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La disciplina fitoterapica basa la propria azione, come abbiamo già detto, sulle piante e su tutti i derivati che da essa si possono estrarre, siano essi solidi o liquidi, da ogni sua parte (radici, foglie, fiori, stelo) a seconda di dove è contenuta la sostanza interessante e curativa. Una buona parte della fitoterapia (che molti, confondendosi, chiamano erboristeria, non sapendo che questa è invece la disciplina che classifica e conserva le piante in modo da poterle utilizzare al meglio) prevede l’utilizzo degli oli essenziali: con questa locuzione ci riferisce agli estratti liquidi delle piante, i quali, a causa della linfa e di altre proteine vegetali, assumono una densità ed una consistenza (anche nella trasparenza e nella colorazione) che ricordano l’olio che solitamente utilizziamo in cucina, e da qui il nome con cui sono definiti. Diciamo che gli oli essenziali, in una ipotetica scala di “concentrazione” del principio attivo che ci interessa, si pongono a metà tra l’estratto secco, il meno concentrato, e la tintura madre (di cui parliamo diffusamente in altri interessanti articoli di questo sito) che è il massimo della concentrazione, in quanto viene utilizzata in gocce con dosatore.
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Tra i moltissimi oli essenziali che la biblioteca della fitoterapia può offrire al nostro organismo, in questo articolo abbiamo deciso di analizzare e conoscere l’olio di iperico: questo olio essenziale viene ricavato da una pianta spontanea e diffusissima anche su più continenti, molto soprattutto nella regione mediterranea (e quindi in Italia) per via del clima mite e favorevole alla proliferazione. Infatti l’iperico è una pianta arbustiva spontanea, ovvero non viene coltivata appositamente (ma può essere fatto a livello industriale) bensì cresce nei prati e nei terreni incolti, spesso nei pressi della pianta di edera, proprio come suggerisce l’etimologia del suo nome, che deriva dal greco antico e che vuol dire esattamente “sotto edera”. L’olio di iperico viene utilizzato in soluzione per alleviare i fenomeni di depressione; detto così sembra che si stia millantando, ma in realtà ci sono eminenti studi scientifici che dimostrano come l’effetto dell’iperico sia molto positivo nel processo di guarigione da forme non gravi di depressione, come quelle femminili dopo parto o in coincidenza con la gravidanza, ma anche forme generiche di medio-bassa entità depressiva. Entrare nel merito scientifico di cosa e come va ad agire sui complessi meccanismi della mente umano è lontano dallo scopo di questo breve trattato, però è interessante sapere che si sta studiando proprio come l’iperico ed i suoi derivati agiscono per produrre farmaci migliori.
I processi che permettono agli addetti ai lavori di estrarre le sostanze positive dalle piante per poter aiutare il nostro organismo a funzionare meglio e/o a curare alcuni malesseri anche di media entità sono molto vari e dipendono fondamentalmente da quale si è scoperta essere la forma più redditizia per assumere le sostanze positive di quella pianta; ad esempio, per la camomilla si è capito che l’estratto secco è in assoluto il modo migliore per assumerla (posto in acqua calda rilascia i principi attivi che formano la camomilla da bere), mentre per esempio per l’iperico si sa che l’olio è un ottimo modo per assumerne le sostanze agenti sulla depressione. In realtà questo è anche un modo per poter meglio celare a pazienti non intenzionati a curarsi (proprio a causa della subdola malattia in questione) l’assunzione, in quanto qualche goccia può essere aggiunta al cibo o a qualche bevanda dal sapore forte, senza creare casi ed ulteriori tensioni nell’ambito di un processo di guarigione già di per sé complicato. A seconda della concentrazione dell’olio va definita la modalità e la quantità da assumere.
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