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Il kiwi cresce rigoglioso in un clima ombreggiato e umido: teme il gelo, e per questo il periodo ideale per la sua messa a dimora è la primavera. Un consiglio utile è tenerlo lontano da venti, che seccano il terreno in cui affonda le radici e potrebbero anche danneggiarne i rami. Le piante vanno posizionate ad una distanza di 2 metri l’una dall’altra, in un terreno ricco o arricchito con torba e sabbia: è necessario poi aggiungere stallatico maturo ogni 2 o 3 anni, tra il periodo autunnale o invernale per concimare. Bisogna anche garantire alla coltivazione del kiwi una rete che sovrasti la pianta, che faccia da barriera ai raggi del sole e impedisca un ricircolo d’aria frequente, in modo che il livello di umidità resti adeguato e la fruttificazione avvenga in modo corretto. Inoltre, occorre ripararla da temperature troppo basse: durante l’inverno, l’ideale sarebbe coprire le coltivazioni per favorirne la protezione. Per quanto riguarda invece l’irrigazione della pianta, è bene che il terreno sia sempre bagnato, dunque non bisogna dimenticarla durante il periodo estivo.
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Una volta posta nel terreno adatto, quindi non calcareo e a ph sufficientemente acido, la pianta del kiwi comincerà a dare dei frutti circa tre anni dopo che si è deciso di metterla a dimora, principalmente nel periodo autunno-inverno. Dopo aver raccolto il frutto, è consigliabile potare leggermente tutti i rami che ha fruttificato all’interno della coltivazione. Se ci si accorge che la vegetazione si sta facendo troppo fitta e che la pianta rischia di non essere arieggiata a sufficienza, potrebbe anche essere necessario tagliare verticalmente i rami più alti dopo la fioritura, che avviene durante il periodo estivo. Attenzione: se si tralasciano alcune di queste operazioni, è molto probabile che dopo non molto tempo la pianta assuma un aspetto di groviglio, che renderebbe difficile la futura raccolta del frutto e ne porrebbe a rischio la salute.
Come ogni vegetale, anche la pianta del kiwi può ammalarsi e subire l’azione patogena di alcuni batteri presenti in natura. Una tra le malattie più temute è la cosiddetta Batteriosi del kiwi, provocata dal batterio Pseudomonas Syringae Actinidiae (PSA). La si può riconoscere immediatamente grazie alla colorazione che fa assumere ai fiori e ai frutti: essi tendono a diventare più scuri, prima marroni e poi neri, accartocciandosi su se stessi e avvizzendo. Le foglie subiscono lo stesso destino, prima si ingialliscono e pian piano si imbruniscono, lasciando comunque un alone giallo a contornare la zona morta. Anche i rami, tronchi e viticci ne sono colpiti, si riempiono di zone infette che producono un essudato (liquido) rossastro. Per evitare che la pianta si ammali bisogna dedicarle le cure di cui sopra, con particolare attenzione al terreno, all’irrigazione, alla potatura e anche alla concimazione. Molto importante, inoltre, un’osservazione attenta e costante degli esemplari nella coltivazione.
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