Peronospora della vite

La vite in Italia

La vite è una delle piante più importanti sia dal punto di vista storico che da quello economico in Italia; essa infatti è protagonista di una tradizione culturale che è partito millenni or sono con gli antiche Greci, i quali sia nella madrepatria Grecia e sia nelle numerosissime e fiorenti colonie italiche amavano bere del vino ad ogni pasto e ne elogiavano le caratteristiche. il tutto è poi continuato con gli antichi Romani, i quali elessero il vino a “dio” e se ne servivano più volte durante il giorno. il tutto è giunto fino a noi, che capaci di gestire e sfruttare le enormi risorse naturali di cui disponiamo, abbiamo fatto del vino un prodotto simbolo del “made in Italy” a livello mondiale, con varie sigle che tutelano i nostri prodotti regionali ed addirittura locali, con alcuni di questi che vengono ordinati dall’altra parte del mondo, dove attendono il loro arrivo per mesi e mesi e lo pagano a peso d’oro. L’industria enologica e viticola frutta all’Italia svariati miliardi di euro all’anno, alimentando un grosso business quindi e soprattutto dando lavoro a tante persone. In effetti, un ruolo fondamentale di cui parleremo oggi è quello di colui che si occupa della cura delle piante, per farle sopravvivere e rendere al meglio.
infezione primaria

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Peronospora della vite

infezione secondaria su grappoloIl tecnico che si occupa di curare le malattie, le infezioni e le infestazioni della pianta di vite deve stare attento a vari nemici giurati di questa grande pianta; uno di questi, capitato “per sbaglio” dalle nostre parti è la peronospora della vite: questi è un microrganismo il cui nome scientifico è “Plasmopara viticola”, cosa che fa capire molto bene il legame che ha con la vite e tutto il suo mondo. Originariamente ascritto al regno dei Funghi, nel 1985 questo specie è stata spostata al regno dei Cromisti, nato successivamente e quindi per questo motivo fornito di volta in volta di altre specie. Effettivamente il fatto che questa peronospora (nome che tra l’altro non è esatto, indicando le prime caratteristiche, marginali, notate di questa specie) sia stata precedentemente considerata un fungo è plausibile, dato che essa si presenta in due forme, entrambi passibili di essere giudicate come funghi: una è la forma a macchia d’olio ed è la manifestazione dell’infezione primaria della malattia, mentre l’altra è la forma a muffa bianca, manifestazione dell’infezione secondaria della stessa specie. Gli studi ancora non hanno concluso con certezza se si tratti sempre di due infezioni correlate o meno, ma è certo che la presentazione di ognuna è legata al regime climatico che incontra.

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Effetti della peronospora

La peronospora, di cui abbiamo visto in breve le due forme ed una sorta di storia, non è originaria delle nostre zone, ma bensì del continente americano; siccome non vola, e di certo non coprirebbe le migliaia di chilometri che ci separano dal continente americano sull’oceano Atlantico, si è provato a capire come fosse giunta fino al continente europeo. Si è scoperto che è accaduto verso la fine del Settecento, quando per sbaglio è giunta in Francia su un carico merci proveniente dal Sudamerica e da lì si è diffusa in tutta Europa, diventando una delle malattie più temute dai coltivatori di vite. Gli effetti di questa malattia si notano sulle foglie, con la muffa bianca o le macchie d’olio già precedentemente citate, ma soprattutto si notano sui grappoli di uva, che assumono la classica forma ad S rinsecchita e cadono precocemente; ciò avviene perché gli acini di uva assumono la classica forma a C, piegandosi su sé stessi perché distrutti dalla malattia, che evidentemente compromette il raccolto e tutta la produzione di vino.


Lotta alla peronospora

La lotta alla peronospora è un argomento moto attuale perché è fondamentale epr ogni azienda produttrice di uva di contrastare questa malattia; ebbene, storicamente la lotta alla peronospora si attua con trattamenti a base di rame, tipo la poltiglia bordolese tanto famosa e conosciuta soprattutto dai nostri nonni. Il rame è l’unico principio attivo accettato nelle colture biologiche, ma ha vari difetti: innanzitutto è una cura preventiva e non guaritrice, quindi serve a prevenire la malattia ma se essa è già presente non può guarirla, ma poi un accumulo nel terreno (visto che il trattamento va ripetuto dopo ogni pioggia perché viene lavato via) provoca inquinamento e problemi alle radici ed allo sviluppo delle piante. Dalla fine della seconda guerra mondiale sono stati studiati vari agenti contro la peronospora e ne sono stati trovati tanti abbastanza efficaci anche nella parte guaritrice, senza nemmeno essere molto tossici per l’uomo e la pianta stessa, il loro problema però è che un uso eccessivo possono portare il microrganismo a sviluppare una difesa ed un’abitudine al principio attivo, che lo renderebbe inattaccabile, quindi non bisogna farne uso eccessivo (anche perchè resiste alle piogge anche intense). Per inciso questo problema non insorge col rame, alla cui azione il microrganismo non potrà mai abituarsi né controbattere in alcun modo (il suo limite è solo l’inquinamento che provoca nel terreno).



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