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I frutti sono drupe voluminose, globose o ovoidali, dette comunemente noci di cocco, aventi un diametro di 10-40 cm, di circa 1 kg di peso, che si formano dopo 2 settimane dalla fioritura, e crescono rapidamente per circa 6 mesi. L’epicarpo è liscio, sottile e di color rosso-brunastro, il mesocarpo è fibroso, unito all’endocarpo, o guscio, duro, legnoso ed aderente al tegumento del seme che racchiude. Il seme presenta un sottile tegumento bruno, aderente all’endosperma, o copra, spesso 1-3 cm e ricco di grassi, all’interno si trova il latte di cocco, un liquido dal sapore caratteristico che costituisce una gradevole bevanda. Le cultivar sono molto numerose in quanto le piante sono moltiplicate per seme, per cui molto eterogenee; si distinguono tra loro per colore, grandezza e forma della drupa.
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La palma da cocco preferisce i climi tropicali ed equatoriali, infatti la sua coltivazione è praticata nelle latitudini comprese tra i due tropici. È necessaria almeno una temperatura media di almeno 25 °C ed una quantità minima di 1500 mm di pioggia, ben distribuiti durante l’arco dell’anno; si sviluppa fino ad un’altitudine di 300 m e richiede esposizioni in pieno sole. L’albero predilige i terreni sabbiosi, salini, acidi, ben drenati ed areati vicino alle coste. La specie è originaria dell’Indonesia, attualmente viene coltivata anche in India, Messico e Brasile, mentre in Africa i principali produttori sono Tanzania, Mozambico e Ghana.
La palma da cocco si propaga per seme, si ricorre alle noci più mature e di buon sviluppo ottenute da piante con buone caratteristiche; la germinazione avviene a 1-2 mesi dalla semina. Le piantine all’età di sei mesi vengono trasferite in vivai nei quali si lasciano crescere per altri 3-4 anni ed in seguito si mettono a dimora. I sesti d’impianto sono in quadro, generalmente 9-10 m, con una densità compresa tra 100 e 120 piante/ha. La pianta entra in produzione a partire dal 6°-9° anno.
Gli interventi di potatura consistono nell’eliminazione delle foglie vecchie che hanno assunto un portamento pendulo in quanto possono favorire l’insorgenza di parassiti.I frutti, se lasciati maturare completamente, cadono a terra spontaneamente e pesano 1-2 kg, altrimenti la raccolta delle noci di cocco è effettuata staccando i frutti dall’albero a maturità.
In alcune zone del sud-est asiatico, a causa dell’altezza notevole delle piante, per effettuare la raccolta si ricorre a delle scimmie addestrate, che, se molto abili, sono in grado di raccogliere 7 noci in due minuti e 500 in una giornata intera. Una pianta produce mediamente 50 frutti all’anno, per cui tenendo conto dell’investimento ad ettaro la produzione si aggira intorno ai 10-12 q/ha all’anno.I prodotti utili che si ottengono dalla noce di cocco sono numerosi in quanto la drupa è avvolta da fibre che vengono impiegate per la produzione di cordami, stuoie e di involucri da imballaggio.
La copra è la parte più utilizzata della noce da cocco, infatti costituisce la parte edule destinata al consumo fresco, oppure può essere impiegata per la produzione della margarina di cocco, un olio vegetale ad alto punto di fusione usato in pasticceria come surrogato del burro; il pannello di copra, un sottoprodotto della lavorazione industriale, viene utilizzato per l’alimentazione del bestiame. Un ulteriore impiego è quello ornamentale nei giardini delle zone tropicali oppure la coltivazione in serra nei climi sfavorevoli come quello mediterraneo.La palma da cocco è colpita da molti parassiti, uno dei più temibili è il punteruolo rosso delle palme, un coleottero originario dell’Asia che si è diffuso nel Mediterraneo e si insedia anche su altre palme; le larve di questo insetto provocano il disseccamento delle foglie, l’unico metodo di lotta efficace è la mondatura, che consiste nell’eliminazione di tutte le parti vegetative colpite.
Le radici risultano molto sensibili ai marciumi radicali se il terreno è umido e freddo. Per aumentare la tolleranza ad alcuni parassiti si può ricorrere all’incrocio con le palme nane, caratterizzate da una buona resistenza ad alcune malattie ed, inoltre, sono autofertili.
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