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Il giardinaggio, pur se speciale perché ci avvicina alla natura che noi portiamo indelebilmente nei nostri geni (oltre che nel nostro passato), è pur sempre una passione, un hobby che necessita di regolo, strumenti, conoscenze per essere effettuato bene. Ebbene, la cosa bella è che gli hobby sono soddisfacenti perché ci insegnano facendo, dilettando corpo e mente, distraendoli dalle preoccupazioni quotidiane e divertendoci. Ma cosa c’è da imparare nel giardinaggio? Beh, per coloro che non conoscono questo fantastico mondo del “pollice verde” (così come viene chiamata simpaticamente questa passione) la risposta sarà “nulla”, perché in molti/troppi credono che il giardinaggio sia annaffiare una pianta ed aspettare che cresca. E’ anche questo, signori, ma anche per questo ci vuole tecnica, fidatevi! Nell’ambito del giardinaggio le tecniche da conoscere sono tante e soprattutto bisogna sapere molto bene quando applicarle, ovvero la tempistica rispetto al ciclo di vita delle piante ed a quello delle stagioni, ovvero al ciclo climatico in cui viviamo. Tutto ciò che si deve conoscere è frutto di esperienza secolare nella cura delle piante, ed è facile da imparare se si ha la passione per farlo, oltre che estremamente appagante in quanto buona padronanza delle tecniche comporta di certo buoni risultati.
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Tra le tante importanti tecniche del giardinaggio, di fianco all’annaffiatura, alla concimazione, all’innesto ed al travaso, c’è la fondamentale tecnica della potatura: visto che questo è un termine comune ed utilizzato anche in altri campi, potare vuol dire eliminare alcune parti della pianta per donarle più forza e quindi farla crescere meglio. Intuitivamente si può capire come le parti da potare, ovvero eliminare, siano quelle malate o quelle più vecchie ed improduttive (se si tratta ad esempio di una pianta da frutto); questo discorso è giusto e valido, ma proprio perché la potatura non è una tecnica banale, si deve sapere che solo esperienza e conoscenza sanno dire quali sono i rami e le parti della pianta in generale da eliminare per farle dare il meglio, non per forza quelle malate e più vecchie. Esempi? L’ulivo: questa pianta diffusissima in Italia ha lo scopo di produrre le olive con cui produrre il pregiatissimo olio; in questo caso non va potato né il ramo più vecchio e né quello più giovane, perché i primi devono offrire il portamento a tutti gli altri, giovani e freschi, che possono produrre belle olive. Quindi, nel caso, i rami da potare sono quelli medi che troviamo all’interno della pianta (anche per una questione di migliorare l’aerazione).
Il gelsomino è una pianta da fiori molto utilizzata per arredare giardini, terrazzi, pergolati perché dotata di una fioritura abbondante, colorata e molto apprezzata. Si tratta di una pianta dal carattere rampicante nella maggior parte delle specie più diffuse, quindi si tratta di un caso in cui la potatura è fondamentale per la crescita corretta della pianta stessa. Non solo, al contrario dell’esempio precedente, la nostra potatura non ha come scopo primario quello di rafforzare la pianta per farle avere una migliore produzione di frutti. Per il gelsomino (ma è così praticamente per tutte le piante) si devono distinguere due tipi di potature, quella formativa che è da attuare nei primi anni di vita e punta a tagliare la pianta nei punti giusti per darle la forma desiderata, e quella di mantenimento che si attua nei successivi anni di vita per fare in modo che la pianta mantenga gli standard raggiunti. In ogni caso, per una pianta rampicante come il gelsomino, si punta a tenere ramificato fin dal basso l’esemplare, in modo che presenti una schiera di fiori unica e non che parte da una certa altezza. In seguito, vanno eliminati rami troppo vecchi e legnosi (poco verdi) perché producono poca infiorescenza (caso piuttosto comune ma è certo che nel gelsomino è così).
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