mentre a 12 °C non ci sono problemi, oscillazioni termiche tra 18 e 27 °C dalla notte al giorno consentono un’attività vegeto-riproduttiva continuativa. La pianta necessita di una buona illuminazione e di una bassa umidità relativa, infatti le parti di chioma ombreggiate producono poco. In fatto di terreno è una specie adattabile, infatti vegeta bene su suoli sabbiosi, subacidi, calcarei ed argillosi, purchè ben drenati, mentre è sensibile ai ristagni idrici. L’area di origine della guava è compresa tra Colombia, Perù e Brasile; oltre che in questi Paesi è coltivata in India, alle Hawai, in Florida e nel sud est asiatico.
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Le cultivar di guava si distinguono tra loro in base alla destinazione del prodotto, al consumo diretto oppure all’industria. I frutti consumati direttamente devono avere dimensioni medio-grosse (circa 200 g), una forma preferibilmente sferica, una polpa di color bianco-crema o rossa, pochi semi, una bassa acidità ed un aroma debole e profumato. Le varietà da industria presentano un frutto grosso (200-350 g), con polpa di color rosa intenso e povera di semi, con acidità e contenuto di vitamina C elevati ed un aroma intenso. Di seguito vengono citate le più importanti cultivar da industria, da consumo diretto, a duplice attitudine e da dessert. Tra le varietà impiegate per l’industria si ricordano Blitch, Beaumont, Pink acid e quelle cinesi, che tollerano meglio i ristagni idrici nel terreno; quelle per il consumo diretto più importanti sono Ogawa vermelha, Suprema roja, Allahabad seedless e le cultivar vietnamite, caratterizzate da un frutto molto grosso, sferico o ovale e ricco di semi. Le varietà a duplice attitudine sono Ka Hua Kula e Chittidar, mentre tra quelle da dessert si ricordano soprattutto quelle indiane, che sono apireni.
La guava si moltiplica per seme e per innesto, le piantine ottenute da seme sono molto eterogenee ed hanno una lenta messa a frutto. Per accorciare l’entrata in produzione sui semenzali di almeno un anno di età vengono innestate le cultivar migliori. Nelle regioni tropicali calde ed umide la messa a dimora si può effettuare durante tutto l’anno, mentre nelle aree subtropicali e temperate calde dopo la stagione fredda, poco prima della ripresa vegetativa. Le distanze d’impianto sono di 5 X 3 m, in modo tale da ottenere produzioni elevate fin dai primi anni, una volta che sono stati occupati tutti gli spazi sulla fila viene eliminata la metà delle piante in modo da ottenere un sesto di 5 X 6 m.
La forma di allevamento più praticata per le produzioni destinate al consumo diretto è il vaso, la potatura di produzione mira a raggiungere un’elevata pezzatura dei frutti, gli interventi consistono nell’eliminazione, nel raccorciamento e nella speronatura dei rami. In Brasile per ottenere frutti che pesano 250-300 g bisogna lasciare una bassa carica di gemme per ettaro, per cui si asporta il 50-60 % del legno. Un’altra operazione atta ad aumentare le dimensioni dei frutti è il diradamento degli stessi, bisogna lasciare un frutto per ciascun nodo. Il sistema di allevamento adottato per le cultivar da industria è il cespuglio, in questo caso viene asportato il 30-40 % del legno, garantendo una buona illuminazione della chioma. Operazioni di topping sono necessarie per contrastare lo sviluppo in altezza degli alberi, mantenendo gli alberi al di sotto dei 3 m. Nelle aree in cui la stagione fredda è piuttosto marcata c’è un ciclo produttivo all’anno, per cui la potatura si esegue prima della ripresa vegetativa.La concimazione è effettuata somministrando l’azoto in tre interventi: prima della fioritura insieme al fosforo ed al potassio, dopo l’allegagione ed all’ingrossamento del frutto. Di solito la guava non necessita dell’irrigazione perché le precipitazioni sono sufficienti e la pianta generalmente emette i fiori dopo la stagione asciutta al ripresentarsi delle piogge. Nelle zone tropicali in cui il periodo asciutto corrisponde alla stagione fredda eventuali stress idrici non sono dannosi in quanto i frutti non sono presenti, mentre nei climi mediterranei in estate avviene l’ingrossamento del frutto ed è necessario ricorrere all’irrigazione altrimenti i deficit idrici causano una cascola dei frutti. Il fabbisogno idrico minimo della guava corrisponde a 700 mm di pioggia ben distribuiti durante l’anno. La raccolta dei frutti è scalare, in Sicilia va da fine ottobre a metà dicembre.
Nei Paesi di origine la guava è soggetta ad attacchi dei parassiti, tra quelli vegetali si ricordano i funghi Glomerella cingulata, Gloeosporium psidii, che può provocare un’intensa caduta delle foglie, Puccinia psidii, che colpisce tutti gli organi della pianta, ed il batterio Erwinia psidii. Gli insetti più pericolosi sono le mosche, le cui larve scavano gallerie nella polpa dei frutti, e diverse cocciniglie; i fitofagi si controllano con gli insetticidi in caso di forti attacchi.
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