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Le piante palustri sono un bell’esempio per capire alcuni adattamenti della natura e del mondo vegetale; esse sono una media, una sorta di “anello mancante” tra le piante acquatiche e le piante di terra. Infatti le piante palustri hanno foglie e fiori fuori dall’acqua (o al massimo che galleggiano sull’acqua), ma presentano radici che sono immerse parte in acqua e parte nella terra sottostante l’acqua. Gli studiosi ritengono che studiare le piante palustri sia straordinario perché, mettendole al fianco delle piante acquatiche e di quelle terrene, è come vedere una serie di istantanee consecutive dell’evoluzione di alcune piante che si sono “trasferite” in acqua. Ebbene, in effetti le piante palustri sono piante che si sono adattate a vivere sui bordi dei laghi soprattutto, oppure di fiumi in tratti in cui c’è pochissima corrente; esse non sono abbastanza robuste da resistere al movimento dell’acqua, anzi preferiscono l’acqua stagnante anche perché in questo caso c’è anche il loro clima ideale, ovvero quello abbastanza umido e senza eccessivo vento. Molte sono le specie di piante palustri, alcune anche note al grande pubblico soprattutto nell’aspetto.
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La pianta palustre è un esemplare bellissimo di pianta che può servire per arredare vari tipi di giardino; certo, la pianta palustre va obbligatoriamente posizionata nei pressi di un laghetto, ma non bisogna pensare in maniera spropositata: non c’è bisogno di avere un giardino come quello della reggia di Caserta per poter aver un laghetto, anche perché quello che interessa alle piante palustri come habitat sono quei trenta centimetri dalla riva, dove la profondità dell’acqua non arriva a mezzo metro e dove c’è un terreno molliccio ed un po’ misto dove poter porre le radici. Se amiamo le piante di questo genere, e ce ne sono tante bellissime, vi consigliamo di fare un lavoretto economico ed anche molto semplice da compiere in fai da te, scavando un piccolo buco in giardino, dalla bassa profondità in modo da poter riempirlo tutto con piante palustri. Il risultato, se seguite i nostri consigli, sarà abbastanza appagante: esistono tante specie di piante palustri, da quelle slanciate ottime per i contorni a quelle con dei fiori grandi e coloratissimi (stile Ninfea), che vanno benissimo al centro per decorare l’ambiente e colorarlo.
Ma come si fa a coltivare una pianta palustre? Tante persone si pongono questa domanda, ed oggettivamente non fanno male in quanto basta pensarci un pochino per farsi sorgere i dubbi principali: di certo non servirà annaffiare, ma dovrò cambiare l’acqua ogni tanto (siamo pur sempre in un piccolo laghetto artificiale chiuso)? Le piante richiedono concimazione, e come deve essere effettuata? La potatura va lasciata a madre natura oppure ci sono tecniche specifiche? A queste e ad altre tante domande c’è una risposta, basta informarsi; diciamo immediatamente che non bisogna annaffiare le piante palustri, però bisogna rabboccare l’acqua perché essa tenderà ad evaporare (soprattutto in periodi non piovosi). Seconda cosa: sì, le piante palustri richiedono una leggera concimazione che va effettuata con prodotti specifici che solitamente vanno versati nell’acqua del laghetto, siano essi in polvere, compresse o liquidi, seguendo le indicazioni sulla confezione. Terzo quesito: la potatura delle piante palustri è un processo che non va tanto a beneficio della pianta, bensì va a beneficio della pulizia dell’acqua e di tutto l’ambiente del laghetto; infatti le piante devono essere potate dalle foglie morte e dai rami secchi, che alle volte possono anche cadere in acqua facendo un brutto effetto al tutto. E’ bene quindi pulire il laghetto quando si nota qualche caduta e poi lasciare che la natura continui il suo corso.
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