Noce del Brasile - Bertholletia excelsa

Generalità

Il noce del Brasile appartiene alla famiglia delle Letichidacee, al genere Bertholletia ed alla specie excelsa. È un albero di dimensioni molto grosse, infatti può superare i 50 m d’altezza, estremamente longevo, può superare i 500 anni di vita, con un tronco avente un diametro di 1-2 m. Le foglie sono caduche, grandi, alterne, oblunghe, cuoiose, lunghe 20-40 cm e larghe 10-15 cm; le foglie vecchie diventano rosse in prossimità della caduta. I fiori sono di colore bianco crema, piccoli, con un diametro di 2 cm in fioritura, solitari o riuniti in pannocchie terminali. Il frutto è una capsula legnosa, detta anche pixidio, più o meno tondeggiante, avente un diametro di 10-15 cm ed un peso di 1-2 kg; il pixidio è dotato di una piccola apertura e contiene 15-24 noci triangolari, lunghe 4-6 cm, disposte a spicchi.

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Clima

La noce del Brasile cresce allo stato spontaneo nelle foreste dell’Amazzonia meridionale, comprese tra Brasile, Perù e Bolivia. In questi climi tropicali le temperature sono sempre elevate, difficilmente scendono sotto i 20 °C, e l’umidità relativa è prossima alla saturazione, grazie ad una piovosità continua ed abbondante che oscilla tra 1500 e 2500 mm all’anno; la noce del Brasile vegeta spontaneamente soltanto nelle aree in cui la stagione asciutta dura da 3 a 5 mesi.

La coltivazione in impianti industriali è molto rara, in alcune aree della Malesia i risultati sono stati poco incoraggianti; alcuni esemplari si trovano nei giardini botanici tropicali al di fuori dei luoghi d’origine.


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Biologia della pianta

La noce del Brasile è una specie autosterile, per cui necessita dell’impollinazione incrociata,operata da alcuni insetti imenotteri che, a differenza dell’ape comune e di altri pronubi, sono selvatici e si trovano soltanto nella foresta amazzonica dei luoghi di origine. La fioritura avviene a settembre, alla fine della stagione delle piogge, e si protrae fino a febbraio, con un picco nei mesi di ottobre, novembre e dicembre. Dopo la fioritura sono necessari 15 mesi per lo sviluppo del pixidio. I frutti maturano tra dicembre e marzo, periodo in cui si concentra la maggior parte delle precipitazioni; sulla stessa pianta ci possono essere sia fiori che frutti in diversi stadi di accrescimento. La pioggia gonfia l'epicarpo spugnoso del frutto che per il peso e l'azione del vento, cade al suolo. Dopo alcuni giorni, per effetto dell’attività di microrganismi ed insetti, le parti spugnose vengono degradate e rimane il guscio legnoso del frutto.

Il guscio viene rosicchiato dall’aguti, un grosso roditore presente nella foresta amazzonica, o dagli scoiattoli che si nutrono dei semi; questi ultimi vengono spesso nascosti in luoghi vicini nei quali germinano in 12-18 mesi originando numerose piante in spazi piuttosto ristretti.


Tecniche di coltivazione

I tentativi nella coltivazione della noce del Brasile non stanno andando a buon fine, oltre che in Malesia sono state sperimentate delle piantagioni nelle zone di origine ricorrendo alla tecnica dell’innesto in modo da anticipare la messa a frutto, che avviene al 10-12° anno raggiungendo produzioni elevate soltanto al 30° anno. L’innesto viene effettuato in campo sui semenzali a due anni dalla messa a dimora, con sesti d’impianto di 10 X 10 m. Mediante questa tecnica l’entrata in produzione avviene al sesto anno, però la produzione degli anni seguenti si aggira intorno a decine di kg per pianta, invece un albero sviluppatosi spontaneamente intorno al 30° anno produce 200-400 kg di noci. Per assicurare la presenza degli insetti impollinatori in prossimità della piantagione ci devono essere delle piante di orchidea, anche se rispetto all’ambiente forestale la biodiversità è fortemente ridotta, proprio per questo motivo gli alberi fruttificano al massimo soltanto negli ambienti naturali d’origine. Lo sviluppo di piante autofertili faciliterebbe la coltivazione del noce del Brasile in quanto non sarebbe più necessaria la presenza di questi insetti impollinatori.


Noce del Brasile - Bertholletia excelsa: Raccolta ed utilizzo

I frutti maturi cadono a terra in maniera spontanea, i pixidii sono raccolti dagli indigeni che da dicembre a marzo fanno un controllo periodico al di sotto degli alberi. Le capsule intatte vengono ammucchiate ed aperte con particolari lame; le noci possono essere vendute nei mercati locali o internazionali con o senza guscio. L’estrazione delle noci si esegue con delle macchine sgusciatrici dopo aver immerso i pixidii in acqua per un giorno intero ed in seguito ad una bollitura di 3-5 minuti per ammorbidire il guscio; la resa in sgusciato si aggira intorno al 30 %. La maggior parte della produzione viene inviata in Europa per l'industria alimentare. Le noci contengono il 65-70 % di grassi, per cui sono utilizzate anche per la produzione di olio commestibile. Una prospettiva futura consiste nel migliorare l’assistenza sociale nei confronti degli indigeni che raccolgono i frutti e lavorano negli stabilimenti di trasformazione, in quanto soggetti a malattie e mal pagati; per contro, le noci sui mercati spuntano prezzi elevati.


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