Frutti Tropicali

I cosiddetti Frutti tropicali sono piante originarie della fascia tropicale o sub tropicale del pianeta, i cui frutti vengono utilizzati per il consumo umano freschi o più o meno lavorati e esportati in tutto il mondo. Alcuni frutti tropicali sono presenti sulle tavole italiane da molto tempo, magari durante le feste di Natale (come nel caso dell’ananas), altri sono una novità più o meno recente. In certi casi i frutti tropicali possono essere coltivati nel nostro Paese, anche se forse più per il consumo personale che su larga scala per la commercializzazione. Il mango comunque viene coltivato in Sicilia anche a scopo commerciale. I banani riescono a fruttificare nel sud del nostro paese, anche se le banane prodotte non sono certo grandi quanto quelle che si trovano nei negozi e che sono tutti frutti di importazione. Ai piedi dell’Etna è inoltre possibile coltivare coi giusti accorgimenti macadamia, ... continua

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      prosegui ... , avocado, guava , tamarindo, maracuja (è il nome comune del frutto della Passiflora, detto anche frutto della passione), e altri frutti tropicali. Intraprendere una coltivazione di questo tipo ha il vantaggio se essa va a buon fine che si avrà disponibilità di frutta proprio nei mesi invernali, quando la produzione nostrana è scarsa. Inoltre molti frutti tropicali vantano proprietà medicinali, che se applicate a un discorso generale di prevenzione possono giustificare l’impegno che la coltura di queste specie nel nostro paese richiede. Nel nostro paese non è sempre facile trovare un microclima adatto alla coltivazione di queste specie, ma in certe regioni non è un’impresa impossibile arrivare a gustare il frutto di queste piante, con la consapevolezza di averlo coltivato in proprio, magari senza l’utilizzo di pesticidi. Inoltre alcune specie di frutti tropicali possono essere coltivate al nord, magari in vaso, dando una fruttificazione se non proprio puntuale almeno prevedibile, magari a anni alterni. Il primo accorgimento da tenete presente è la scelta varietale della pianta. Se esistono varietà più rustiche sono ovviamente da preferirsi, idem per le varietà nane. Una pianta bassa è meno esposta ai venti freddi e quindi ha più probabilità di sopravvivere, senza contare il fatto che la protezione invernale della pianta sarà messa in opera più facilmente se la pianta è piccola. Il secondo accorgimento riguarda l’epoca di acquisto, perché se non si ha la possibilità di far svernare in serra riscaldata la pianta è meglio comprarla a primavera. In ogni caso, poi, è bene far acclimatare l’esemplare per un paio di settimane tenendolo al riparo dal sole diretto tranne quello del primo mattino. A seconda della pianta poi si dovrà scegliere la collocazione più idonea. Se la specie vuole pieno sole estivo è bene metterla a ridosso di un muro esposto a sud, se invece richiede ombra in estate è meglio piantumarla al riparo di alberi decidui o sotto un patio. Per aumentare il drenaggio è saggio porre delle piante o dei cocci in fondo alla buca di impianto, nel caso della papaja che è predisposta ai marciumi radicali c’è chi addirittura le solleva su una cunetta. La buca d’impianto verrà poi riempita con una miscela di terra da giardino, sabbia e torba che varierà nelle proporzioni a seconda della specie. D’inverno poi sarà opportuno proteggere tronco e fronde con del tessuto-non-tessuto utilizzando però degli accorgimenti per mantenere questo tessuto distante dalle fronde (altrimenti le parti aeree della pianta verranno letteralmente cotte dal sole invernale). Per quelle piante come la papaja che non possono permettersi ristagni alle radici, si aggiunge del pacciame organico (che protegge anche le radici dal freddo) e si copre con una ulteriore pacciamatura in plastica. Un discorso a parte va fatto per il Fico d’India che nel nostro paese è largamente diffuso nel sud Italia e in Sicilia è coltivato a scopo commerciale. Al nord risulta possibile la coltivazione del Paw-paw (si pronuncia pou-pou) il cosiddetto Banano del nord, cioè l’Asimina triloba, perché a questa pianta serve freddo invernale per fiorire in primavera. Anche la Feijoa e il Goji possono essere coltivati al nord. La Passiflora cresce anche nelle regioni temperate, ma dato che la fruttificazione avviene a partire dal secondo anno almeno, non se potranno mai vedere i frutti poiché le piante moriranno fino al pedale ogni inverno. In ogni caso si tratta di piante molto belle che vale la pena coltivare anche solo per godere della vista di un bel rampicante dai fiori insoliti.Ricordiamo il genere Passiflora, che conta numerose e diverse specie tra cui la Passiflora edulis, cioè la pianta della maracuja , la passiflora quadrangularis il cui frutto prende il nome di granadilla, la Passiflora incarnata e la Passiflora Coerulea. La Coerulea e l’Incarnata crescono bene anche in Riviera. Edulis e quadrangularis sono al sud, in particolare in Sicilia. Coltivare su terreno povero altrimenti si ottengono tante foglie e pochi fiori. Altre specie coltivabili nella nostra penisola sono Il fico d’India, la Palma da dattero, il Nespolo del Giappone, l’Avocado (l’olio ricavato dai suoi semi è utilizzato in erboristeria e cosmetica perché ricco di attivi anti-invecchiamento), la Guava, il Mango (con cui si prepara la salsa chutney).
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