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Il pistacchio preferisce climi temperati caldi con lunghe estati asciutte in modo da concludere la maturazione dei frutti, i venti secchi in primavera penalizzano l’impollinazione; non teme le gelate primaverili vista la fioritura tardiva. È una pianta in grado di tollerare fortissime escursioni termiche, con punte estreme di 45 °C e – 30 °C. In fatto di terreno è una specie molto adattabile, infatti lo si trova nei terreni argillosi vulcanici dell’Etna, in quelli calcarei, aridi, ricchi di scheletro e salini, comunque assume un maggior sviluppo nei suoli a medio impasto, fertili e profondi.
Il pistacchio è originario dell’Iran, dove è coltivato su un altopiano ad un’altitudine di 1300 con una piovosità annua inferiore ai 300 mm; in Italia la sua coltivazione è praticata esclusivamente in Sicilia. AvoSeedo Kit regalo da Giardinaggio per Avocado Prezzo: in offerta su Amazon a: 16,48€ |
Le cultivar di pistacchio si distinguono tra loro in base alla forma della drupa, convessa o cilindrica col seme grosso ed al colore del seme, a pasta gialla o verde.
Tra le varietà a frutto cilindrico le più coltivate sono la Napoletana (a pasta verde), Agostara e Femminella, mentre fra quelle a frutto convesso si ricordano Fascinedda, Fastuca e Minnulara. Gli obiettivi del miglioramento genetico sono l’ottenimento di cultivar a maturazione precoce in modo da evitare le pioggie di fine estate, a fioritura contemporanea e resistenti ai parassiti più pericolosi.Il pistacchio si propaga per innesto su piante di almeno due anni di età. I portainnesti più utilizzati sono il franco, il terebinto (Pistacia terebinthus) che è quello maggiormente usato, caratterizzato da una lenta crescita però si sviluppa bene sui suoli siccitosi, il lentisco, Pistacia integerrima e P. atlantica, gli ultimi due sono caratterizzati da una rapida crescita. Attualmente si sta lavorando per ottenere portainnesti di vigore contenuto e in grado di adattarsi sia alla siccità che alla coltura irrigua.
La forma di allevamento principalmente adottata è il vaso libero, con le branche principali che si inseriscono sul fusto a 80-100 cm dal terreno, con sesti d’impianto variabili da 7 X 7 m e 6 X 6 m; negli impianti intensivi californiani le distanze si riducono fino a 5 m in quadro, con una densità di 400 piante/ha. In un impianto moderno le piante maschili devono essere presenti almeno per il 10% rispetto al totale. In Sicilia la potatura si effettua ad anni alterni, nelle annate poco produttive si effettua l’eliminazione delle gemme a fiore in modo da bloccare il ciclo dell’insetto Megastigmus pistacie e per esaltare la produzione dell’anno seguente; secondo questo metodo la pianta fruttifica ad anni alterni. Negli impianti estensivi siciliani la concimazione è eseguita con azoto, fosforo e potassio con integrazione di letame maturo, mentre in quelli californiani dotati di fertirrigazione si somministrano concimi complessi in primavera e l’azoto in estate. Il pistacchio è una pianta rustica che può essere colpita da alcuni parassiti, tra le malattie fungine si ricordano la septoriosi, l’alternaria e la ruggine; gli insetti più pericolosi sono il foragemma ed il Megastigmus pistacie, che danneggia i frutti.
La maturazione è scalare, per cui la raccolta viene eseguita in 2-3 riprese da fine agosto a fine settembre; le drupe di primo raccolto sono dette bianco o primo fiore e difficilmente non contengono il seme, mentre i frutti raccolti in un secondo momento, chiamati anche russi, presentano un minor pregio. Negli Stati Uniti si raccoglie meccanicamente in un’unica soluzione.
La produzione media è di 6-8 q/ha. Dopo la raccolta si effettuano operazioni di smallatura, togliendo il mallo col frutto che si mette ad asciugare, di sgusciatura e di pelatura, eliminando il tegumento seminale. I pistacchi vengono utilizzati sgusciati, pelati, spesso tostati e salati, in pasticceria, per gelati o per la produzione di salumi come la mortadella.
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