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Il lauroceraso è una pianta che si riproduce sia per seme che per talea. Optando per la prima soluzione ci vorrà del tempo, poiché i semi vanno piantanti in inverno, avendo cura di creare per loro un semenzaio idoneo. Quando le piantine avranno raggiunto un’altezza di circa 10 cm si potranno trasferire in vasi più grandi. Spesso accade che i semi restino in uno stato dormiente se le condizioni sono sfavorevoli, quindi è bene informarsi sugli esatti parametri di accrescimento. Più semplice è la riproduzione per talea. All’inizio dell’autunno bisogna recidere dalla pianta madre un rametto di circa 15-20 cm di lunghezza. Va piantato in un vaso con substrato di torba e terriccio universale, stando bene attenti a mantenere costante l’umidità e tenendoli al riparo dalle intemperie. Si consiglia di piantare diversi rametti, poiché non tutti attecchiranno. La radicazione avviene in capo ad un mese, ma solamente dopo 3-4 anni si potranno trasferire le piante dai vasi al giardino. Questo lungo processo è utile per ottenere piante di lauroceraso forti e soprattutto folte.
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La coltivazione e cura di una siepe di lauroceraso in definitiva richiede pochi accorgimenti, dato che resiste molto bene al freddo e al caldo eccessivo. Una volta piantato in giardino, il lauroceraso ha bisogno di tempo (talvolta diversi anni) per diventare folto e rigoglioso. Se si vuole ottenere una siepe lungo una staccionata, le piante di cui sarà composta vanno messe a distanza di circa un metro l’una dall’altra e ad una eguale profondità. Il fondo sarà costituito, oltre che da terriccio universale, da materiale drenante come pozzolana (questo per impedire dannosi ristagni di acqua). La potatura si effettua due volte all’anno per le siepi più anziane (giugno e settembre), mentre fino a quattro volte per le piante giovani. Questo, per favorire l’accrescimento dei rami e rendere più folta e robusta la siepe. Attenzione: le potature non vanno mai fatte in inverno, poiché si compromette in questo modo la fioritura primaverile. Il lauroceraso è una pianta che ha bisogno di irrigazioni frequenti, ma teme i ristagni d’acqua alle radici e sulle foglie.
Sebbene il lauroceraso appartenga ad un genere di piante da frutto commestibili (come il ciliegio, il pruno, l’albicocco), è velenoso in tutte le sue parti. La pericolosità è data dall’alta concentrazione di acido cianidrico, da cui deriva il cianuro, altamente pericoloso per l’uomo e gli altri animali. L’ingestione accidentale del lauroceraso provoca nausea, vomito, vertigini, coliti, allucinazioni, cefalea, aritmia e può portare alla morte per arresto cardiaco. L’ingestione di dieci bacche è letale per un bambino, mentre ne bastano circa cinquanta per uccidere una persona adulta. L’unica parte non velenosa sembra essere la polpa del frutto, utilizzata in passato per la cura del catarro di altre patologie legate all’apparato respiratorio. Oggi giorno non è più utilizzato ed è sconsigliato l’uso a scopo terapeutico senza un’approfondita conoscenza della pianta.
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