Mango - Mangifera indica

Generalità

Il mango appartiene alla famiglia delle Anacardiacee, al genere Mangifera ed alla specie indica.

È un albero di grosse dimensioni e vigoroso, alto fino a 30-40 m, con una corteccia grigia con parecchi canali resiniferi. Le radici sono robuste e profonde, il 60 % si localizza ad una profondità compresa tra 60 e 120 cm. Le foglie sono sempreverdi, semplici, alterne, coriacee, di forma ellittica o lanceolata, lunghe 10-30 cm e larghe 3-10 cm; le foglie giovani sono di color bronzato, quelle adulte hanno una pagina superiore verde intensa, mentre quelle inferiori sono più chiare. L’infiorescenza è una pannocchia piramidale, ramificata, lunga anche fino a 40 cm e si trova all’apice dei rami; i fiori sono numerosi, piccoli, gialli e possono essere ermafroditi o maschili. La fioritura nell’emisfero boreale si verifica da gennaio ad aprile, mentre in quello australe in luglio-agosto; non sempre è autofertile, le cultivar autosterili necessitano di impollinatori maschili, l’impollinazione è entomofila, operata da mosche ed api. Il frutto è una drupa polposa lunga da pochi cm fino a 30 cm, di forma ovoidale-allungata, di colore verde, giallo o rosso. La parte edule è la polpa, più o meno dolce e succosa a seconda della varietà, l’endocarpo è un nocciolo filamentoso contenente un solo seme.

Frutti e foglie di Mango

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Clima e terreno

Il mango è una pianta tropicale; è in grado di adattarsi nei climi subtropicali, gli ambienti ideali alla sua coltivazione sono caratterizzati da temperature superiori a 15 °C e da valori ottimali pari a 24-28 °C, è però in grado di tollerare innalzamenti termici fino a 40 °C; nel sud della Spagna le temperature minime invernali di 11-12 °C ne permettono la coltivazione, valori al di sotto dello zero provocano la morte delle piante. I venti caldi e secchi sono molto pericolosi in fase di fioritura ed allegagione. Il mango in fatto di terreno è una specie adattabile, vegeta bene su suoli profondi, superficiali, arenosi, subacidi, neutri, limosi, argillosi ma ben drenati, è meglio evitare i terreni troppo sciolti ed argillosi e con un pH superiore a 8. La specie è originaria dell’India nord orientale, ove è coltivata da almeno 4000 anni; il mango è diffuso anche nelle zone tropicali sud americane, nel sud est asiatico, nell’Africa occidentale, in Israele ed in Egitto, nel nostro Paese è presente in Sicilia e Calabria.

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Varietà

Le cultivar di mango sono classificate in base alla razza, indiana o indocinese, con derivazione filippina. La razza indiana è caratterizzata da frutti di forma variabile da rotonda ad appianata, con il colore della buccia che a maturazione vira da verde scuro a tinte rosso scure o gialle, con un sapore agrodolce ed aromatico per l’elevato contenuto di trementina; il seme origina un embrione dal quale si otterrà una pianta (monoembrionia). Le varietà indocinesi presentano drupe acuminate in punta, schiacciate e più lunghe rispetto a quelle della razza indiana, col colore della buccia che a maturazione vira da verde a giallo uniforme o giallo-verde e con un sapore dolce o acidulo; il fenomeno della poliembrionia è molto frequente, da un seme si originano diversi embrioni che daranno vita a più piante. Le cultivar più importanti sono Carabao, Alphonso, Okrang, Haden, Keitt, Manila e Tommy Atkins.


Propagazione

Il mango si può moltiplicare per seme, per innesto, per margotta e per talea. Dai semi monoembrionici si ottengono piantine disformi, mentre da quelli poliembrionici si sviluppano semenzali omogenei grazie al fenomeno dell’apomissia. Per anticipare la messa a frutto sui semenzali di almeno sei mesi vengono innestate le migliori cultivar, va considerato che i portainnesti ottenuti da varietà monoembrioniche inducono un maggior vigore rispetto a quelle poliembrioniche. In Israele è stato selezionato il portainnesto 13/1, caratterizzato da una discreta tolleranza al calcare ed alle acque saline.


Mango - Mangifera indica: Tecniche di coltivazione

Il sistema di allevamento più utilizzato è il globo, le distanze d’impianto sono di 10, 12 o 15 m in quadro, esse risultano particolarmente ampie perché ai tropici l’albero ha un grande sviluppo; eventualmente si possono adottare sesti dinamici iniziali di 6 X 6 m, diradando la metà delle piante sulla fila una volta occupati gli spazi. Nelle zone più fredde, come Spagna, Israele e Sicilia, la crescita del mango è lenta per cui vengono adottati sesti di 5 X 4-5 m. Nelle aree tropicali la potatura consiste nell’eliminazione di branche troppo ombreggiate, mentre in Florida si mira a contenere lo sviluppo delle piante in altezza e a ridurre l’alternanza di produzione, vengono impiegate macchine che eseguono il topping e l’hedging. Nei paesi più freddi caratterizzati da sesti d’impianto stretti la pianta, una volta entrata in fase adulta, tende a fruttificare sempre di più verso l’alto, per cui vengono effettuati dei tagli di ritorno per contrastare questa attitudine. Le asportazioni dei principali elementi nutritivi, con una produzione di 16 t/ha, sono 104 kg/ha di azoto, 12 kg/ha di fosforo, 99 kg/ha di potassio e 88 kg/ha di calcio; l’azoto va somministrato in quantità maggiori a causa delle perdite per lisciviazione, mediante la concimazione fogliare vengono apportati i microelementi. Il mango tollera sia la siccità che gli eccessi idrici (da 250 a 2500 mm di pioggia annuali), l’acqua non deve comunque mancare nei primi due anni dopo la messa a dimora e durante la fase di accrescimento del frutto. Una volta che il frutto inizia ad invaiare ha accumulato tutte le sostanze di riserva, diminuisce l’acidità, la polpa diventa soffice assumendo una colorazione giallo-aranciata e si sviluppano aroma e sapore, per cui la drupa può essere raccolta. Tra i parassiti vegetali il più pericoloso è l’antracnosi, che colpisce tutte le parti aeree della pianta, per cui si fanno trattamenti a base di rame per prevenire l’infezione; altre malattie fungine sono l’oidio, la muffa grigia ed il mango malformation. Tra gli insetti più pericolosi vi sono le mosche e le cocciniglie.


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