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La Rovere è teoricamente diffusa in tutta Italia, tranne che in Sardegna, da 0 a 1000 metri di altitudine, ma in realtà alcuni obiettano che molte segnalazioni della presenza della Rovere siano da attribuirsi a incroci tra Rovere e altre querce o addirittura a altre specie di Quercus. In ogni caso la diffusione nella nostra penisola è più spiccata al Nord, al piede delle Alpi, nelle Prealpi e nelle zone collinari fino alla Toscana. I boschi puri di Rovere ormai sono molto rari, sia perché il legno della pianta è molto pregiato, sia perché in passato la Rovere è stata scalzata da tutti quei terreni che avevano potenzialità di sviluppo agricolo. Di suo la Rovere ama l’umidità atmosferica durante tutto l’anno in un contesto climatico di tipo temperato. L’ideale sarebbe una piovosità ben distribuita, specialmente durante tutta la stagione vegetativa. Resiste molto bene alle basse temperature, anche se meno della Farnia, e anche all’aridità del terreno (non le serve una falda freatica superficiale). Predilige terreni acidi, ma può tollerare un suolo debolmente calcareo. Soprattutto in giovane età desidera esposizioni in mezzombra, e in generale sopporta meglio di altre querce la densità laterale non avendo esigenza di una luminosità elevata.
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La propagazione della specie può avvenire per seme, in autunno o primavera. L’embrione della pianta non è dormiente tanto che a volte la germinazione della radichetta avviene addirittura mentre la ghianda sta maturando sull’albero. La plantula può restare verde anche d’inverno se posta in posizione riparata. L’impianto di semenzali di 1-2 anni o di trapianti di 3-4 avviene ugualmente in autunno o primavera, su terreni lavorati fino a 80-100 cm e con un buon drenaggio.
La coltivazione della Rovere di solito prevede il governo a alto fusto, anche se anche il governo a ceduo è possibile. Nei primi anni a lento accrescimento vengono sfoltite le piantine meno promettenti e viene effettuata la sarchiatura per mantenere l’aerazione degli strati superficiali del terreno. La potatura di allevamento serve a favorire lo sviluppo di fusti privi di difetti e il più possibile dritti, altrimenti la Rovere tende a espandersi troppo. Per tottenere fusti grossi la turnazione si aggira sugli 80-100 anni, ma di suo la Rovere vivrebbe anche fino a 300 anni. La ghianda è molto appetita dai cinghiali e dai maiali.
Tra i parassiti della Rovere ricordiamo le larve di alcuni lepidotteri che provocano defoliazione, il cerambicide Cerambix cerdo che danneggia il legno, alcune malattie virali che chiazzano le foglie a mosaico, e infestazioni di basidiomiceti che provocano marciume del legno. La Rovere sembra essere più resistente a oidio e “sindrome da deperimento delle querce”.
Il legno della pianta è di ottima qualità. Chiaro, duro, pesante e omogeneo, ma facile da lavorare. Viene usato per parquet di pregio, mobili e rivestimenti.
Tra le varietà della pianta segnaliamo “Laciniata crispa“ molto rara e particolare, più piccola della Rovere classica dato che arriva a 10 m di altezza soltanto, con foglie lunghe e strette, arricciate e ondulate, che pendono dai rami. La varietà “Purpurea” invece ha foglie di un vivido color porpora e raggiunge un’altezza di 15 m circa. Nella varietà “Mespilifolia” le foglie sono meno lobate, soprattutto le prime che nascono in primavera.
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