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Le orchidee sono pianta erbacee perenni, cioè piante che possono vivere per più di due anni. Presentano foglie intere, lineari e talvolta con struttura carnosa o tubolare, da cui si sviluppano dei tuberi a forma appiattita che immagazzinando riserve di sostanze nutritive. I fiori sono composti da tre petali e tre sepali, con colori che vanno dal rosso, al giallo, al lilla e al viola, in base alla varietà. Esistono orchidee a fiore unico e a fiori piccoli riuniti a grappoli. La caratteristica più importante delle orchidee sono le radici, anche se comunemente tutte ne apprezziamo maggiormente i fiori. Nelle orchidee subtropicali, la parte radicale è aerea, cioè esterna al terreno. Questa struttura permette alla pianta di assorbire l’umidità dell’aria condizionandone le esigenze nutritive. Le radici dell’orchidea si possono sviluppare tra la base delle foglie o in mezzo all’apparato fogliare. Esistono varietà di orchidea in cui le radici si sono adattate a vivere sul terreno o sul terriccio dei vasi. L’apparato radicale dell’orchidea, quando viene invasato, ha la straordinaria capacità di aggrapparsi tenacemente al substrato e di non staccarsi molto facilmente. Questo condiziona fortemente le operazioni di rinvaso, che effettivamente non sono molto frequenti per quanto riguarda l’orchidea. Per conoscere meglio come coltivare le orchidee, bisogna sapere anche che queste piante hanno bisogno di luce, ma non intensa e necessitano del giusto grado di umidità, ma senza eccessi. Questa peculiarità potrebbe far considerare le orchidee come delle piante troppo esigenti, in realtà si tratta di specie abituate ad avere il giusto, ma senza eccessi. Come fare a capire le corrette necessità di luce e di temperatura di queste piante? Semplice: basta imparare a coltivarle e ad averne amorevole cura.
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Le orchidee vengono solitamente regalate in vaso. Si tratta di piante che possono anche non essere mai rinvasate. La necessità del cambio di vaso si presenta in caso si crescita eccessiva della pianta e di dimensioni del vaso troppo ristrette. Il periodo adatto per il rinvaso è immediatamente dopo la fioritura. Prima di staccare la pianta dal vecchio vaso bisogna procedere a staccare delicatamente le radici. L’operazione sarebbe impossibile se non si procedesse prima a bagnare il substrato del vaso, seccatosi a causa dell’attività di assorbimento delle radici stesse. La bagnatura del terriccio rende le radici più morbide e più facili da staccare. Se le radici dovessero continuare a rimanere ben saldate al terriccio, è consigliabile immergere per mezz’ ora il vaso in acqua tiepida. Se nemmeno questo dovesse funzionare, è meglio rompere il vaso che tagliare le radici. Dopo il distacco della pianta dal contenitore, andranno eliminate le parti vegetali secche o marce. Il rinvaso può essere anche l’occasione per moltiplicare l’orchidea prelevando nuovi germogli dal fusto. Questo sistema di propagazione della pianta ( talea) farà sviluppare un’orchidea del tutto identica alla pianta madre.
Il terriccio dell’orchidea è generalmente inerte, cioè senza sostanze nutritive. In alcuni casi si può scegliere un terriccio ben fertilizzato, questa scelta, però, farà ridurre sensibilmente la frequenza delle concimazioni. Il terriccio ideale per l’orchidea deve garantire il giusto livello di umidità alla pianta e deve favorire l’assorbimento dell’acqua, in modo da non farla ristagnare sulle radici. I terricci per orchidea comprendono vari materiali, da quelli vegetali e organici, a quelli inerti. Quando ci regalano un’orchidea in vaso, si trova di tutto: pezzi di polistirolo, pietre, lana di roccia, argilla espansa. Questi materiali evitano il contatto delle radici con l’acqua che rimane separata nel fondo del vaso, in modo da creare un substrato asciutto e ben drenato. Altri terricci per orchidea possono essere lo sfagno ( muschio), torba di sfagno ( muschio morto), foglie di faggio e rocce vulcaniche.
Il concime va distribuito con il terriccio umido. Per le orchidee si possono usare concimi liquidi idrosolubili, da somministrare per via radicale o fogliare. In entrambi i casi la somministrazione avviene tramite l’acqua per le innaffiature. Durante il risveglio vegetativo l’orchidea non va né innaffiata e né concimata. Questo accorgimento evita la marcescenza dei nuovi germogli. Quando questi ultimi avranno completato il loro sviluppo, si potrà concimare ed innaffiare. La quantità ideale di concime per le orchidee è di circa un grammo ogni litro d’acqua per concimazioni mensili,e di mezzo grammo ogni litro d’acqua per concimazioni quindicinali. Nei terricci già fertilizzati, la quantità di concime va opportunamente dimezzata. Il rapporto dei vari elementi nutritivi da fornire alle orchidee cambia in base al periodo di sviluppo della pianta. L’azoto sarà maggiore del fosforo e del potassio durante la ripresa vegetativa, mentre durante la fioritura il fosforo sarà superiore all’azoto e al potassio.
Le orchidee, come tutte le piante, hanno bisogno di acqua e del giusto grado di umidità. Il guaio è che se si eccede, queste piante possono marcire e morire. Durante le innaffiature bisognerà dunque fare attenzione a non eccedere e a non favorire il ristagno idrico nelle radici. Le orchidee epifite, cioè quelle che si sono sviluppate su altre piante e che presentano radici aeree, vanno innaffiate solo una volta a settimana, poiché le radici e i bulbi di queste specie trattengono l’acqua al loro interno, come riserva. Le orchidee con radici terrestri si possono innaffiare due volte a settimana. Le orchidee non vanno innaffiate nelle ore più calde della giornata. Una buona regola è di spruzzare acqua ricca di calcio e di magnesio sulle foglie e sullo stelo, evitando i fiori, che potrebbero macchiarsi. Meglio evitare anche il ristagno notturno di acqua, che potrebbe far marcire la pianta o provocare la diffusione di malattie funghine. Una buona asciugatura della pianta avviene collocandola in luoghi ben arieggiati.
Le orchidee, come già detto, hanno bisogno della giusta quantità di luce, di umidità e di temperatura. La luce permette la fioritura della pianta, per cui, se non la vedrete fiorire, sarà perché l’avrete esposta all’ombra o in zone troppo buie. Di contro, l’esposizione solare diretta può provocare la bruciatura delle foglie, che a sua volta favorisce la diffusione di malattie funghine. Per fornire all’orchidea una corretta illuminazione, la regola è esporla in un zona illuminata, ma ben schermata, tipo una finestra con tenda. La luce è essenziale anche per le radici della pianta, infatti il vaso ideale per la coltivazione dell’orchidea deve essere di plastica trasparente. E’ anche opportuno garantire alla pianta il giusto livello di umidità, facendo attenzione a usare, negli ambienti interni, i deumidificatori che ripuliscono l’aria dagli eccessi di umido che sovente si sviluppano in casa. Anche se ama i climi tropicali, l’orchidea non gradisce di essere posizionata troppo vicino ai termosifoni, che tendono a far seccare troppo l’aria negli ambienti chiusi. Quindi, per l’orchidea vanno aboliti sia gli ambienti umidi che quelli troppo secchi. L’ambiente ideale per l’orchidea deve essere ben arieggiato. La pianta va esposta a sud , sud est, in luoghi caratterizzati dal passaggio di aria, che permette di far asciugare l’umidità della pianta, di non farla marcire e di non farla seccare. La temperatura ideale dell’orchidea è compresa tra i dieci ed i trenta gradi.
Le orchidee, specie le varietà ibride, mostrano una certa resistenza agli attacchi di parassiti e malattie. Molte di queste patologie vengono spesso provocate da errori di coltivazione. Ambiente troppo secco, umidità eccessiva e illuminazione errata possono provocare marciume radicale, arresto della fioritura, caduta delle foglie ed anche lo sviluppo di microrganismi dannosi, specie di funghi, responsabili di diverse fitopatologie, tra cui il marciume nero, il marciume fogliare ( provocato dal fungo Botridys Cinerea) e altre patologie molto dannose per la sopravvivenza dell’orchidea. La pianta può essere anche attaccata da insetti e parassiti, tra cui le cocciniglie, il ragnetto rosso e l’afide. Anche i virus possono colpire le orchidee. Alcuni di questi agenti patogeni provocano una forma di cancro e di necrosi fogliare chiamata mosaico. Le malattie dell’orchidea si evitano disinfettando i nuovi vasi, gli attrezzi per il prelievo delle talee ed esponendola nelle giuste condizioni di luce, umidità e temperatura. In caso di malattie conclamate, bisogna ricorrere ai rimedi sovente utilizzati per combattere le malattie delle piante in generale: preparati antifunghini per le infezioni dei miceti ed insetticidi sistemici per gli insetti, anche se questi, specie se ben visibili, si possono rimuovere manualmente. Nessuna cura esiste, invece, per le malattie virali. Quando le orchidee vengono colpite da virus ( i sintomi si evidenziano sulle foglie) vanno eliminate e con esse vanno gettati via anche il vaso ed il terriccio.
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