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Al di là dei problemi ambientalistici, i cui effetti maggiormente tangibili sono ancora allo studio in quanto non si è capito il loro reale impatto (si è sempre in un limbo dalla forbice amplissima, tra la catastrofe imminente e problemi irrilevanti e trascurabili), ciò che balza molto all’occhio sono le estinzioni di specie viventi causate dalla modifica e dallo sfruttamento esagerato che l’uomo fa dell’ambiente che lo circonda. Ragionando sul problema è da rabbrividire il fatto che la natura ha impiegato milioni e milioni di anni per perfezionare l’evoluzione e le caratteristiche di una determinata specie animale o vegetale e l’uomo, forte della sua arroganza, può impiegare anche un solo decennio per provocarne una irrimediabile estinzione. E’ questo ad essere terribile, le estinzioni sono irrimediabili, non si può tornare indietro. Fine, caput. Ed ogni specie animale, vegetale o di insetto che sia porta con sé un bagaglio storico, culturale e potenziale enorme, che niente e nessuno ha il diritto di cancellare con un colpo di spugna istantaneo (perché anche cinquanta anni sono un istante rispetto ai milioni di anni delle ere geologiche).
Nel panorama delle estinzioni, oggi parliamo di alcune specie vegetali che sono a rischio, ed in particolare di quelle appartenenti al genere Orchidea. L’orchidea è una pianta erbacea che è diffusa in tutto il mondo per via dei suoi fiori, caratterizzati da forme ardite e particolarmente decorativa, grazie a colori vivaci e ad un profumo mai banale. Esse sono apprezzatissime per arredare vari angoli di abitazioni ed altri luoghi pubblici, anche perché hanno una certa qual adattabilità al microclima dei nostri interni abitati. Nella vastità delle oltre duecentomila (!) specie appartenenti al genere Orchidea, ce ne sono alcune che sono nominate nel gruppo delle orchidee rare: ciò vuol dire che la loro presenza in natura è estremamente limitata, e pertanto ogni esemplare naturale è severamente protetto contro la raccolta ed ogni altro tipo di “tocco”. In realtà, a differenza di ciò che accade con gli animali, le leggi sulla tutela delle specie vegetali a rischio di estinzione sono nazionali, e ciò accade anche perché – ad esempio – una orchidea rara in Italia (ovvero che in Italia in natura è presente in pochissimi esemplari) può essere tutt’altro che rara in Turchia o in qualsiasi altro Paese del mondo, che presenta un diverso clima e diversa storia.
Sulla scia del discorso iniziato nel precedente paragrafo, l’unica specie di orchidea rara protetta in Italia (perché quindi è l’unica presente in natura con numeri bassi) è la Cypripedium calceolus. Per le leggi che vigono alla data odierna, prelevare anche solo un fiore o una foglia di questa specie sul suolo italiano è un reato perseguibile penalmente, alla stregua del bracconaggio per gli animali. Ovviamente non esiste questo fenomeno nel mondo vegetale, anche perché tanti studi scientifici hanno dimostrato come una orchidea prelevata in natura per essere tenuta in cattività è destinata ad una morte rapida o, nelle migliori ipotesi, ad una crescita arrestata. Ed allora come si può possedere una orchidea rara? Un attimo: le leggi prevedono che gli scambi ed il commercio di orchidee rare allevate in cattività sia totalmente legale, pertanto sono frequentissime le manifestazioni, le fiere, le mostre che mirano a far conoscere alcune delle specie più belle, esotiche e rare al mondo di orchidee, alimentando anche un discreto commercio tra i tanti appassionati. Con questi mezzi si può notare (e già succede) che una specie può risultare totalmente estinta in natura, pur continuando a vivere in numerosi esemplari sparsi per il mondo in cattività.
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