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L’Olmo ciliato è presente dai 100 ai 400, o più raramente 1200, metri di quota solo in alcune regioni italiane. Al Nord e al Centro soprattutto, ma anche in Puglia. La pianta è originaria del Centro Europa e dell’Asia occidentale, e nella nostra penisola si trova su Appennini e Alpi, probabilmente più come residuo di coltivazioni antichissime che di naturalizzazione. Predilige i boschi mesofili su terreno fertile e aerato a pH neutro o sub-acido. La situazione ideale prevede una umidità non eccessiva ma nemmeno assente, anche se per brevi periodi può tollerare situazioni estreme con terreni sia moderatamente asciutti che molto umidi. Predilige esposizioni in mezzombra.
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L’Olmo ciliato si propaga per seme, su un letto di semina umido e alla profondità di 6 mm. Ma dato che la vitalità e germinabilità dei semi varia moltissimo di anno in anno, anche talee semilegnose prese in giugno possono servire allo scopo, tanto più che radicano presto e molto bene. Si possono utilizzare anche i numerosi polloni radicali.
L’Olmo ciliato viene impiegato come pianta ornamentale in parchi e alberature stradali. E’ resistente all’inquinamento e alle basse temperature (anche più dell’Olmo campestre). Non ha un legno resistente quanto quello dell’Olmo campestre, quindi è più sensibile ai danni causati dal vento. E’ tra le essenze preferite dai bonsaisti inesperti, perché sopporta molto bene le potature, gli interventi drastici sull’apparato radicale, e perdona facilmente gli inevitabili errori dei principianti. Cresce molto velocemente soprattutto nelle fasi giovanili. Le potature vengono effettuate solo in caso di rami danneggiati e sempre utilizzando arnesi disinfettati, per evitare di propagare la Grafiosi da un albero a un altro. Data la ripresa vegetativa tardiva è più resistente alle gelate dell’Olmo campestre.
E’ opinione comune che l’Olmo ciliato sia notevolmente più resistente degli altri olmi alla Grafiosi provocata dal fungo Ophiostoma ulmi. Questa malattia si manifesta a maggio-giugno, con le cime della chioma che si ripiegano a uncino e prosegue con un deperimento progressivo che nel giro di due-tre anni porta la pianta alla morte, oppure con un decorso molto più repentino che inizia con il disseccamento improvviso delle foglie di una branca che poi si estende al resto della pinta nel giro di qualche mese. La diffusione della malattia avviene a opera di insetti xilofagi scotilidi, che si imbrattano di spore e conidi del fungo patogeno nelle gallerie di riproduzione scavate in una pianta infetta, e poi vanno su piante sane e scavando gallerie nutrizionali vi inoculano il patogeno. Proprio perché gli scotilidi vettori del fungo normalmente evitano l’Olmo ciliato, la malattia non ha ancora attaccato in modo massiccio questa specie. Altri patogeni segnalati sono gli afidi dei generi Eriosoma, Tinocallis e Tetraneura, che causano formazione di galle fogliari di vario aspetto, accartocciamento delle foglie, ingiallimenti o defogliazioni, ma che di solito non provocano danni tali da giustificare provvedimenti di lotta.
Il legno dell’Olmo ciliato non è neanche lontanamente paragonabile a quello dell’Olmo campestre, comunque può essere usato in ebanisteria, per parquet o come legna da ardere, anche se nemmeno come combustibile può vantare grandi prestazioni.
Segnaliamo la varietà Ulmus laevis “Colorans” che in autunno ha le foglie colorate di un attraente color rosso scarlatto, invece che giallo oro, e Ulmus laevis “Pendula” a portamento piangente.
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