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La Robinia è una pianta eliofila diffusa in tutta Italia, da 0 a 1000 metri sul livello del mare, in boschi, terreni incolti e scarpate, oltre che i bordi stradali. Vegeta praticamente su qualsiasi substrato, soprattutto se ben drenato e a pH acido, consolidandolo se è sciolto o franoso. E’ una pianta frugale, molto resistente all’inquinamento atmosferico.
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Essendo una pianta rustica e facilmente adattabile non servono cure particolari al momento dell’impianto. Volendo ottenere i migliori risultati si può preparare il terreno e utilizzare dello stallatico maturo. La propagazione avviene per seme anche direttamente a dimora, o tramite i polloni. I trapianti possono essere effettuati sia in autunno che in primavera, coprendo bene il colletto. La distanza di impianto per una monocoltura di Robinia è di 1,5 m sulla fila e di 2-3 m tra le file, con un primo taglio a tre anni e gli altri ogni sette. L’irrigazione è necessaria sono nelle prime fasi di crescita, dopodiché può essere tralasciata.
La Robinia ha un certo valore ornamentale dato dalla bella fioritura e dalla chioma. Cresce velocemente senza richiedere particolari attenzioni, resiste alla siccità e non va fertilizzata né irrigata. E’ utile per formare siepi, alberature stradali o su viali, come esemplare in gruppi o isolata in parchi e giardini di dimensioni medio-grandi. Nelle aziende agricole che praticano apicoltura viene impiegata per ottenere miele monofloro. Viene coltivata anche per la produzione di biomassa per la produzione energetica e per consolidare versanti franosi. Data la sua attitudine a espandersi tramite stoloni è molto difficile contenere la sua esuberanza, tanto più che anche gli esemplari morti o tagliati ricacciano per anni. Per evitare che le piante rigettino si utilizza la cercinatura, asportando un anello di corteccia largo 15 cm, di modo che le radici non ricevano più riserve. Poi, l’anno seguente, l’albero può essere abbattuto senza che produca polloni.
Tra i parassiti della Robinia ricordiamo le larve minatrici che si nutrono delle sue foglie, la Metcalfa che imbratta la pagina inferiore delle foglie di una sostanza bianca e cerosa, e il dittero cecidomie Obolodiplosis robiniae che allo stadio larvale induce formazione di galle fogliari. I suoi germogli possono essere attaccati dagli afidi.
Il legno della Robinia è giallo verdognolo o bruno olivastro, duro, elastico e resistente all’umidità. Brucia anche da fresco, anche se scoppiettando. Viene usato per fare pali per le viti in agricoltura, per creare traversine ferroviarie, pali da ormeggio per barche, manici per attrezzi, travi. Dalla corteccia si può ricavare la carta, mentre le radici venivano usate in Liguria come lacci da scarponi.
Tra le varietà di Robinia ricordiamo “Umbraculifera” a chioma globosa, “Frisia” a fogliame giallo-dorato, “Casque Rouge” a fiori rosso-lilla e priva di spine.
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