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In Italia la Maclura è stata introdotta, come nel resto d’Europa, nel corso dell’800, a scopo ornamentale e per formare siepi impenetrabili. Oggi è presente come essenza casuale oppure naturalizzata in tutto il territorio nazionale, con l’esclusione di Valle d’Aosta e Toscana, anche se proprio in Toscana aveva avuto un’iniziale diffusione. Il suo areale parte dal livello del mare e sale fino a 400 m. Eliofila, può tollerare l’ombra anche quando questa venga dalla vicinanza di altre piante, di Maclura e non. E’ una pianta del tutto rustica, resistente alla siccità e all’inquinamento. Si sviluppa praticamente su qualsiasi suolo, anche se potendo predilige quelli profondi e ricchi, anche calcarei. Su suoli sabbiosi si sviluppa più lentamente, e risente di un eccessivo compattamento del terreno.
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La Maclura si propaga per seme anche spontaneamente, oltre a essere molto pollonante. I semi vanno immersi in acqua per 48 ore prima della semina primaverile. La propagazione vegetativa per le cultivar maschili senza spine è altrettanto facile, e si effettua tramite talee di radice o di legno verde prese dalla parte matura della chioma di una pianta abbastanza sviluppata. Quando viene coltivata per formare una siepe compatta va potata una volta all’anno anche a maturità altrimenti si aprono dei varchi tra le piante. Le piante giovani possono soffrire la siccità. Dato lo sviluppo radicale è bene evitare di piantumarla in prossimità di abitazioni. In contesti ampi, di parchi o grandi giardini, può essere usata come componente di una siepe informale soprattutto nelle sue varietà senza spine. Eccellente frangivento.
La Maclura è molto resistente agli attacchi dei parassiti e alle malattie, anche perchèe essendo originaria degli Stati Uniti quasi tutti i suoi patogeni naturali vivono oltreoceano. In Italia però può manifestare Tracheoverticillosi causata da Verticillium albo-atrum ed essere attaccata dal fungo Phythium ultimum che causa marciume, radicale e non. Il basidiomicete Phellinus ribis invece attacca il fusto su eventuali ferite. In Iugoslavia è stato segnalato il virus del Mosaico su tessuti fogliari di Maclura.
Il legno della Maclura è un legno dalle molte vitù. Pesantissimo e molto duro, può smussare rapidamente punte da torno e lame da sega. Eppure è prodigiosamente flessibile, infatti i pellerossa Osage lo usavano per fabbricare archi dalle prestazioni eccezionali, in grado di trafiggere un bisonte facendo penetrare una freccia di legno di Corniolo fino all’impennatura. Ha un color ocra screziato da cui deriva un altro nome della pianta: legno giallo. In passato il legno è stato utilizzato per fabbricare gli assali dei carri, mozzi di ruote, pulegge, manici di attrezzi, pali, manganelli, parti di battelli, pavimentazione stradale e traversine ferroviarie che dopo 25 anni avevano ancora le stesse caratteristiche dell’anno in cui erano state posate.
Ne esiste una cultivar senza spine, Maclura pomifera “Inermis” che in natura ibridizza con Cudrania tricuspidata (un cespuglio o piccolo albero spinoso originario dell’Asia) creando una pianta chiamata Macludrania.
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