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Probabilmente la bellezza e il fascino dell'oleandro catturano molti animi, sia amanti del gardening che semplici osservatori. Ciò che però si ignora è che l'oleandro è velenoso in ogni parte di cui è composto: rami, foglie e fiori contengono (insieme ad altri principi tossici) l'oleandrina, una potente tossina che agisce sul sistema cardio-circolatorio e sull'apparato digerente. Se accidentalmente si ingeriscono parti della pianta o della sua linfa, si verificano attacchi di vomito, dolori addominali, sudorazione, aritmia e arresto cardiaco. A contatto con la pelle, invece, può provocare irritazioni. Per questo motivo la pianta va tenuta lontana da bambini e animali domestici, prestando particolare attenzione durante il periodo della potatura. Di seguito alcuni consigli da seguire per evitare di entrare in contatto con il veleno di questa splendida ma pericolosa pianta.
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L'oleandro richiede un'accurata potatura annuale, poichè, dato anche il suo portamento irregolare, tende a crescere molto e ad assumere forme bizzarre. Il periodo migliore per potare l'oleandro è l'autunno, con l'assenza di fiori. Per prima cosa bisogna procurarsi dei guanti, possibilmente usa e getta, ma molto resistenti. Le cesoie ed altri eventuali attrezzi saranno destinati solo alla potatura di questa pianta e mai usati senza averli prima lavati, sterilizzati e aver indossato i guanti. Durante i tagli, evitare di avvicinarsi troppo con il volto; sovente accade che zampilli della linfa, che può facilmente finire negli occhi o in altre parti scoperte del viso. Tutti gli attrezzi vanno custoditi con cura e lontano dai bambini e persone inesperte. I tagli si effettuano a circa 10 cm dalla base del ramo da eliminare. In questo modo, oltre a tagliar via il rametto superfluo, determineremo anche il portamento dei futuri rami. Attenzione però, mai tagliare i rami dell'anno corrente, perchè essi ci daranno nuovi fiori in primavera; si tagliano soltanto quelli dell'anno precedente, dato che non daranno più fiori.
Sebbene l'oleandro sia tossico per quasi tutti gli animali, c'è un grazioso esserino che ha fatto di questo veleno la sua principale fonte di nutrimento. La Daphnis nerii è una bellissima falena nota con il nome comune di Sfinge dell'Oleandro. Piuttosto rara e localizzata, questa falena migratrice depone le uova sulla pagina inferiore delle foglie di oleandro. Appena nati, i bruchi già cominciano la loro instancabile attività nutrendosi delle foglie, che non risultano affatto tossiche e, anzi, rappresentano la sola essenza botanica di cui si nutrono. Infatti l'epiteto "nerii" che compone il nome scientifico della falena, deriva proprio dal termine latino Nerium che vuol dire appunto oleandro. Anche il colore dei bruchi e delle ali della falena adulta richiamano le tinte dell'oleandro (varie tonalità di verde e marrone).
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