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Il convolvolo ha una vastità di specie che differiscono tra di loro per dimensione e colore dei fiori, delle foglie e del portamento. In Italia ci sono specie spontanee ed altre coltivate, alcune delle quali reperibili presso vivai specializzati. Il più comune convolvolo sul nostro territorio è il Convolvulus arvensis, conosciuto anche come "vilucchio"; cresce spontaneo in zone rurali o in pascoli di montagna, raggiungendo spesso altezze di oltre due metri. I fiori di questo convolvolo sono bianchi o rosa e durante tutta la bella stagione produce fioritura abbondante se la pianta è adulta e sana. Molto diffuso è anche il Convolvulus sabatius, dagli ampi fiori viola, a portamento arbustivo, utilizzato non di rado per decorare scarpate rocciose. Di notevole interesse per i suoi colori è il Convolvulus tricolor, originario dell’Africa; come suggerisce il nome scientifico, i fiori di questa specie sono di tre colori: giallo al centro, bianco ed infine blu per lo strato esterno.
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Il convolvolo necessita di ben poche cure, dal momento che la sua rusticità e il suo adattamento lo hanno portato a diventare una pianta spontanea e invasiva in molti luoghi. Il primo consiglio è quello di scegliere una zona adatta dove poter posizionare il convolvolo; molte specie rampicanti possono soffocare e sottrarre il nutrimento alle piante vicine, quindi è sempre bene tenerlo in un posto isolato (si sconsiglia la coltivazione in vaso, dato il suo apparato radicale ampio e diramato). Il convolvolo ama il sole, perciò bisogna posizionarlo in posti luminosi e dal terreno ben drenato e poco compatto; le innaffiature, sporadiche e poco corpose, vanno effettuate esclusivamente alla base della pianta, evitando quindi ristagni d’acqua sulle foglie. Dopo 2 o 3 anni si procederà alla potatura autunnale dei rami più lunghi, mediante tagli netti ed obliqui. Tollera molto bene temperature anche sotto lo zero e in zone temperate la fioritura si protrae fino ad inverno inoltrato.
Una leggenda narra che in un giorno di primavera la Madonna si imbatté in un carrettiere impantanato nel fango; se egli le avesse offerto del vino, lo avrebbe aiutato a liberare il carro. Dal momento che l’uomo non aveva con sé tazze o bicchieri, la Madonna raccolse un fiore di convolvolo e vi si fece versare il vino, liberando in questo modo l’uomo. Da allora è conosciuto anche come "tazzina della Madonna". Il convolvolo si utilizza per la preparazione di tisane e decotti purgativi, grazie alla presenza nelle foglie e nelle radici di glicosidi e tannini. Ha inoltre un effetto depurativo per il fegato ed i reni, ed è possibile acquistarne gli essiccati presso erboristerie specializzate. Sul convolvolo si sviluppano i bruchi di una falena, chiamata "sfinge del convolvolo": il suo nome scientifico è Agrius convolvuli, ed è possibile osservare questa grossa farfalla nutrirsi del nettare dei fiori di convolvolo mediante la sua lunga spiritromba. I bruchi raggiungono notevoli dimensioni e non di rado, se presenti in gran numero, possono defogliare completamente gli arbusti giovani di convolvolo, lasciando integri solo i rami più duri e coriacei.
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