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Le cultivar di uva spina maturano da metà giugno a metà agosto, si distinguono tra loro in base alla colorazione della bacca che può essere giallo-verdastra, poco saporita, oppure rosso-violacea, dolce ed aromatica. Le varietà a buccia gialla più importanti, dalle più precoci alle più tardive sono: Careless, White Smith e Leveller; tra quelle a buccia rossa si ricordano Poorman, Rokula e Winham Industry. Sono state selezionate cultivar prive di spine e di taglia maggiore (alte 1,5-2 m), ottenute incrociando l’uva spina ed il ribes nero; le più importanti sono Jogranda, Josta e Jostine.
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Il periodo dell’impianto va da novembre a marzo, in un terreno precedentemente lavorato con un’aratura profonda 30-40 cm e l’apporto di letame maturo. Sulla fila si utilizza la pacciamatura con film plastico nero per prevenire il problema delle erbe infestanti. La concimazione azotata, in dosi di 100-120 kg/ha, va frazionata in tre interventi: due in primavera con azoto prontamente disponibile, uno in autunno per favorire l’accumulo delle sostanze di riserva. Il fosforo ed il potassio si distribuiscono in autunno o a fine inverno, rispettivamente con dosaggi di 80 kg/ha e 120-150 kg/ha; i microelementi possono essere apportati mediante la concimazione fogliare o la fertirrigazione. Ogni tre anni è buona prassi apportare sostanza organica al terreno. La pratica dell’irrigazione è importante in quanto l’uva spina ha radici superficiali, essa può essere a pioggia o a goccia.
I sistemi di allevamento più comuni sono il cespuglio, il ventaglio, il fusetto e, nel caso di piccoli impianti familiari, il cordone.
Il cespuglio è ottenuto lasciando 3-4 polloni, di cui ogni anno si elimina il più vecchio, sostituendolo con un nuovo pollone; gli altri polloni e i rami più orizzontali vanno ogni anno eliminati.Il ventaglio è costituito da tre branche con assenza di un tronco, è necessaria un’impalcatura di pali e fili per sostenere ed indirizzare i rami lungo la spalliera. La potatura viene fatta prevalentemente in giugno a verde, con una cimatura di tutti i nuovi germogli laterali alla lunghezza di cinque foglie; i ricacci al piede della pianta vanno asportati, lasciandone eventualmente uno in sostituzione di una branca. In inverno vengono tagliati i rametti male inseriti e quelli vecchi, in modo che siano solo quelli nuovi a produrre perché i rami di un anno danno frutti qualitativamente superiori rispetto alle branchette di più anni. I sesti d’impianto tra le file sono di almeno 3 m e sulla fila di 1 m. Il cordone va speronato a tre gemme con la potatura invernale, mentre con gli interventi in verde a metà giugno i germogli si raccorciano alla quinta foglia; le distanze sulla fila si aggirano intorno ai 30-40 cm.La maturazione dell’uva spina si protrae per 2-3 settimane, per cui la raccolta viene eseguita in 2-3 passaggi. Nel caso di forme di allevamento in controspalliera la raccolta è manuale con una resa oraria per persona variabile dai 10 ai 20 kg, mentre si esegue meccanicamente per scrollamento nel sistema a cespuglio. Le bacche sono prevalentemente impiegate per la preparazione di macedonie e gelatine, in minor misura si consumano direttamente.
È fondamentale mantenere un ambiente equilibrato dal punto di vista ecologico, in modo tale che il danno causato dai parassiti non abbia un’entità superiore rispetto alle soglie economiche d’intervento. L’uva spina, soprattutto quella rossa, è sensibile all’oidio, i trattamenti non si effettuano con lo zolfo perché è fitotossico causando arresto della vegetazione e cascola delle foglie, per cui si impiegano soltanto fungicidi antioidici specifici. Gli insetti più pericolosi sono gli afidi, le cocciniglie e la sesia; le larve di quest’ultimo scavano gallerie nei rami provocandone il disseccamento. Un mezzo di lotta consiste nell’eliminare e nel bruciare le branche colpite.
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