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Le cultivar di mandorlo hanno un periodo di maturazione compreso tra l’inizio e la fine di settembre; le più importanti, dalle più precoci alle più tardive sono: Fra Giulio grande, Supernova, Tuono, Fascionello, Fellamosa, Pizzuta d’Avola, Ferragnes, Falsa Barese, Filippo Ceo e Genco (le ultime due sono autofertili). La maggior parte delle varietà sono autosterili, per cui necessitano di buone cultivar impollinanti a fioritura contemporanea.
I portainnesti più utilizzati sono il franco, il GF 677 (ibrido pesco-mandorlo) ed il PS A6 (ottenuto dal pesco). Il primo è idoneo alla coltivazione in asciutto e teme i terreni pesanti a rischio di ristagni idrici; si adatta su suoli poveri, sassosi, profondi, siccitosi e molto calcarei. Risulta suscettibile ai parassiti delle radici, quest’ultime si ancorano bene al terreno, è mediamente vigoroso, affine con le cultivar, le quali fruttificano bene se innestate su di esso; la pianta entra in produzione al 6-8° anno. Il GF 677 si adatta a terreni siccitosi e calcarei, purchè ben drenati; inoltre è molto vigoroso, induce una precoce entrata in produzione (al quinto anno) ed elevata produttività.Il PS A6 è un portainnesto molto impiegato negli impianti intensivi americani perché induce un minor vigore del GF 677; rispetto ad esso è meno resistente alla siccità e al calcare, induce una fioritura più precoce ed una maturazione anticipata. SAFLAX - Set per la coltivazione - Olivo - 20 semi - Olea europea Prezzo: in offerta su Amazon a: 9,75€ |
In Italia la coltura del mandorlo è sempre stata destinata alle aree marginali. Per i nuovi impianti di mandorlo la forma di allevamento adottata è il vaso a 4-5 branche, con l’impalcatura ad un'altezza minima di 70 cm da terra per permettere la raccolta meccanica; il sesto d’impianto consigliato è di 6 X 6 m (277 piante ad ettaro).
La maggior parte delle cultivar del mandorlo fruttifica tendenzialmente sui mazzetti di maggio, mentre alcune, tra cui Fascineddu e Texas, producono sia sui rami misti di un anno che sui dardi fioriferi. La potatura invernale è leggera e va effettuata tutti gli anni eliminando i succhioni, i rami secchi e qualche ramo misto.Tramite la concimazione sono apportati al suolo i principali elementi minerali, fondamentali per lo sviluppo e la produzione delle piante, quali l’azoto, il fosforo ed il potassio. La somministrazione di azoto va frazionata in 2-3 interventi: 30-50 kg/ha dopo la raccolta ed altrettante unità distribuite tra la fioritura e l’accrescimento dei frutti, evitando apporti in prossimità della maturazione. Il fosforo ed il potassio, rispettivamente 20-40 kg/ha e 100-200 kg/ha, generalmente si distribuiscono in autunno, mentre i microelementi possono essere apportati con la fertirrigazione.Il mandorlo, tra la fioritura e la raccolta, ha un fabbisogno di 150-200 mm di pioggia; l’irrigazione è prevista soltanto in impianti specializzati con utilizzo portainnesti poco resistenti alla siccità, mediante sistemi localizzati a goccia o a spruzzo.Le mandorle, in base alla loro destinazione, possono essere da tavola fresche o secche e, prevalentemente, da dolceria.
I frutti freschi vengono raccolti in anticipo, quando il mallo è ancora tenero e di gusto gradevole, mentre le mandorle secche si raccolgono prima della completa maturazione, con i frutti che cominciano a cadere ed il mallo, ormai secco, che inizia ad aprirsi. La raccolta avviene nel mese di settembre; in Italia si effettua manualmente facendo cadere i frutti con delle aste (abbacchiatura), mentre negli impianti intensivi spagnoli ed americani viene eseguita meccanicamente con degli scuotitori sulle branche e sul tronco. Le mandorle, una volta raccolte, devono essere separate dal mallo e poste ad asciugare al sole o in essiccatoi.I fitofagi vengono generalmente controllati dagli insetti utili; per favorirne la sopravvivenza è buona prassi tenere il terreno inerbito, in alternativa, impiegare prodotti biologici come il Bacillus thuringiensis. Nell’Italia meridionale bisogna fare attenzione al capnodio (Capnodis tenebrionis), un insetto che danneggia i mandorleti in asciutto scavando gallerie nei tronchi. Per la lotta si impiegano reti a forma di imbuto rovesciato, applicate alla base degli alberi in modo da catturare gli adulti; inoltre, con l’irrigazione, si crea un ambiente sfavorevole al fitofago. Le malattie che si insediano maggiormente sul mandorlo sono i cancri rameali, i marciumi radicali ed il marciume bruno dei fiori e dei frutti.
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