La palma da dattero è una specie dioica, per cui ci sono alberi maschili e femminili, l’impollinazione è anemofila ed entomofila e richiede lo stesso numero di piante maschio e femmina, mentre ricorrendo all’impollinazione artificiale il rapporto è 1:50. La scelta delle piante da cui prelevare il polline è molto importante in quanto questa specie è caratterizzata dal fenomeno della metaxenia, col polline che ha un’influenza su forma, pezzatura ed epoca di maturazione dei frutti. A partire da alcune piante maschili si possono ottenere frutti di quantità e qualità elevata.
5pcs Passiflora (Passiflora incarnata), pianta esotica semi frutto della passione Passiflora Edulis per giardino di casa 7 Prezzo: in offerta su Amazon a: 8,05€ |
La palma da dattero preferisce i climi subtropicali e temperati caldi, la pianta è in grado di sopravvivere a temperature di – 5 °C, ma per portare i frutti a maturazione sono necessari valori termici di 30-40 °C con una bassa umidità relativa. Nei climi caldo umidi l’albero presenta un ottimo sviluppo vegetativo fornendo però produzioni inferiori e di qualità scadente. L’esposizione migliore è in pieno sole; può essere impiegata come pianta ornamentale per il portamento slanciato ed il fogliame. In fatto di terreno è una specie adattabile, comunque predilige terreni fertili e, soprattutto, ben drenati. È una pianta originaria del nord Africa, ove è molto coltivata, come in Iran e in Iraq; la si trova anche in California, Messico e Spagna.
Le cultivar di palma da dattero sono molto numerose e sono raggruppate in tre gruppi: a frutti molli, semimolli e secchi. Le varietà a frutti molli danno i datteri migliori perché sono più saporiti, grandi e teneri. Le piante che danno origine a bacche semimolli sono le più produttive, sebbene la qualità sia inferiore rispetto a quelle del gruppo precedente. Le cultivar a frutti secchi sono quelle che producono maggiormente però forniscono datteri poco pregiati. I frutti più diffusi sono quelli appartenenti al secondo gruppo. Le cultivar maggiormente diffuse sono: Majhool, Deglet noor, Ameri e Deri.
Generalmente la palma da dattero non si propaga per seme in quanto dà origine ad alberi con caratteristiche dei frutti molto variabili. La moltiplicazione avviene mediante i polloni radicati che vengono emessi alla base del fusto, questi possono essere messi a dimora subito o dopo un anno trascorso in vivaio. Il sesto d’impianto maggiormente adottato è di 9 X 11 m, con una densità superiore alle 100 piante/ha. L’entrata in produzione di solito avviene al 6°-7° anno, nelle cultivar più precoci si possono ottenere i primi datteri già a partire dal quinto anno. Gli interventi di potatura consistono nell’asportazione dei polloni alla base del tronco, qualora non fossero prelevati per la propagazione, e delle foglie vecchie che hanno assunto un portamento pendulo in quanto possono favorire l’insorgenza di parassiti. La raccolta avviene per il taglio del grappolo fino a 10-15 anni di età, in seguito occorrono delle piattaforme per raggiungere le infruttescenze; dopo la raccolta i datteri vengono trattati come difesa da alcuni insetti. Il dattero è molto ricco di zuccheri, viene consumato in dessert o in dolci. La palma da dattero è poco soggetta ad attacchi di parassiti, uno dei più temibili è il punteruolo rosso delle palme, un coleottero originario dell’Asia che si è diffuso nel Mediterraneo e si insedia anche su altre palme; le larve di questo insetto provocano il disseccamento delle foglie, l’unico metodo di lotta efficace è la mondatura, che consiste nell’eliminazione di tutte le parti vegetative colpite.
La specie ha delle esigenze idriche piuttosto elevate, infatti vegeta bene soltanto nelle oasi, in prossimità di corsi d’acqua ed in zone in cui è possibile ricorrere all’irrigazione come la California. Nelle oasi del Marocco, da oltre 2000 anni, viene attuato un sistema di irrigazione a Khettara, che consiste in un insieme di canalizzazioni sotterranee, che seguono una pendenza leggera e corrono circa a 5 o 10 metri sotto la superficie del suolo, avente lo scopo di recuperare l’acqua derivante dalle poche precipitazioni annuali che altrimenti percolerebbe in profondità a causa dei terreni molto secchi non in grado di trattenerla.
COMMENTI SULL' ARTICOLO