Santoreggia montana

Generalità

La santoreggia montana, denominata anche santoreggia invernale, appartiene alla famiglia delle Labiate, al genere Satureja ed alla specie montana. È una pianta perenne, alta 40-50 cm e larga 30 cm, con un portamento cespuglioso, fusti molto ramificati, striscianti o eretti, lignificati alla base, erbacei, verdi e pelosi nella parte superiore; le radici sono fibrose, a sezione circolare e fittonanti. Le foglie sono opposte, più grandi rispetto a quelle della santoreggia domestica, a forma lanceolata, appuntite, lisce, brevemente picciolate e di un colore verde lucente tendente al grigio. I fiori sono ermafroditi, di piccole dimensioni, di colore bianco e riuniti in infiorescenze all’ascella delle foglie e localizzate all’apice degli steli; la fioritura si verifica durante l’estate. I semi sono tondeggianti, piccoli e di un colore molto scuro tendente al nero. Le parti di pianta utilizzate sono le foglie, caratterizzate da un aroma più intenso e piccante rispetto a quello della specie estiva, e le infiorescenze.
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Clima e terreno

La santoreggia montana preferisce i climi temperati, però si sviluppa anche in ambienti caratterizzati da inverni rigidi in quanto sopporta temperature di diversi gradi al di sotto dello zero. Le esposizioni migliori sono gli ambienti completamente soleggiati, però si adatta anche in zone parzialmente ombreggiate. In fatto di terreno la santoreggia invernale è una specie adattabile, predilige i suoli sciolti, calcarei, poveri, asciutti e ben drenati, mentre rifugge quelli troppo compatti in quanto risultano soggetti ai ristagni idrici. È una specie originaria delle aree montane dell’Europa meridionale, cresce allo stato spontaneo in montagna su terreni aridi, rocciosi, a fianco di strade e sentieri fino ad un’altitudine di 1400-1500 m.

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    Propagazione

    La santoreggia montana si moltiplica per seme, per divisione di cespi e mediante la propaggine.

    La semina si effettua direttamente in piena terra in autunno e, prevalentemente, in semenzaio a partire da novembre-dicembre. Nell’ultimo caso i semi si mettono in contenitori con un substrato leggero e fertile che deve essere inumidito, per favorire la germinazione i semi vanno trattati con gli ormoni e necessitano di un ambiente luminoso, per cui non devono essere interrati; in primavera le piantine sono pronte ad essere trapiantate. La divisione di cespi viene praticata in autunno o in primavera e consiste nel prelevare porzioni di rami basali in grado di emettere radici, in modo da ottenere nuovi esemplari identici alla pianta madre. La propaggine riguarda soltanto piante con età inferiore ad un anno e consiste nel coprire col terreno un ramo attaccato alla pianta madre in modo da favorire l’emissione di radici in prossimità dei nodi.


    Tecniche di coltivazione

    La santoreggia invernale viene coltivata negli orti e nei giardini famigliari, in pieno campo ed in vaso all’aperto. Le distanze d’impianto tra le file sono di 60 cm e sulla fila di 30-40 cm, con una densità di 5-6 piante/mq. Il controllo delle erbe infestanti negli orti e nei giardini famigliari si esegue effettuando delle scerbature manuali, mentre su coltivazioni in pieno campo si ricorre a delle sarchiature tra le file. La concimazione si esegue durante la preparazione del letto di semina apportando del letame maturo, mentre negli anni successivi alla ripresa vegetativa si somministra del concime ternario a lento rilascio. Nonostante la santoreggia montana resista alla siccità durante l’estate vengono effettuate delle irrigazioni per aumentare la produzione di foglie, lasciando asciugare il terreno tra un intervento e l’altro. La santoreggia invernale è una pianta rustica, per cui è poco soggetta ad attacchi di parassiti, i più pericolosi sono i marciumi radicali che si instaurano in presenza di ristagni idrici.


    Raccolta

    Questa operazione consiste nell’esecuzione di sfalci ad un’altezza di 10 cm per fare in modo che ricacci ancora, per la produzione di foglie la raccolta si effettua prima dell’antesi mentre per l’estrazione di olio essenziale in piena fioritura. L’olio essenziale viene estratto fino allo 0,2 % mediante distillazione in corrente di vapore. L’essiccazione delle foglie attaccate agli steli ed eventualmente delle infiorescenze avviene in ambiente riparato dalla luce, asciutto e con una buona circolazione d’aria. Le parti essiccate si conservano in contenitori di vetro chiusi in ambienti privi di umidità.


    Santoreggia montana: Proprietà ed utilizzo

    La santoreggia montana possiede le stesse proprietà terapeutiche della specie domestica, funzionando come antisettico, vermifugo, carminativo, diuretico, tonificante per la pelle e digestivo.

    Viene utilizzata anche per curare le infiammazioni dell’apparato digerente, per attenuare la diarrea, per espettorare il catarro in caso di bronchiti, per medicare ferite, punture di insetti e piaghe. Anche in cucina l’utilizzo della santoreggia invernale è lo stesso di quella estiva, si impiega per insaporire piatti di carne, di pesce, salami, verdure, per preparare sughi e salse di pomodoro e gelatine in aggiunta di succo d’uva. Le infiorescenze si utilizzano per la preparazione di infusi, tinture, decotti e vini medicinali.



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