La santoreggia domestica preferisce i climi temperati, risulta sensibile alle basse temperature però non viene coltivata durante la stagione invernale. Le esposizioni migliori sono gli ambienti completamente soleggiati, però si adatta anche in zone parzialmente ombreggiate. La santoreggia estiva predilige i terreni sciolti, asciutti, calcarei, fertili e ben drenati, vegeta bene anche sui suoli poveri mentre rifugge quelli troppo compatti in quanto risultano soggetti ai ristagni idrici. È una specie originaria dei Paesi balcanici ed in seguito si è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, cresce allo stato spontaneo dalla pianura fino ad un’altitudine di 1000-1200 m; nel nostro Paese si trova prevalentemente nelle regioni centro-settentrionali.
La santoreggia domestica si moltiplica per seme mediante la semina diretta in piena terra oppure in semenzaio. Nell’ultimo caso nella stagione invernale i semi si mettono in contenitori con un substrato leggero e fertile che deve essere inumidito, in seguito vanno mantenuti al buio per favorire la germinazione, mentre all’emergenza delle piantine, si aumenta la luminosità; in primavera le piantine sono pronte ad essere trapiantate. La semina diretta in piena terra si effettua a metà primavera ed è la tecnica maggiormente praticata in quanto la capacità di germinazione è buona e risulta essere più economica rispetto alla semina in semenzaio. Le distanze d’impianto tra le file sono di 40 cm e sulla fila di 15-20 cm, con una densità di 12-16 piante/mq.
La santoreggia estiva viene coltivata negli orti e nei giardini famigliari, in pieno campo ed in vaso all’aperto. Nel caso si ricorre alla semina in piena terra le piantine, una volta alte 10-15 cm, vanno sfoltite in modo da mantenere le giuste distanze d’impianto. Il controllo delle erbe infestanti negli orti e nei giardini famigliari si esegue effettuando delle scerbature manuali, mentre su coltivazioni in pieno campo si ricorre a delle sarchiature tra le file. È consigliabile adottare ampi avvicendamenti, evitando di seminare sullo stesso terreno la santoreggia domestica, oppure una coltura appartenente alla famiglia delle Labiate, nei 4-5 anni successivi. La concimazione si esegue alla semina apportando del concime ternario a lento rilascio. Nonostante la santoreggia estiva resista alla siccità durante l’estate vengono effettuate delle irrigazioni per aumentare la produzione di foglie, lasciando asciugare il terreno tra un intervento e l’altro. La santoreggia domestica è una pianta rustica, per cui è poco soggetta ad attacchi di parassiti, i più pericolosi sono i marciumi radicali che si instaurano in presenza di ristagni idrici.
Le foglie si raccolgono durante l’estate e l’autunno se vengono impiegate fresche, mentre se poste ad essiccare si prelevano a fine primavera-inizio estate, prima della fioritura in modo da avere un massimo contenuto dell’aroma. Le infiorescenze vengono prelevate a fine luglio-inizio agosto, durante la fase di piena fioritura, è possibile l’estrazione dell’olio essenziale. L’essiccazione delle foglie attaccate agli steli e delle infiorescenze avviene in ambiente riparato dalla luce, asciutto e con una buona circolazione d’aria. Le parti essiccate si conservano in contenitori di vetro chiusi in ambienti privi di umidità.
La santoreggia domestica possiede proprietà antisettiche, vermifughe, carminative, diuretiche, tonificanti per la pelle e digestive. È utile per curare le infezioni a livello dell’apparato digerente, per contrastare la diarrea, come espettorante per bronchiti e attacchi di asma, per favorire la cicatrizzazione di ferite, per medicare piaghe e punture d’insetti. In casa si utilizza per profumare gli ambienti. In cucina la santoreggia estiva viene impiegata per aromatizzare piatti di pesce, di carne, risotti, salami, funghi e verdure come cavoli e zucchine; entra nella preparazione di salse e sughi di pomodoro. Le infiorescenze vengono impiegate per preparare infusi, tinture, decotti e vini medicinali.
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