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Una delle tecniche più avanzate ma anche più interessanti ed efficaci è quella dell’innesto: si tratta di prelevare un ramo da una pianta particolarmente qualitativa (si può trattare di un albero da frutto particolarmente produttivo e con frutti di qualità oppure di una pianta da fiore con quel ramo su cui nascono i fiori migliori) ed innestarlo su un’altra pianta opportunamente sagomata perché questa inglobi il ramo “di qualità” in modo che continui a produrre ottimi elementi, qualunque essi siano. Sembra un qualcosa tipo Frankenstein, ma in realtà è una pratica comunissima soprattutto nelle colture dei frutti; bisogna sapere infatti che per esempio un pesco se nasce dal nocciolo di pesca interrato, sarà “selvatico” come si dice comunemente e quindi non produrrà frutti di qualità e saranno in piccolissimo numero. Però come base per l’innesto di un ramo di pesco fruttifero andrà benissimo, ed è così che sia nella frutta, nella vite e in tante altre specie vegetali è questa tecnica a portare avanti coltivazioni di qualità e ad amplificare la loro diffusione dovunque sia possibile che crescano in buone condizioni. Però c’è bisogno della tecnica giusta per ogni pianta, è un requisito fondamentale.
L’albicocco è una diffusissima pianta da frutto che fornisce dei frutti dolcissimi e saporiti con cui tante persone amano confezionare torte o produrre marmellate, oltre che ovviamente mangiare come frutta. Anch’esso, come ogni albero da frutto, ha bisogno di essere innestato e per questo motivo senza questa tecnica sarà quasi impossibile veder crescere belle piante fruttifere. C’è da dire che la pianta di albicocco non è forse la migliore specie su cui esercitarsi se non si è già pratici degli innesti, in quanto esso non digerisce molto bene l’innesto ed in generale tutti i trattamenti dell’uomo, come anche la potatura (somiglia nel comportamento un po’ al ciliegio); per esempio esso non tollera gli innesti a spacco ma preferisce solo una tecnica, quella dell’innesto a triangolo (esistono altre denominazioni per definirlo, una per ogni zona, ma abbiamo scelto la più comune e generale). Innanzitutto bisogna sapere che l’innesto dell’albicocco va effettuato alla prima comparsa di gemme sul ramo da innestare, quindi nel periodo che va dalla fine di febbraio all’inizio di marzo. Se in questi giorni il freddo è ancora intenso allora sarà bene coprire l’innesto con una busta di plastica con qualche forellino per il passaggio dell’aria, e rimuoverla solo ad innesto attecchito o comunque quando la temperatura sale decisamente.
La tecnica a triangolo prende il nome dal taglio che va effettuato sul portainnesto, ovvero sulla pianta ospitante, il nostro albicocco; si effettuano due incisioni sulla corteccia per formare una T, i cui margini interni si apriranno per accogliere il ramo d’innesto la cui terminazione sarà sagomata proprio per entrare in questa incisione particolare. Dopo aver posizionato l’innesto, i margini della T vanno richiusi e va tutto fissato senza aver paura di esagerare con le dosi di nastro e soprattutto del mastice specifico per gli innesti (che ci può trovare presso ogni rivenditore fornito di giardinaggio, tipo i vivaisti), il quale avrà un ruolo determinante nei primi giorni dopo l’operazione nell’evitare che penetrino agenti patogeni nella pianta e soprattutto nell’aumentare la velocità di cicatrizzazione della ferita della pianta. Riportiamo ora il fatto che ci sono delle sperimentazioni in atto di innesti di albicocco su portainnesto di susino; i primi risultati dicono che non c’è rigetto, ma che anzi la qualità delle albicocche migliora ed il loro sapore ne giova dell’influenza. Volendo provare vi consigliamo sempre la tecnica suddetta del triangolo, con taglienti puliti ed igienici e mastice in abbondanza.
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