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Nella nostra penisola è diffuso in tutte le regioni tranne il Trentino Alto Adige, Molise e Sardegna. Non essendo socievole non forma mai boschi puri e arriva a quote di 1200 m al Nord, 1600 m in Sicilia. Preferisce terreni freschi, drenati e profondi a reazione neutra o sub-alcalina, non tollera il pH acido in profondità, su questi suoli infatti viene sostituito da T. cordata. E’ specie più eliofila del Tiglio selvatico e non tollera il freddo intenso e la siccità prolungata.
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La moltiplicazione della pianta per seme richiede una certa esperienza e non meno fatica. I semi di Tiglio nostrano sono dormienti e in natura richiedono una permanenza di due anni circa nel terreno per germinare, dato che i tegumenti del seme e il pericarpo che lo avvolge sono impermeabili e devono modificarsi prima di poter germinare. Per interrompere la dormienza del seme si utilizzano 5 mesi di stratificazione calda e 5 di fredda a 30° e 2° rispettivamente, oppure la sola stratificazione fredda per 18 settimane, oppure si seminano i semi con tegumento ancora tenero, in agosto. La propagazione vegetativa invece è meno impegnativa, si effettua con polloni radicali prelevati in inverno e messi subito a dimora con le radici, esattamente come per il Tiglio selvatico.
Il Tiglio nostrano viene coltivato a scopo ornamentale in parchi e giardini, e utilizzato nelle alberature stradali. In questo ultimo contesto, purtroppo, viene spesso malamente potato, ragion per cui la pianta emette rami epicormici (cioè direttamente dal fusto o dalle branche principali, i cosiddetti ricacci) che accumulano la maggior parte degli zuccheri di riserva per la stagione seguente, e quindi le eccessive potature portano all’indebolimento dell’albero che viene facilmente attaccato dai parassiti per poi arrivare a morte prematura. E’ sempre opportuno evitare di piantare alberi a ampio sviluppo in spazi troppo piccoli. Inoltre i tigli sono spesso attaccati dagli afidi che lasciano cadere gocce di melata a terra, imbrattando marciapiedi e automobili. In questi contesti è meglio optare per varietà di tiglio resistenti ai parassiti.
Tra i parassiti tipici del tiglio ricordiamo gli afidi, la cocciniglia Eupulvinaria hydrangeae, vari tipi di defoglia tori tra cui soprattutto i lepidotteri, e vari patogeni fungini.
Come nel Tiglio selvatico il legno del Tiglio nostrano è leggero e poco durevole all’aperto, usato per lavori di ebanisteria, falegnameria fine e modellistica, e per fare carboncini da disegno. La parte interna della corteccia della pianta, molto fibrosa, veniva usata un tempo per fare stuoie e cordami.
Segnaliamo l’ibrido “Tiglio intermedio”, risultato dall’incrocio tra Tilia cordata e Tilia platyphyllos, con caratteristiche intermedie tra le specie originarie, molto diffuso soprattutto al centro e al sud in Italia, e Tilia platyphyllos “Rubra” con i giovani getti rosso bruni molto d’effetto nel tardo inverno, che cresce fino a 20 m circa e mantiene habitus colonnare. Tilia Platyphyllos “Delft”, infine, mantiene un portamento piramidale particolarmente compatto, e arriva a 15-20 m di altezza.
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