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L’ailanto o albero del paradiso è originario della Cina, dove è chiamato chouchun; la sua storia è antica, basti pensare che è citato nel più antico dizionario cinese. Il suo nome ricorre frequentemente anche nei testi di medicina cinesi perché le sue radici, le sue foglie e la sua corteccia vengono usate ancora oggi nella medicina tradizionale cinese per curare tante malattie. In Cina questo albero viene anche coltivato per allevare il bruco di una falena che produce un tipo di seta. Poichè sono le ultime a uscire in primavera, per i cinesi la nascita delle nuove foglie voleva dire che l'inverno era davvero finito. L’albero del paradiso fu importato in Europa e poi in America nel 1700: fu tra i primi alberi ad essere esportati dalla Cina, in un’epoca in cui i manufatti cinesi erano di moda. Inizialmente fu usato come pianta ornamentale ma poi i coltivatori si resero conto che cresceva velocemente, si adattava a qualsiasi condizione e soprattutto si diffondeva ovunque spontaneamente. Poiché radica in profondità ed è molto resistente, è stato spesso utilizzato per consolidare terreni franosi, come nel caso di terreni di montagna dove passano strade e ferrovie.
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Gli alberi del paradiso crescono ovunque, in qualsiasi posizione, anche se preferiscono gli spazi aperti e raggiunti dal sole; sopportano l’inquinamento, il freddo, la siccità, il forte caldo e i forti venti, per questo sono stati usati e, in molti casi sono usati ancora oggi, per le alberature stradali. I semi di ailanto si possono seminare anche a dimora, anche se è sempre meglio preparare prima le piante in singoli contenitori. L’importante è usare terreno fertile, ben drenato e ricco di sabbia. In queste condizioni, le piante appena nate sviluppano diversi succhioni basali, facilmente trasportabili in altri terreni dove poi radicheranno. Poiché non teme la siccità, non c’è bisogno di annaffiarlo perché gli sono sufficienti le acque piovane. L’ailanto è talmente facile da trovare che comprarlo non conviene, a meno che non si voglia essere sicuri al 100% dell’autenticità della pianta; tuttavia, riconoscerlo per strada è molto semplice per le caratteristiche delle sue foglie, molto lunghe e in fila su lunghi steli, e per il suo odore particolare. Si può prendere un ramo e asportarlo per talea; se lo si compra i prezzi sono generalmente bassi.
Prima di piantare un albero del paradiso bisogna sapere alcune cose: in molte zone del mondo è considerata una pianta infestante, invasiva e nociva per la biodiversità degli ambienti naturali, perché colonizza velocemente le aree che lo circondano e distrugge i competitori emettendo sostanze allelopatiche che, a lungo andare, non fanno crescere più niente intorno. L’albero radica in profondità e sradicarlo è difficile perché se le radici vengono tagliate poi riescono fuori facilmente; in realtà, la lotta contro l’ailanto è una necessità solo negli ambienti in cui questa specie entra in competizione con altre specie autoctone, dunque nei parchi o nei boschi; in altre zone, come nel caso delle alberature cittadine, questo problema non c’è, in quanto la sua riproduzione viene comunque controllata. Se invece non c’è alcun controllo, allora anche in città c’è il rischio che l’ailanto cresca ovunque, anche tra l’asfalto. Tutte le parti della pianta, inoltre, hanno un odore che per molti è acre e fastidioso. È colpa dell’ailantina, una sostanza tossica che può provocare irritazioni anche nell’uomo e che impedisce a capre e insetti di mangiare questa pianta.
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