Continuando sulla scia del paragrafo precedente e ritornandoci brevemente, proprio la pace che proviamo immergendoci in natura ha spinto molte persone a ricrearsi un angolo di natura personale da tenere a propria esclusiva disposizione ogni volta che ne abbiamo bisogno. In effetti i luoghi in cui viviamo oggi sono talmente lontani dalla natura vera o sono talmente “incasinati” da impedire di raggiungerla senza accumulare altre massicce dosi di stress. Un giardino personale, se ce lo si può permettere, è la situazione perfetta: sempre disponibile, vicinissimo ed esattamente plasmato sui nostri gusti. Del resto, recentemente, curare il proprio giardino o comunque le proprie piante (per chi non può permettersi un giardino, due vasi sul balcone o sul terrazzo potranno bastare) è diventato anche un hobby: tagliare rami grossi e vecchi, eliminare foglie raggrinzite, riordinare e ripulire il suolo, concimare le piante ed innaffiarle, raccogliere fiori e frutti, fare qualche piccolo innesto o travaso stagionale, sono tutte attività che da un lato ci permettono di curare il giardino mentre dall’altro lato ci tengono in attività fisica e psicologica sana, smaltendo grandi carichi di stress lavorando per e con la natura.
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Nel proprio giardino personale ci possono finire tutte le piante che più ci piaccio e che più desideriamo avere, senza alcun limite proprio perché è tutto nostro. Gli unici due limiti obbligatori sono quello climatico (non si possono piantare agrumi se si abita in Valle d’Aosta) e quello di spazio (idem, non si può piantare un pino in un giardino due per tre vicino casa, in una decina d’anni potrebbe seriamente farla crollare); poi c’è il limite economico, ma sono rarissime le piante dall’alto costo e del tutto ininfluenti come piante da giardino. Una piante che invece trova ampio spazio è l’anemone: non lasciatevi ingannare dal nome, non parliamo dell’essere vivente acquatico tutto colorato, bensì di una pianta famosissima per il suo fiore, tanto semplice quanto capace di incantare, anche per via delle vivacissime colorazioni. Questa pianta si presta bene alla coltivazione in giardino innanzitutto perché si adatta a tutti i climi presenti sul territorio italiano, forse escludendo solo quelli di alta montagna (ma con la dovuta protezione si può fare). Non solo, essa ha caratteristiche di crescita non “invasive”, ovvero non ha quella rapidità di aumentare volume che potrebbe rischiare di rovinarci il giardino ricoprendo tutte le altre piante nel giro di qualche giorno, come può accadere con l’ernia.
Tra le tante caratteristiche che meritano una descrizione della pianta di Anemone, in questo articolo ci concentriamo sulla sua parte interrata: il bulbo. L’anemone è infatti appartenente a quel gruppo, numeroso soprattutto per piante da fiore, il cui denominatore comune è proprio l’apparato radicale bulbare; la classica radice come la conosciamo noi è sostituita da un’unica struttura centrale di una certa dimensione, da cui fuoriesce la pianta verso l’alto e da cui si diramano poche e piccole radici definibili come “secondarie” verso il basso. La differenza col seme è evidente: quando nasce la pianta il seme scompare, mentre il bulbo resta sempre lì e non solo perché quando la pianta termina il suo ciclo stagionale secca tutto tranne proprio il bulbo, il quale può essere conservato (in un luogo asciutto, buio e dalla temperatura costante e media) e ripiantato l’anno seguente per una nuova pianta. Per quanto riguarda l’anemone, i bulbi in vendita sono di solito deidratati; porli in acqua tiepida per una notte in modo da reidratarli e vedrete che assumeranno un certo volume. Bene, nei due lati principali che presentano, uno sarà squamato (di gemme piccolissime) e l’altro sarà liscio: il primo va posto verso l’alto in un terreno torboso per avere la pianta.
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