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La mosca bianca è un insetto originario dei paesi subtropicali, ma esistono anche specie provenienti dalla zone temperate. L’insetto appartiene alla famiglia delle Aleyrodidae e comprende diverse specie di insetti, con differenti capacità parassitarie. Dal nome scientifico della famiglia di appartenenza, deriva anche l’altro nome comune delle mosche bianche, chiamate anche aleurodidi. L’insetto predilige sia le piante all’aperto che le coltivazioni in serra. Non disdegna nemmeno le specie appartenenti alle angiosperme, cioè le piante a fiore che notoriamente decorano i nostri balconi ed i nostri giardini. La capacità della mosca bianca di parassitare quasi tutte le piante deriva proprio dallo sviluppo della polifagia, a cui abbiamo accennato al precedente paragrafo. L’insetto adulto è molto piccolo, in genere non supera i due millimetri e mezzo. Il dorso è ricoperto di ali candide, mentre il corpo è giallo. Morfologicamente la mosca bianca è simile alle comuni mosche nere, ma in realtà si tratta di due insetti completamente diversi. Questi ultimi appartengono all’ordine dei Ditteri e nello stadio larvale hanno l’aspetto di un vermicello bianco, mentre la mosca bianca viene classificata nello stesso ordine degli afidi. Lo stadio larvale di questo insetto è quello della neanide, una larva dal corpo ovale, trasparente e con zampette piccolissime. L’attività parassitaria viene esplicata sia dalle larve che dall’insetto adulto.
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Le mosce bianche possono infestare qualsiasi tipo di pianta. Prediligono sia quelle in serre che quelle all’aperto. Ad essere attaccate dalla mosca bianca sono, indifferentemente, piante destinate alla produzione agricola e piante ornamentali. Tra le prime ricordiamo le leguminose, le solanacee, i meloni ,i cavoli,i cetrioli,i pomodori, l’olivo, il fico e gli agrumi. Tra le seconde, la dalia, il rododentro, la primula, il caprifoglio e l’azalea.
Esistono diverse specie di mosca bianca. Quelle delle aree temperate sono le meno pericolose, mentre quelle subtropicali hanno un’elevata capacità di infestazione. La diffusione della mosca bianca di origine subtropicale, nelle nostre colture, si è avuta a causa dei progressivi aumenti della temperatura e dell’umidità, che hanno creato un ambiente favorevole per la riproduzione di questo insetto. Gli agrumi, ad esempio, sono colpiti da una specie di mosca bianca chiamata fioccosa, dal nome scientifico dell’insetto, Aleurothrixus floccosus. Nelle coltivazioni in serre, invece, trova il suo habitat ideale un’altra temibile specie di mosca bianca, appartenente al genere Trialeurodes vaporarium, nota anche come “mosca bianca delle serre”.
Le piante attaccate dalla mosca bianca non subiscono deformazioni evidenti dell’apparato vegetale, che solo dopo l’infestazione estesa, inizia a cambiare colore. L’insetto attacca la pagina inferiore delle foglie, dove con un apparato boccale molto appuntito succhia la linfa vegetale. Man mano che l’infezione procede, la mosca bianca è in grado di parassitare tutte le altre parti della pianta ospite. A succhiare la linfa delle foglie sono sia gli insetti adulti che le neanidi. I primi segni dell’infezione da mosca bianca sono evidenziati da macchie gialle o bianche sulle foglie. Altri sintomi sono correlati alla trasmissione di malattie da funghi, virus e batteri che vengono inoculati alla pianta tramite l’apparato boccale dell’insetto. Alcune specie di mosche bianche possono provocare alla pianta dei sintomi più specifici e facilmente evidenziabili. La mosca bianca fioccosa degli agrumi, ad esempio, nella fase larvale, rilascia sulle foglie dei filamenti bianchi simili a fiocchi di neve. Altro segno di infezione da mosca bianca, la presenza di melata sulle foglie. La melata è una sostanza espulsa dall’apparato escretore dell’insetto e deriva dalla fermentazione delle sostanze zuccherine di cui la mosca bianca si nutre. La melata si presenta come una sostanza gelatinosa che ricopre le foglie colando anche sulle altre parti della pianta. La melata rende la specie colpita suscettibile ad infezioni funghine. Attratti dalla melata, alcuni funghi depositano sulle foglie una sostanza fuligginosa che provoca una malattia chiamata fumaggine. Alcune piante coltivate, come il pomodoro e la lattuga, dopo l’attacco della mosca bianca possono sviluppare anche malattie virali e batteriche trasmesse proprio dall’apparato boccale dell’insetto. La mosca bianca delle serre viene considerata il principale veicolo di trasmissione del virus Tomato chlorosis, che causa il giallume e la clorosi delle foglie del pomodoro.
La prevenzione degli attacchi della mosca bianca avviene evitando o limitando le condizioni ambientali che attirano l’insetto. Questo parassita, come già detto, predilige i climi caldi e umidi. In inverno, infatti, non potendo infestare le piante all’aperto, preferisce attaccare quelle in serra. Le piante da giardino, invece, rischiano di essere colpite dalla mosca bianca nella tarda primavera o in estate, specie in condizioni di rialzo della temperatura e di elevata umidità. Alcuni accorgimenti colturali possono evitare il manifestarsi dell’insetto. Le piante da giardino si devono coltivare su aree ben ventilate e arieggiate. Le specie in vaso si possono spostare nelle zone del giardino che presentano le suddette condizioni di arieggiamento. Bisogna anche evitare i ristagni idrici, dosando correttamente la quantità di acqua per irrigare. Molte piante, in estate, necessitano di grandi quantità di acqua per non seccarsi e se il terreno è poco adatto, i ristagni idrici sono inevitabili. In questo caso, per far assorbire immediatamente l’acqua in eccesso, si può distribuire sulle piante della farina di rocce. La sostanza è facilmente acquistabile nei vivai e in altri negozi che vendono terriccio per giardino.
La lotta alla mosca bianca è complessa e molto complicata. La difficoltà nel debellare questo insetto sta nell’elevata resistenza delle larve ai trattamenti chimici. Per essere sicuri di aver eliminato ogni traccia di mosca bianca, bisogna agire sull’insetto adulto. Tuttavia, i preparati chimici di ultima generazione consentono di intervenire anche sulle neanidi. I preparati chimici usati per combattere la mosca bianca, sono tantissimi, circa una quarantina. Tra questi spiccano i piretroidi, prodotti derivati dal piretro, sostanza naturale che si ricava da alcuni fiori. Il piretro naturale si è però rivelato inefficace per debellare le larve ed è per questo che in commercio sono stati introdotti i piretroidi di sintesi, ottenuti da sostanze chimiche simili al piretro, ma con effetti potenziati. I piretroidi di sintesi sono a base di piperonilbutossido, che agisce per circa cinque giorni provocando nell’insetto una reazione neurotossica che ne paralizza le gambe, la testa e le antenne. Il prodotto va applicato preferibilmente la sera o nelle ore meno calde del giorno, ogni tre, quattro giorni. Per una maggiore efficacia, il fitofarmaco deve irrorare tutta la pianta. L’irrorazione su larga scala viene spesso effettuata tramite attrezzi a pressione. Efficace contro la mosca bianca anche il piretro integrato, un pesticida composto in parte da piretro naturale e da piretro di sintesi. Per potenziare l’efficacia del prodotto integrato si possono aggiungere anche soluzioni a Ph acido. In ogni caso, per non sbagliare, bisogna seguire attentamente le istruzioni riportate nella confezione di acquisto del prodotto, facendo attenzione a non superare le dosi consigliate, che possono inquinare le piante e l’ambiente. Altri prodotti chimici per combattere la mosca bianca sono venduti in spray. Hanno sempre effetto neurotossico, ma con conseguenze diverse in base allo stadio di sviluppo dell’insetto. Quello adulto muore per paralisi, la larva per asfissia. La distribuzione dei fitofarmaci sulle piante colpite avviene tramite irrorazione, spruzzo o fumigazione. La terza operazione è molto tossica perché prevede la distribuzione di una maggiore quantità di prodotto chimico. Si ricorre alla fumigazione quando sulla pianta si sono manifestati accumuli di melata o di fumaggine. Queste sostanze rendono inefficaci i prodotti distribuiti a spruzzo o per irrorazione. La fumigazione viene praticata per le colture in serre, inalando una miscela gassosa di pesticidi. L’operazione va effettuata prima dell’impianto colturale della pianta, per non rendere tossici anche i frutti destinati al consumo umano.
La lotta biologica contro i parassiti delle piante è certamente la più rispettosa dell’ambiente e della salute umana. Anche per le mosche bianche esistono dei rimedi naturali di lotta. Alcuni imenotteri sono efficaci per debellare le neanidi della mosca. Le larve si possono distruggere ricorrendo ad una vespa che si chiama Encaria formosa. Questa deposita le uova sulle neanidi della mosca bianca, che vengono divorate dopo la schiusa. La vespa predatrice della mosca bianca si deve usare in ambienti caldi e soleggiati, per cui è meglio ricorrere a questa soluzione nel periodo estivo. Un’altra specie di vespa predatrice, Cales noaki, distrugge, invece, le larve della mosca bianca fioccosa.
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