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In effetti il giardinaggio da coltivazione può essere visto come uno step superiore del giardinaggio classico, per intenderci quel giardinaggio che punta alle piante da decorazione e da fiore: anche in questi casi bisogna essere attenti e consapevoli di cosa si sta facendo, soprattutto perché le specie decorative sono molto spesso delicate (perché fuori habitat), però è chiaro che far fruttare un agrumeto oppure raccogliere bei pomodori è quasi da veri agricoltori esperti. Ed una cosa si deve assolutamente assorbire dai coltivatori esperti: la tecnica. La coltivazione delle piante in generale e delle piante da frutto in particolare richiede la conoscenza e la corretta applicazione di alcune tecniche che mirano a fortificare le piante in modo che la loro resa fruttifera sia soddisfacente. Si tratta di operazioni come la potatura, la concimazione, l’innesto, l’annaffiatura (ebbene si, annaffiare con la giusta tecnica e tempistica è un aspetto molto sottovalutato dai non addetti al settore), ovvero di quelle attività che davvero permettono alla pianta di esprimersi al massimo delle potenzialità e forse anche un po’ oltre, per la soddisfazione dei coltivatori. Certo è che conoscere la tecnica giusta non è solo questione di teoria, in agricoltura la pratica ma soprattutto l’esperienza sono molto importanti.
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In questo nostro articolo vogliamo introdurre i consigli e le dritte giuste per tutti coloro che si vogliono accostare alla potatura di un frutto molto particolare, non originario delle nostre zone ma talmente diffuso in italia da essere comunissimo (non diciamo il nome ma potete leggerlo nel titolo); per far ciò però è bene presentare l’argomento, dato che esso è fondamentale come conoscenza base dell’appassionato di giardinaggio e può dare ulteriori consigli validi per ogni caso. La potatura è quell’operazione che punta ad eliminare in determinati periodi dell’anno alcune parti della pianta in modo da renderla più forte e più produttiva nel corso della successiva ripresa vegetativa; intuitivamente si può immaginare come una pianta, che ogni anno aumenta il numero di rami e foglie, si veda “disperdere” le proprie energie ad alimentare anche rami più vecchi che magari hanno meno spinta produttiva (in termini di frutti, nel nostro caso) ed è bene quindi eliminarli per far sì che la forza della pianta si concentri sui giovani rami e sulle loro gemme, pronte a donare foglie fresche, fiori profumati e frutti prelibati. Il periodo giusto dipende da pianta a pianta, ma una pianta appena potata rischia di morire subito se subisce una gelata (o brinata) nei primi giorni successivi alla potatura; questa è una cosa a cui far attenzione.
Il kiwi (ecco svelato anche nel testo dell’articolo il nome della pianta oggetto) è il frutto di una pianta dal nome “actinidia”, così diffusa in Italia da far diventare il nostro Paese il primo produttore mondiale di kiwi (il che, relazionato alla nostra estensione superficiale, è clamoroso). Questa pianta ha un carattere simil-rampicante molto aderente a quello della vite, ovvero è perfetta per fare da “tetto” su pergolati e vedere poi i frutti che scendono a grappoli. Proprio come quasi tutte le piante rampicanti o dal carattere simile, anche il kiwi nei primi anni di vita ha grande crescita e pertanto nei due o tre anni dalla inseminazione va applicata una drastica potatura di formazione che punti a distribuire bene i rami ed a farli essere tutti primari dal fusto. Dopo questo periodo la pianta di kiwi va potata per la produzione, ovvero vanno progressivamente eliminati i rami che hanno già prodotto (perché la produzione successiva sarà molto meno numerosa) per dar spazio e risorse ai giovani rami forti. Una delle risorse principali di cui necessita il kiwi è l’aria, perciò è importante la spaziatura tra i rami.
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