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Se vogliamo disquisire degli adattamenti straordinari del mondo vegetale, ci sarebbero argomenti e casi per parlarne per mesi interi, senza esagerare! E’ chiaro che alcuni casi sono eclatanti, come ad esempio quello delle piante grasse: le “succulente” (è questo il nome scientifico) per sopravvivere nei deserti aridi hanno imparato ad immagazzinare l’acqua nei periodi di grassa, conservandola e riducendone al minimo l’utilizzo e le perdite (ad esempio trasformando le foglie in spine, in modo da ridurre la superficie e quindi le perdite per evaporazione) in modo da averne a disposizione anche quando di acqua nell’ambiente non ce n’è affatto. A fianco a questo straordinario esempio a noi piace mettere le piante rampicanti: esse, cresciute ed evolutesi in ambienti in cui il terreno non offriva garanzie di sostanze, hanno letteralmente trasformato le radici in appigli, in modo da crescere vincolandosi a pareti o tronchi verticali. Detto così non sembra straordinario, ma basti pensare che quasi tutte le piante rampicanti non sfruttano solo la forza “stringente” delle radici aeree avvolte ai tronchi per sorreggersi, bensì utilizzano anche le ventose che hanno nelle radici. Avete capito bene, ventose! Se non è straordinario questo…
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Tra le tante piante rampicanti che ci circondano (di cui molte non sono originarie delle nostre terre, però si sono adattate benissimo anche perché hanno grande capacità adattiva ed inoltre vivono per aria e questa è bene o male simile dovunque), le più famose ed apprezzate sono quelle del genere Bignonia: questa pianta è una folta, veloce e coloratissima pianta rampicante che possiamo trovare sui muri di tantissime costruzione, soprattutto nei pressi di curati giardini privati. E’ possibile riconoscerla dai suoi fiori dal colore intenso ed appartenente alle gamme cromatiche tra il giallo ed il rosso (quindi presenta anche tonalità arancioni): essi hanno la forma di una campanella allungata, con cinque petali che terminano con un leggero risvolto verso l’esterno. In realtà la bignonia che comunemente definiamo è la “campsis radicans”, appartenente appunto al genere Campsis; questi due generi, il Bignonia ed il Campsis sono molto simili tra loro, infatti la radicans prima apparteneva alle Bignonie e solo recentemente è stata classificata in modo definitivo presso le Campsis. Ovviamente il nome della pianta in ambito popolare non è variata, e comunque c’è da sottolineare che questi due generi sono davvero molto simili, anche per le caratteristiche di crescita. Ciò che varia maggiormente è nella forma dei fiori (i colori invece sono della stessa gamma) e nel loro ciclo di vita, che per alcune vede fioriture ad inizio estate e per altre anche in pieno autunno.
Diciamo che la Campsis radicans ha la caratteristica riconoscibile nelle foglie, le quali hanno un leggerissimo margine seghettato che le distingue da quelle del genere Bignonia; non solo, questa pianta che stiamo valutando più approfonditamente ha una gamma cromatica che tende più al rosso rispetto al giallo, cioè il colore dei suoi fiori è o arancione o rosso, con poche sfumature. Per il resto la Campsis radicans è una classica rampicante: ha radici aeree forti, che vanno in cerca di mura, pergolati, tronchi, pali ed ogni pezzo architettonico che può permettere loro di salire in verticale distanziandosi dal terreno, a cui però restano sempre legate con una parte della pianta, diciamo che è lo sviluppo a puntare verso l’alto. Ebbene, esse vengono utilizzate come decorazione, perché hanno un grande potere di crescita: le loro radici si muovo con grande velocità, e nel giro di un mese possono coprire anche una grande zona, dando poi il migliore spettacolo quando giunge il periodo della fioritura, che tra l’altro è generalmente abbondante e molto prolungata.
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